ACHILLE LAURO, TANTO IRRIVERENTE DA NON PIACERMI. ORA CANTO LA SUA CANZONE

ACHILLE LAURO, TANTO IRRIVERENTE DA NON PIACERMI.  ORA CANTO LA SUA CANZONE

“E ci son cascato anch’io”, canta Achille Lauro dal palco dell’Ariston.E, a dirla tutta, seppur in ritardo, ci son cascata pure io nella rete dell’irriverente, del “ricopione”, del piccolo arrivista trasformista.Irriverente e trasformista, forse anche un po’ arrivista, ma chi non sfrutterebbe il treno che passa una volta sola?L’ho molto criticato per una vecchia canzone, quasi odiato per quella che ho creduto arroganza e nonostante non abbia visto Sanremo, mi sono ritrovata a canticchiare il suo brano da lui proposto oggi, a Domenica in.E mi ha catturato, emozionato come non avrei mai immaginato.E si, a malincuore, devo dire di essermi sbagliata su di lui.Non ho visto arroganza nei suoi modi ma umiltà, e quasi una sorta di timidezza nascosta nei suoi occhi, durante il confronto pomeridiano, con il nutrito pubblico di giornalisti seduti davanti a lui.E si, a malincuore devo dire che Achille Lauro non è più o meno di altri.È ciò che appare tra i mille costumi con cui si rappresenta, tra colori che non siamo più in grado di cogliere.Ma bisogna saper leggere anche tra le righe che, volutamente, scegliamo di ignorare.È più restando meno.Più di tanti altri.E si, canticchio ancora “Me ne frego” e, ripeterlo, mi fa stare bene, mi da’ l’idea di liberarmi dei tanti stereotipi che ci costruiamo nella testa ogni giorno. E chi se ne frega se ha tanta strada da fare.La farà, ha tanto tempo davanti.“Me ne frego” di aver cambiato idea.Solo gli stupidi non la cambiano mai.E io, modestamente, scelgo di cambiarla.