90 ANNI DI VITA, 70 DI CINEMA. LI FESTEGGIA OGGI GIULIANO MONTALDO

90 ANNI DI VITA, 70 DI CINEMA. LI FESTEGGIA OGGI GIULIANO MONTALDO

Ecco, questo era il mio articolino su Giuliano Montaldo. Buona lettura, se vi va. Novant’anni di vita, settanta di cinema. Li festeggia oggi Giuliano Montaldo, regista di film su uomini liberi e sull’intolleranza del potere. È ancora un uomo bello. Dritto, elegante, con magnifici occhi azzurri. “Sì, ma le gambe mi fanno molto male: stamattina ho presentato un mio film a centinaia di studenti, e adesso devo riposare sul divano”, dice. Ma ha ancora la forza di dialogare con ragazzi di tre quarti di secolo più giovani. E di spiegare loro che cosa facevano, rischiando la vita, le staffette partigiane: come la protagonista del film – tra i suoi – che ama di più, “L’Agnese va a morire”. Ha raccontato gli uomini e la Storia, Montaldo. Il ragazzino nato sotto il fascismo che si arruola, in buona fede, nella Repubblica sociale in “Tiro al piccione”. Gli anarchici Sacco e Vanzetti ingiustamente condannati a morte nell’America degli anni’20. Un omosessuale nell’Italia fascista, in “Gli occhiali d’oro”. E il viaggio infinito, coraggioso e immenso di Marco Polo, per la tv. Il primo film, a vent’anni, lo interpretò come attore. Era “Achtung! Banditi” di Carlo Lizzani. Era il 1952. Sarebbero diventati grandi amici. Lizzani, uno dei suoi colleghi che non ci sono più.“Mi manca moltissimo. Come mi mancano Gillo Pontecorvo, Elio Petri, Mario Monicelli, Dino Risi, Ettore Scola. Li sogno spesso. Dico loro: tra poco vi raggiungo su quel nuvolone dove fanno il cinema”. Il nuvolone, però, può attendere. Intanto parliamo con Montaldo della sua straordinaria esperienza su questa terra. Il resto lo racconta lui stesso nel documentario “Giuliano e Vera”, che il giornalista Fabrizio Corallo ha dedicato a lui e a sua moglie, e che sarà presentato a marzo al Bif&st di Bari. Cominciamo dal presente, Montaldo. C’è un film che avrebbe voglia di fare oggi?“Per anni mi sono preparato per raccontare la storia dell’incendio del Reichstag. Un trucco che aveva già sperimentato Nerone, e che fu ripreso da un certo Adolf Hitler: dette fuoco al Parlamento tedesco per incolpare i suoi oppositori e prendere il potere. Un diabolico e violentissimo inganno che precipitò l’Europa nell’abisso”. Altri progetti mai realizzati?“Conservo ancora una lettera. Me la scrisse Salvador Allende, presidente del Cile: ‘Signor Montaldo, ho visto il suo film su Sacco e Vanzetti. Mi piacerebbe che lei facesse un film sull’esperimento politico cileno’. Immaginai una storia che finiva con una mano, che puntava una pistola contro di lui. Purtroppo avevo visto giusto. Allende fu assassinato, non nella finzione ma nella realtà, l’esperimento cileno cancellato. E non ebbe più senso fare quel film”. Fra i suoi attori più straordinari, Gian Maria Volonté in “Sacco e Vanzetti” e in “Giordano Bruno”. Com’era sul set?“Era un perfezionista inimmaginabile. Entrava nel personaggio e non lo mollava più, per mesi. Si scriveva le battute in quaderni pieni di segni noti solo a lui: sembravano spartiti musicali. In ‘Sacco e Vanzetti’ recitò un monologo in modo così toccante che una delle comparse – interpretava una guardia carceraria – si mise a piangere a dirotto. Rovinò la scena: ma Volonté era felice: ‘Ma allora sto recitando bene?’, mi chiese. Era un genio insicuro”. Quale attore oggi vi si avvicina?“Pierfrancesco Favino. E con lui Toni Servillo”. Quali registi sente più affini a lei oggi?“Paolo Virzì e Francesco Bruni. Francesco mi ha anche fatto uno scherzetto non da poco: mi ha fatto tornare a fare l’attore in un suo film, ‘Tutto quello che vuoi’, alla mia veneranda età!”. Come la ha convinta?“Mi ha detto: sappi che senza di te il film non lo faccio. Un vero e proprio ricatto!”, ride. “E mi ha portato anche un bel regalo: il David di Donatello come miglior attore non protagonista”. Una delle chiavi della sua serenità è sua moglie Vera. La sua “Vera” fortuna, ha detto…“Confermo. La incontrai in un momento in cui volevo lasciar perdere questo mestiere. Ma vidi quella creatura straordinaria: fu un colpo al cuore. Da allora, Vera è stata la mia meravigliosa collaboratrice e compagna di una vita. Seppi dopo che era la figlia di Vera Vergani, attrice di teatro adorata da D’Annunzio e Pirandello”. Qual è il segreto per rimanere una vita insieme?“Nessun segreto: sono ancora innamorato!”. Immagina ancora dei film?“Ogni notte. Sono i film più belli: ne sono l’unico spettatore, e nessun critico li stronca”.