BUONGIORNO UN CORNO!, GIOVEDI’ 27, DAGLI ALL’UNTORE …
Lo capite da soli che se la Nasa è costretta a smentire con un comunicato ufficiale che le scope stanno in piedi senza supporti ogni 3500 anni c’è qualcosa che va rivisto nel rapporto tra i cittadini e la scienza e non per colpa degli scienziati. Un ottimo motivo per proporvi oggi una storia, nel senso proprio della storia del mondo e italiana, che c’insegna, pescando nel passato, a trovare spunti di riflessione su comportamenti che si sono già verificati nella società. In calce all’articolo trovate un breve riepilogo delle principali pandemie che hanno colpito il mondo degli umani dalla sua origine. La paura delle epidemie e i comportamenti irrazionali di fronte al loro dilagare affondano le radici da molto prima che il ruolo di medico consistesse nel piazzarti delle sanguisughe sul corpo a succhiarti il sangue come cura. Un caso clamoroso ce lo racconta il noiosissimo Alessandro Manzoni nella sua “Storia della colonna infame”, un episodio che doveva entrare nei Promessi Sposi, che si svolge durante l’epidemia della peste a Milano nel 1630, ma che alla fine Manzoni decise di raccontare a parte perché voleva approfondire il tema delle implicazioni sociali e morali nell’applicazione della giustizia. Il testo si trova liberamente in rete, se volete consultarlo. Il pamphlet manzoniano ci racconta il processo intentato a Milano, appunto durante l’epidemia di peste del 1630, contro due presunti untori, ritenuti responsabili del contagio pestilenziale, dopo essere stati accusati, ingiustamente, da una “donnicciola del popolo”, come la chiama Manzoni, Caterina Rosa, di aver diffuso il virus. Il fatto è realmente accaduto e Manzoni è andato a spulciare tra le carte processuali prima di scrivere. Il processo si svolse nell’estate del 1630 e terminò con la condanna a morte dei due innocenti, Guglielmo Piazza, commissario di sanità, e Gian Giacomo Mora, barbiere,che vennero uccisi con il supplizio della ruota. Ma non solo: la sentenza decretò la distruzione della -bottega del barbiere, sulle cui macerie venne eretta la “colonna infame”, che dà il nome alla vicenda. La colonna fu abbattuta solo dopo 150 anni, divenuta ormai simbolo d’infamia della giustizia, visto lo scempio della verità compiuto dai magistrati ai danni di due innocenti. Se ci siamo sempre chiesti, quando andavamo a scuola, perché un autore che per noi contemporanei è estremamente noioso sia considerato uno dei più importanti prodotti dalla letteratura italiana, la risposta, a mio avviso, è proprio nella grandezza storica della Colonna infame. In questa opera del diciannovesimo secolo Manzoni affrontare un tema di estrema attualità: il rapporto tra le responsabilità del singolo e le credenze e convinzioni personali o collettive del tempo. Lo fa con un’analisi storica, giuridica e psicologica in cui sono contenuti tutti gli elementi di cui stiamo dibattendo oggi intorno al coronavirus. Non soltanto per l’errore commesso dai giudici e l’abuso del loro potere, che calpestò ogni forma di buonsenso e di pietà umana, che pure è un tema sensibile della giustizia italiana. Ma il dramma sottolineato dall’autore è che tale errore nasceva da una convinzione del tutto infondata e da una paura legata alla tremenda condizione del tempo provocata dall’epidemia di peste. Il primo elemento da sottolineare è quello dell’emergenza, in cui il nostro Paese cade sempre più spesso. Al punto che in una introduzione all’opera lo scrittore Leonardo Sciascia accomuna la vicenda manzoniana alla legislazione emergenziale sul terrorismo. La Colonna infame fa sì che sotto la spinta dell’emozione popolare si applichino leggi che non hanno a che fare col delitto, ma con la rabbia popolare venata di irrazionalità. Ma restando sul tema dell’epidemia, che in prevalenza oggi si verifica nello stesso territorio di cui ci parla Manzoni nel 1630, la Lombardia, leggendo la Colonna infame possiamo concludere che oggi siamo al punto di ieri. La mancanza di informazioni scientifiche verificate, oggi più di ieri, anziché la necessità di prestare ancora più attenzione a ciò che ci viene detto dalle autorità per cercare di verificarne lo scopo, porta la “massa”, le tante e i tanti Caterina Rosa d’Italia, a chiedere da una parte una sorta di stato di polizia per impedire che gli “untori” del coronavirus si muovano da casa e dall’altra, se il provvedimento riguarda loro stessi, a reclamare l’incondizionata libertà di spostarsi senza cura per la salute altrui. L’informazione italiana ragiona purtroppo come Caterina Rosa, dà voce a qualsiasi elemento possa provocare attenzione e lettori senza preoccuparsi se sia vero o falso. Dover aggiornare un sito ogni ora di certo non aiuta come aiutava un tempo dover fare un unico bilancio delle notizie soltanto a fine giornata, prima di stampare il giornale. La colpa principale dell’errore però Manzoni non ha alcun dubbio ad attribuirla ai giudici e non al popolo, considerandoli o degli imbecilli in buonafede o degli intelligenti in malafede. Manzoni si scaglia contro i magistrati perché pur avendo gli strumenti culturali necessari si fecero coinvolgere dal clima di irrazionalità dilagante e di terrore di cui era preda il popolo. In questo senso possiamo ritenere attuale la Colonna infame, pretendendo da chi rappresenta le istituzioni decisioni scaturite da riflessione e non da emozione, che sarà pure un modo noioso di fare politica, come noiosa da leggere è la letteratura di Manzoni, ma è anche l’unica garanzia possibile per conservare la salute di noi tutti in tempo di coronavirus. PRINCIPALI EPIDEMIE NELLA STORIA DEL MONDO Febbre tifoide durante la guerra del Peloponneso, 430 a.C. La febbre tifoide uccise un quarto delle truppe di Atene ed un quarto della popolazione, nel giro di quattro anni; Peste antonina, 165-180. Un’epidemia presumibilmente di vaiolo, portata dalle truppe di ritorno dalle province del Vicino Oriente, uccise cinque milioni di persone; Morbo di Giustiniano, a partire dal 541; fu la prima pandemia nota di peste bubbonica. Partendo dall’Egitto giunse fino a Costantinopoli e secondo lo storico bizantino Procopio morirono quasi la metà degli abitanti della città, a un ritmo di 10.000 vittime al giorno; La peste nera che ha devastato l’Europa dal 1347 al 1352, sterminando tra il 25 e il 50% della popolazione, portando con sé grandi cambiamenti nell’economia, nella geopolitica e anche nella religione; Pandemie di colera a partire dal 1816 colpirono l’India, il Bengala e la Cina, l’Europa in particolare a Londra, il Canada, gli Stati Uniti, la Russia con oltre un milione di morti, l’Africa, l’Indonesia, e ancora nella seconda metà del ventesimo secolo il Bangladesh, l’India e di nuovo l’Unione Sovietica; Il tifo, stavolta nell’era moderna, colpì per la prima volta l’Europa nel 1489, in Spagna. Durante i combattimenti a Granada, gli eserciti cristiani persero 3.000 uomini in battaglia e 20.000 per l’epidemia. Sempre per via del tifo, nel 1528 i francesi persero 18.000 uomini in Italia; altre 30.000 persone caddero nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani. La grande armata di Napoleone fu decimata dal tifo in Russia nel 1811. Il tifo fu anche la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale; Il vaiolo uccise metà della popolazione di Hispaniola nel 1518, dopo il contatto con gli esploratori europei, e in Messico uccise 150.000 persone. Il morbillo fece altri due milioni di vittime tra i nativi messicani nel XVII secolo. Ancora fra il 1848 e il 1849, circa un terzo della popolazione nativa delle isole Hawaii morì di morbillo, pertosse e influenza. L’influenza spagnola iniziò nell’agosto del 1918 in Francia, Massachusetts e Sierra Leone. Era un ceppo di influenza particolarmente violenta e letale che uccise 25 milioni di persone in 6 mesi; L’influenza asiatica, rilevata per la prima volta in Cina nel febbraio del 1957, raggiunse gli Stati Uniti nel giugno dello stesso anno, facendo circa 70.000 morti. Va notato che all’epoca gli spostamenti di popolazione tra i due paesi erano molto rari; L’influenza di Hong Kong nel 1968 raggiunse nello stesso anno gli Stati Uniti e fece 34000 vittime; L’influenza cosiddetta “suina”, nel 2009 ebbe origine in Messico e colpì poi 80 paesi. In Europa i casi accertati furono 46.016 e le morti 104, mentre nel resto del mondo morirono in 2.910.
