CORONAVIRUS. LE RESTRIZIONI SERVONO A NON FARE DEL MALE AGLI ALTRI
«C’è ancora tantissima gente che si lamenta delle restrizioni come se fossero un freno alla libertà personale. Non capendo che esse sono un freno alla possibilità di fare male».Credo che abbiamo tutti capito che in queste circostanze (non solo in queste, per la verità) dobbiamo ragionare i termini di società, o se preferite di gregge. Non di individui. Che ciascuno di noi ha la possibilità e il compito di proteggere non solo se stesso, ma tutto il gregge.E lo si protegge nei modi che ormai sappiamo: non solo lavandosi spesso e a lungo le mani, ma anche semplicemente frequentando il meno possibile i luoghi affollati compresi i mezzi pubblici (anzi, non dovrebbero più esistere proprio luoghi affollati), facendo pressioni (anche sindacali) per aumentare la percentuale di telelavoro (che vuoldire anche meno gente sui mezzi pubblici), accettando infine alcune regole nuove del VIVERE COMUNE anche se queste contrastano, per un certo periodo, col nostro individuale comodo.Anche in questa vicenda si staglia bene la differenza tra destra e sinistra. Cioè tra il pensare solo a se stessi e il pensare alla società, in specie alla sua parte più fragile. Abbiamo tutti capito che non è la peste e nemmeno un’ influenza. Che si passa molto facilmente. Che assolutamente non tutti sanno di averlo. E quindi molti non sanno di averlo avuto.Che fa molte vittime tra chi è più vulnerabile.– E che fa enormi danni economici (che andranno il più possibile recuperati) -.E tuttavia c’è ancora tantissima gente che si lamenta delle restrizioni come se fossero un freno alla libertà personale.Non capendo che esse sono un freno alla possibilità di fare male.
