CONFINE TRA GRECIA E TURCHIA. ERDOGAN ATTACCA L’EUROPA USANDO I PROFUGHI COME ARMA

CONFINE TRA GRECIA E TURCHIA. ERDOGAN ATTACCA L’EUROPA USANDO I PROFUGHI COME ARMA

Erdogan dappertutto, nel Mediterraneo e in Medio Oriente. Oltre alla tradizionale caccia ai kurdi ovunque si trovino, la sua è una scelta di ingerenze a 360 gradi. che comprende anche angoli meno alla ribalta delle cronache, come il mare intorno a Cipro, dove ha iniziato le sue perforazioni a caccia di greggio, ostacolando Italia e Francia e riaprendo le tradizionali ostilità con la Grecia. Ci riguarda anche la sua presenza in Libia, dove si è fatto sostenitore del governo di Tripoli, guarda caso quando Serraj era in difficoltà e quindi il sultano poteva farsi pagare il proprio aiuto ad un prezzo più alto. La più rilevante, per le ricadute internazionali, è la sua presenza in Siria. Prima a supporto dell’Isis, contro il governo di Assad e il suo alleato di Teheran. Poi, una volta che Assad si era rivelato più solido, grazie all’aiuto dei russi, come interlocutore di Mosca nella tregua e garante dei nemici di Assad, messi sotto protezione della Turchia ad Idlib. Un’insalata mista di profughi alla deriva, integralisti più o meno armati e mercenari di ogni genere allo sbando. E quando l’auto proclamato difensore dei diritti umani dei nemici dei suoi nemici si è trovato in difficoltà, ecco il nuovo ricatto. Visto che la Ue lo rimpinza di soldi per tenere l’onda umana dei profughi fuori dai confini, Erdogan formula l’aut aut. O l’Europa si schiera dalla mia parte, vale a dire aumenta i pagamenti, oppure l’onda (oggi 180mila persone, domani molti di più fino ad un pieno di 3 milioni di persone), dalla Siria verrà accompagnata ai confini europei con una energica spinta  a travalicarli in massa. Dalle parole ai fatti e i profughi arrivano ai confini greci. Si muove Putin, che della Ue non fa parte, ma che è controparte di Erdogan in Siria. Ne viene fuori una tregua precaria a Idlib, ma basterà a frenare l’onda? Trema la Grecia. Il confine della Ue, per i migrnati coincide con quello greco-turco. La Grecia è un paese che non si è ancora riavuto dal disastro economico ed è difficile per Atene mantenere saldi i nervi. Erdogan bussa a quattrini che gli servano a rafforzare la propria economia in difficoltà, per il forte impegno militare che, grazie alla sua politica, è chiamato a sostenere a destra e a manca. La Ue ascolta distrattamente. Pare che l’alternativa sia tra cedere al ricatto e pagare oppure non cedere e respingere militarmente i profughi, donne e bambini in primo luogo. A nessuno che venga in mente che una potenza politica dovrebbe imporre alla Turchia una cessione di sovranità che determini campi di smistamento profughi in territorio turco, gestiti da Naazioni Unite e istituzioni umanitarie. Che provveda allo smistamento dei profughi (eventuali terroristi esclusi) tramite corridoi umanitari verso un continente che di umanità si riempie la bocca. Per adesso il confine greco-turco brucia. La polizia greca è in preda al panico, affonda barconi e spara. Pare non manchino le vittime. Cosa c’è di meglio per il sultano che proclamarsi difensori di vittime cui ha preparato la trappola? I greci dicono che i profughi sono spinti dai turchi a superare il confine con una forza che non è solamente quella della convincimento per via dialettica. La Ue tanto per cominciare non ne azzecca una. Von der Leyen proclama la Grecia “scudo d’Europa”. Due vaccate in tre parole. Legittima la Grecia alla risposta militare che vede come prime vittime i profughi. Dice ai Greci “Quanto siete bravi, ma sono cavoli vostri”. Poi si scusa, ma come inizio non c’è male. I Balcani tremano. Solo l’effetto serra ha evitato una carneficina per congelamento, per il secondo inverno di seguito, ai circa diecimila profughi entrati in Serbia e Bosnia che premono ai confini di Croazia e Ungheria (altri scudi d’Europa, si potrebbe dire). Cosa succrederebbe se quel numero si moltiplicasse per dieci o per cento? Certo, con il coronavirus in casa noi siamo distratti da un altro genere di catastrofi (sanitarie ed economiche). Ma la sequenza dei drammi sembra non avere fine.