IL TERRORISMO È VIVO E COLPISCE
Lo Stato Islamico ha rivendicato un attacco contro una manifestazione politica a Kabul, quasi una trentina di vittime (nella foto Afp, il trasporto di un uomo rimasto ferito nella sparatoria). L’attentato coincide con la svolta negoziale — precaria — che ha portato all’intesa tra Usa e guerriglia. Gli esperti, da tempo, hanno messo in guardia sulla possibilità che i seguaci del Califfato possano rilanciare le loro azioni nell’area Afghanistan-Pakistan. Anche se non sono numerosi come altre formazioni mantengono una capacità distruttiva. Inoltre il conflitto, malgrado gli impegni solenni, deve essere chiuso con i fatti e non con le parole. Significativo il parere di Donald Trump: ha detto ai giornalisti di non escludere che i talebani possano prendere il potere ed ha esortato il governo locale ad assumersi i suoi impegni. L’analisi del presidente è in linea con il pensiero di molti osservatori. Altro teatro, il Nord Africa. Due attentatori suicidi si sono fatti esplodere davanti all’ambasciata americana a Tunisi. Possibile che l’incursione sia la risposta all’uccisione di un leader militante nel Sahel, fronte dove gli scontri sono quotidiani. Possibile il link, ma ciò che conta è l’azione comunque spettacolare. In Tunisia e in Marocco le forze di sicurezza lanciano operazioni di contrasto, tagliano l’erba sotto i piedi degli estremisti, smantellano cellule. Le stragi in aree lontane dalle città occidentali passano, a volte, inosservate, però rappresentano la conferma di una presenza radicata di gruppi di ispirazione diversa: qaedisti, Isis, ibridi che mescolano agende locali a quella jihadista (alleanza tattica che permette loro di resistere ed allargarsi). Da La prima ora Corriere digital
