HOMO SAPIENS AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

HOMO SAPIENS AL TEMPO DEL CORONAVIRUS

Androne semideserto. Aule desolatamente vuote. Il tribunale non è un luogo ameno per sua natura. Se non ci fosse la conflittualità non avrebbe ragione di esistere. Oggi, però, l’atmosfera era surreale. Il silenzio al posto di un cicaleggio a volte sereno, spesso pieno di astioso risentimento. Oggi i passi rimbombavano pesanti. Le cancellerie come avamposti di guerra, una trincea delimitata da scrivanie per mantenere la distanza di sicurezza. Giusto. Doveroso. Questo è un momento di massima allerta e, dinanzi ,alla strafottenza di molti italiani, era l’unica misura da prendere. Non basta proteggere se stessi, avremmo dovuto comprenderlo da soli e da persone civili, che occorreva difendere le persone più deboli, quelle cagionevoli di salute, quelle malate o immunodepresse. Ma in questopaesedel…crasi ecc ecc. ci vuole un decreto pure per andare al gabinetto e premere lo sciacquone. Ci vuole un decreto per “imporre” un coprifuoco che la civiltà avrebbe indicato già come via maestra da seguire senza ordini perentori. Non condivido le visioni complottiste dei teorici della Distrazione in questo preciso momento e contesto. Non mi ci trovo con chi addita sempre e comunque lo ” straniero “ora quale untore, ora quale causa di sottrazione di fondi alla Sanità. Non plauderei a chi continua a fare una distinzione ideologica in un momento in cui ogni ideologia confligge con l’esigenza della sopravvivenza che trova il suo unico antidoto nella Unità e Compattezza di intenti salvifici. Non posso tollerare il qualunquismo e le generalizzazioni di chi oppone teorie ” del No tout court” perché comodo, perché fa opposizione, perché fa ” capitani coraggiosi” a fronte di un comportamento responsabile che fa di un paese una Nazione. Lavorerò il più possibile da casa. Ottempereró alle prescrizioni perché non sono un medico e non ho competenze in materia e so che l’unico modo che ho per aiutare è quello di non infastidire con la mia presenza in giro mettendo a rischio coloro che amo, e incitando gli imbecilli, stacanovisti di movide e passeggi, di resse nei supermercati e di file in farmacia, a fare altrettanto. Occorre restare a casa, il più possibile. I posti nelle strutture ospedaliere non sono illimitati. Colpe pregresse, anche nostre esercitate con il voto. Ma adesso non possiamo, né dobbiamo fare dietrologia. Dobbiamo imparare per quando la tempesta sarà finita. Ma fino a che saremo in mezzo all’occhio del ciclone dobbiamo navigare con le barchette che abbiamo e fare in modo che non colino a picco. E dobbiamo vigilare. Sono questi i momenti in cui la Democrazia, ogni democrazia, può trovarsi in pericolo. Perché l’attenzione di uno Stato è necessariamente concentrata in altro. Anche la ratifica del MES,meccanismo europeo di stabilità o fondo salva stati, ( ratifica si badi bene,non approvazione in quanto lo stesso è stato già approvato da quei parlamentari che oggi gridano dai banchi dell’opposizione), anticipata dalla troika europea al 16 marzo dovrebbe essere rinviata per garantire la serenità di discussione e di impegni. È necessario rispettare le regole stabilite nel decreto. Io avrei reso più aspra l’autocertificazione. Non basta, a parere mio, autocertificare impegni lavorativi, problemi di salute ecc su un foglio. Nel calcolo delle probabilità, sapendo che non tutti i cittadini verranno controllati, tutti predisporranno l’autocertificazione e il divieto verrà vanificato nella sua portata restrittiva. Logica vuole, invece, che autocertificazione si sottoscriva dinanzi a operatore di polizia preventivamente e per coloro che debbono spostarsi. Solo così diviene un deterrente efficace. Altrimenti è una dura norma solo sulla carta, non efficace per un popolo di dura cervice che ha dimostrato anche in questa occasione di essere avvezzo alla irresponsabilità cronica. Dobbiamo fare di tutto perché questo virus resti il nemico da sconfiggere e che sconfiggeremo, senza dare a nessuno l’occasione per farne il capro espiatorio della perduta libertà