NEBBIA DI GUERRA

NEBBIA DI GUERRA

In Siria accadono molte cose. Alcune sotto gli occhi di tutti, altre meno visibili. Un reparto americano schierato a presidio di pozzi petroliferi nel nord est del paese è stato preso di mira da nemici non identificati. I soldati sono stati attaccati da droni che hanno sganciato ordigni esplosivi in almeno un paio di episodi. Gli esperti del Pentagono – come ha rivelato la radio NPR – sostengono che i proiettili sono stati fabbricati con stampanti 3D e ritengono che ci sia la mano di uno stato. La Siria? L’Iran? Si tratta di eventi minori, ma che danno l’idea del quadro, sempre instabile, dove ogni attore recita il proprio ruolo. Nelle vicinanze di Damasco è stato ucciso pochi giorni fa Farhad Daribian, alto ufficiale dei pasdaran. Una ricostruzione parla dell’esplosione di una vettura, ma si tratta solo di un’ipotesi. L’iraniano si era distinto nella battaglia di Palmyra ed era considerato un elemento importante del corpo di spedizione mandato da Teheran in aiuto di Bashar Assad. In questi casi i sospetti ricadono su molti. C’è chi pensa ad un omicidio mirato da parte di Israele, che conduce la sua campagna – con raid e operazioni speciali – contro la presenza dell’Iran nella regione confinante. Oppure ad un colpo dei ribelli, anche se manca la rivendicazione. Ma non è detto che debba esserci per forza. La «nebbia di guerra» attorno ad alcuni eventi è voluta: lascia incertezza nel campo avversario, non lo obbliga a reagire immediatamente, semina insicurezza.