BUONGIORNO UN CORNO!, VENERDI’ 13, LA UE ESCE DALL’ITALIA …

BUONGIORNO UN CORNO!, VENERDI’ 13, LA UE ESCE DALL’ITALIA …

La signora Christine Lagarde è riuscita in un’impresa che sembrava davvero impossibile: ha fatto uscire l’Unione Europea dall’Italia. Le sue dichiarazioni irresponsabili hanno provocato persino l’ira del nostro saggio e moderato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per la prima volta da quando il blocco progressista italiano tenta strenuamente di difendere l’istituzione federale del vecchio continente dagli assalti dei sovranisti italiani e stranieri, è apparso chiaro che o si ridiscutono le regole della nostra e altrui convivenza con le altre nazioni della Ue o la corsa verso l’illusione di un blocco europeo che fronteggi con le culture statali e umanistiche più antiche del mondo lo strapotere economico degli Stati Uniti finisce qui. E il ragionamento va fatto da sinistra prima che gli storici avversari populisti dell’Unione lo pongano per guidarlo. Durante la conferenza stampa che ha provocato il più grande tonfo della borsa italiana della storia, guardando la Lagarde venivano in mente le parole di Groucho Marx: “Guardate quest’uomo: sembra un deficiente e parla come un deficiente, ma non lasciatevi ingannare: è veramente deficiente!“. L’unica differenza è che la Lagarde è una donna. La presidente della Banca Centrale Europea ha detto letteralmente: “Gli ultimi indicatori suggeriscono un considerevole peggioramento delle prospettive di crescita nel breve termine. Non siamo qui per ridurre gli spread. Ci sono altri strumenti e altri attori per affrontare questi temi. Avevo detto che speravo di non dover mai fare un ‘whatever it takes’ e non intendo passare alla storia per un ‘whatever it takes due’”. Il riferimento alla frase “whatever it takes” prende direttamente di mira il suo predecessore Mario Draghi, che con quell’espressione specificò di voler salvare l’euro a qualsiasi costo. Nessuna persona di buon senso può provare simpatia per i banchieri e l’idea banale e dannosa che hanno del mondo. Personalmente quando in Italia qualcuno ipotizza un possibile esecutivo guidato da Mario Draghi penso ai danni irreparabili prodotti dal governo “tecnico” di Mario Monti ed Elisa Fornero e, pur riconoscendo a Draghi una statura intellettuale non paragonabile ai professorini teorici come Monti, penso che non si può chiamare un tecnico della moneta per riparare i danni prodotti dalla stessa moneta. Un banchiere è una controparte sociale delle forze produttive, può essere saggio e progressista ma è mosso da un interesse molto diverso da quello dei lavoratori e dei ceti deboli. Tuttavia Draghi si è battuto per arginare le derive tecnocratiche di Bruxelles e l’avvento della Lagarde alla guida della Bce sembra esattamente la vendetta di quel mondo squallido, burocratico e antiumanitario contro l’Italia e gli altri paesi a economia debole dell’Unione. Anche se poco dopo la Lagarde ha parzialmente corretto le sue affermazioni, non bisogna lasciarsi ingannare: nel suo discorso ha espresso esattamente la linea della Bce nei prossimi mesi e anni. Fatto che ci costringe a ripensare seriamente, per la prima volta dalla folle corsa iniziata da Romano Prodi per allineare la moneta italiana a quella europea a inizio secolo, all’impossibilità di permanere in un’istituzione che non si ferma nemmeno dinanzi alla più grande crisi sanitaria, umanitaria e civile che si è verificata in Europa dalla fine della seconda guerra mondiale. Ieri l’Unione Europea è diventata un corpo estraneo all’Italia anche per coloro che nonostante dubbi e perplessità l’hanno sempre difesa dagli egoismi nazionali, che nel nostro Paese trovano sponda soprattutto nei partiti della destra. Ma è evidente che ormai si tratta di una visione utopistica che non corrisponde più alla realtà dei fatti, dobbiamo ripensare in fretta a come organizzare la nostra convivenza con strutture come la Bce e quindi preparare un piano B per quando le politiche a difesa dell’Euro di questo istituto ci metteranno di fronte al bivio tra fare la fine della Grecia, con interventi di macelleria sociale operati per ordine di Bruxelles, oppure inaugurare una nuova stagione politica che guidi la terribile crisi economica che ci prepariamo ad affrontare guardando ad altre ipotesi e altre alleanze con nazioni deboli come la nostra e pronte al grande passo di costituire un blocco alternativo dei poveri all’attuale Unione dei banchieri. In ogni caso tempi durissimi ci aspettano, noi non siamo il Regno Unito con una sua moneta e una sua forza finanziaria e commerciale in grado di fronteggiare un’uscita secca dalla Ue, quindi il problema che si pone dovrà essere oggetto di ponderate riflessione da parte delle forze che ancora si riconoscono in un’idea di società che marci al passo con le difficoltà dei cittadini che vivono di lavoro e non di rendite parassitarie o speculative. Forse un giorno dovremo ringraziarla la signora Lagarde, condannata dalla Cour de Justice de la République, il tribunale dei ministri di Parigi, per “negligenza” nel caso dell’arbitrato tra l’Adidas e l’imprenditore Bernard Tapie, ai tempi in cui era ministra dell’Economia di Nicolas Sarkozy a cui scrisse servilmente, parole sue rese note da Le Monde, “Usami per il tempo che ti serve”. La dovremo ringraziare per averci chiarito le idee definitivamente su quale visione ottusa e miserabile del mondo esprime un tecnocrate che risponde soltanto ai voleri del mondo finanziario e che non si pone minimamente in relazione alle esigenze di vita reale e quotidiana dei cittadini che alimentano la struttura produttiva e finanziaria delle nazioni. Come sempre troviamo conforto nella letteratura e in questo caso in uno dei racconti di “Niente canzoni d’amore” di Charles Bukowski:“Forse riusciamo a farcela. Cerca di avere l’aria di un bancario, di un dottore”.“E che aria hanno?”“Stupida e soddisfatta”.