BUONGIORNO ITALIA
Buongiorno Italia,prosegue la “quarantena” generalizzata per tutti e, inutile dirlo, questa è un situazione in cui molti di noi non avrebbero mai creduto di doversi trovare.Certo da italiani siamo abituati alle emergenze, alle paure. Ma questa è differente.Negli anni ci siamo abituati a terrorismo di ogni colore, mafia, catastrofi naturali, e ci siamo sempre rialzati.Però, in tutti gli altri casi, il motto è sempre stato “uniamoci!”.Dopo Piazza Fontana, Milano diede una risposta inequivocabile a chi ambiva a spostare gli equilibri istituzionali nel Paese con una folla oceanica; lo stesso col sequestro e la morte di Moro, con le stragi di mafia e l’uccisione di Falcone e Borsellino, in occasione di terremoti, alluvioni, e disastri vari: sempre folle oceaniche o catene di solidarietà.Perché la paura chiama l’unione, si metabolizza meglio tutti insieme: vicini moralmente e fisicamente si pensa di poter superare ogni cosa.Questa volta no. Questa volta bisogna fermare la diffusione di un virus e, per farlo, bisogna stare il più isolati possibile, in maniera del tutto contro intuitiva: più si tiene a qualcuno, più bisogna mantenere le distanze.E’ la prova emotivamente più dura, ma va affrontata e superata.E’ un momento in cui a qualcuno, persone che non lo aspirano minimamente, che vorrebbero vivere semplicemente in normalità, sta toccando il compito degli eroi loro malgrado. Compito che portano avanti con abnegazione peraltro. Tutto il personale sanitario per esempio, che per anni ha visto finanziamenti e mezzi in riduzione, oggi si trova in prima linea ad affrontare questa cosa, spesso con mezzi insufficienti, e con le paure che attanagliano ciascuno di noi, non solo di potersi ammalare ma, ciò che è peggio, di poter essere veicolo di contagio per altre persone, soprattutto peri i propri cari. Eppure lavorano e fanno tutto ciò che possono, a volte improvvisando soluzioni di fortuna per supplire carenze organiche e strutturali gravi.Lo stesso vale per i lavoratori che non possono semplicemente chiudersi in casa, perché da loro dipende la sopravvivenza per tutti noi di servizi essenziali: soccorritori, lavoratori dei supermercati, delle farmacie, delle catene produttive che ci consentono di trovare ancora ciò che ci serve quando lo cerchiamo.Per molti di noi invece, tutto ciò che è richiesto è di stare a casa, comportarsi responsabilmente, stare il più possibile lontani da chiunque, non accaparrare risorse che a noi non servono ma possono essere essenziali per altri.Talvolta poi, il caso ci può richiedere di fare altro, come continuare a donare il sangue se siamo in salute, mettere a disposizione di un ospedale nostre risorse, come la stampante 3D che a Brescia ha permesso di stampare valvole necessaria ad intubare e che erano in esaurimento.Siamo tutti spaventati e moralmente destabilizzati. Spesso ricevo messaggi di persone che vogliono solo sapere come sto, ed io li mando ad altre persone che, magari, non sento da un po. Tutte le conversazioni finiscono sempre nello stesso modo: “abbi cura di te”.Altrove la soluzione è differente: “preparatevi a perdere i vostri cari”. Selezione naturale.Quando guardiamo in faccia questi “nostri cari”, eci guardiamo allo specchio, noi, che siamo i cari di qualcuno, ringraziamo di vivere in una Nazione che fa ogni sforzo umano possibile per non lasciare nessuno indietro, per salvare il maggior numero di persone possibile, che di abituarsi a perdere persone care non ci pensa minimamente.Bene Italia, abbiamo e abbiate cura di voi; se c’è un Paese in grado di superare tutto questo, è proprio il nostro.Quando tutto sarà passato però, cerchiamo di ricordarci di questi giorni e rivalutiamo le nostre priorità, personali, affettive, ma che politiche ed economiche. Facciamo tesoro di questi giorni.#andratuttobene
