LA DIFFERENTE PERCEZIONE DEL TEMPO NEI GIORNI DEL CORONAVIRUS
Non so se capita anche a voi, ma quando penso a quello che succedeva un paio di settimane fa mi sembra lontano almeno due, tre mesi. La percezione del tempo è una cosa strana.Albert Einstein descriveva così la sua teoria della relatività: “Quando un uomo siede due ore in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa rovente per un minuto e gli sembrerà che siano passate due ore. Questa è la relatività”. Anche Salvador Dalì, nel suo quadro “La persistència de la memòria” ci raccontava di un tempo fluido, in cui anche lo strumento che normalmente utilizziamo per misurarlo si scioglie, plasmando la propria forma per adattarla all’effettiva consistenza della “materia” temporale. Che poi lo sapete che, vicino ai buchi neri, in prossimità di quello che gli astrofisici chiamano “l’orizzonte degli eventi”, l’enorme gravità distorce lo spazio e il tempo, vero?Cioè: lì vicino, il tempo non ha lo stesso valore. Si piega.Un po’ come la velocità a curvatura di Star Trek, che permette a Kirk e a Picard di viaggiare da un punto all’altro della galassia piegando lo spazio e il tempo. E io, che purtroppo non sono né Einstein, né Picard, né Dalì, se ripenso a quando nella mia vita non era ancora cambiato nulla, a quando andavo ancora in studio, a quando i negozi erano ancora tutti aperti, resto perplesso, perché mi tocca constatare che sono passate poco più di due settimane. Però, al tempo stesso, mi manca il tempo (“al tempo stesso mi manca il tempo” è metafisica pura, poi).Sono a casa, ma il tempo vola.Sembra che sia sempre troppo poco.È lento ma è pure velocissimo ‘sto bastardo. E con lui cambiano velocissime le percezioni, le urgenze.Chi di voi, oggi, parlerebbe di “emergenza” per i gommoni che sbarcano a Lampedusa con a bordo qualche decina di persone?Se n’è dimenticato pure il mozzo Salvini.Oggi non vanno più di moda, oggi si sciacalleggia sul virus.Il tempo ha sciolto anche quell’emergenza lì.È bastata una decina di giorni a trasformarla in un poderoso “MA STICAZZI” che risuona dall’Alpe alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno. Una cosa è sicura: il mondo, dopo questa faccenda, non sarà più lo stesso.E anche il tempo non sarà più lo stesso.In futuro, avremo sempre in mente un’altra tacchetta, un’altra unità di misura per cercare di conteggiarlo, di ridurlo a un evento “stabile” come piace a noi.Ci sarà un mondo pre e post Covid-19.La prima pandemia del mondo globalizzato. Quando la natura decise di farci vedere che i confini sono solo una buffa invenzione dell’uomo, esattamente come gli orologi: attrezzi che servono a misurare, a delimitare, a dare un inizio e una fine a qualcosa che, invece, è molto più fluida di come vorremmo che fosse. Un virus non sa cosa sia un confine, perché i confini non esistono, in natura, così se ne sbatte allegramente e passa dritto a ogni frontiera come se fosse un passaporto americano.Un po’ come il tempo, che si sbellica dalle risate ad osservare i nostri ridicoli tentativi di misurarlo, di comprenderne la natura. L’avevano capito i greci, quando raccontarono di Kronos che, terrorizzato dalla profezia che uno dei suoi figli lo avrebbe spodestato, li divorò uno a uno.Inesorabile, come il tempo. In questo momento, qui fuori è appena scoppiato un applauso collettivo.Mi sono affacciato in finestra ma non ho capito bene cosa sia successo.Credo sia un altro flash mob di cui non sapevo niente.Ma mi ha fatto notare che ci ho messo un sacco di tempo a scrivere questo post troppo lungo per essere letto su Facebook. Vi giuro che mi sembravano pochi minuti.
