RESTIAMO UNITI, CERTO, MA A CASA PROPRIA

RESTIAMO UNITI, CERTO, MA A CASA PROPRIA

Vorrei dire una cosa chiara. Penso sia giusto prendersi le proprie responsabilità. Da giorni come è giusto sono a casa, a dire il vero da prima che fosse obbligatorio. Il pericolo si può capire anche prima dei decreti. Siamo tutti dentro un delirio amplificato dai social network e da una televisione che sul coronavirus non sta zitta un minuto e quasi sempre sparge stupidaggini e inutilità. Nell’arco della giornata le informazioni rilevanti, quelle che ci servono si potrebbero riassumere in una mezz’ora di informazioni competenti. Il resto non solo è inutile, ma è dannoso. Il resto è chiacchiera, e ci sono persone che vanno persino a parlare di questa emergenza e alla fine mostrano l’ultimo libro. Poi c’è la compagnia bella dei famosi, sempre i soliti quelli che cantano, quelli che recitano, quelli che lanciano appelli, i presentatori di programmi, quelli famosi per essere famosi. Servono? Non credo più. Questo non è telethon, non abbiamo il contatore delle donazioni. Ora anche Il flashmob con l’inno nazionale. E con tutto il rispetto non ho visto nessuno affacciato alle finestre.Per fortuna. Sono modelli, anche di esibizionismo, che appartengono a un mondo che non esisterà mai più. QUELLO CHE CONTA DAVVERO è avere comportamenti rigidissimi e responsabili, e sottolineo rigidissimi. Non si esce se non per motivi gravi. Non si deve vedere nessuno. E si spera che tutto questo non si trasformi in un problema ancora più serio. Per anni ho visto in televisione soltanto servizi sulla malasanità. Sugli ospedali che non funzionavano o su medici che commettevano errori. Da anni i medici sono terrorizzati dalle cause dei pazienti (qualche volta giuste, quasi sempre assurde). Non erano dei mascalzoni allora ma non chiamiamoli eroi oggi. E semplicemente perché un medico che viene chiamato eroe di solito si offende. Fa il suo mestiere, rischia, e il modo migliore per rispettarlo e tacere aiutandolo senza retorica e frasi fatte, senza chiamarli eroi e poi prendere il primo treno per la Puglia, il traghetto per la Sicilia o andarsene nelle seconde case in Sardegna, o nelle villa a Viareggio o sul litorale di Ostia al mare. DOVREMMO STARE TUTTI IN SILENZIO, ci vorrebbe anche una quarantena di silenzio. Di questo virus non si sa niente. Non lo sanno ancora neppure i virologi, che non sono degli indovini, fino a prova contraria. È gente che studia e che ha bisogno di tempo per capire. A volte il tempo è misurabile in anni. Se volete capire quanto sono complessi questi temi leggetevi il libro di David Quammen. E alla fine avrete più dubbi di prima. Però è chiaro che le cose del mondo dovranno cambiare profondamente, perché “uno non vale più uno”, perché servono le classi dirigenti. Perché i populismi naufragheranno come mai si sarebbe potuto immaginare, a cominciare da Trump alle prossime presidenziali. RESTATE A CASA. E per favore si ritorni a parlare di tutto, e anche di CORONAVIRUS ma in un tempo accettabile, con persone che sanno quello che dicono, senza improvvisazioni e senza parole al vento. Non è concepibile che se ne continui a parlare con chiunque passi da uno studio televisivo, come si fosse nel salotto di casa. RESTATE A CASA. E non è per niente semplice, perché è dura, molto dura, e lo sarà sempre più man mano che passano i giorni. Anche se avete diecimila volumi, e la storia del cinema in casa. O tanta musica da non staccare le cuffie per un anno intero. Ma è l’unica cosa che si DEVE fare. Se poi si fanno le maratone su youTube degli influencer pronti a mostrarsi in qualsiasi occasione, oppure i flashmob che credevo non esistessero più, o non so che altro, e se vi fa sentire meglio, prego, accomodatevi. Però non perdete di vista il problema: NON USCITE. Vi scongiuro. Ognuno di noi ha la responsabilità di tutti: perché siamo responsabili del mondo che sarà. Poi avremo tempo per dibattere su cose davvero serie, finalmente potremo parlare di sostenibilità, e di questa sensazione di fine del mondo che dovrebbe ricordarci che questa terra, dobbiamo tenercela cara e rispettarla. E non lo abbiamo fatto, e non lo stiamo facendo. Prima del virus, durante questa pandemia, e in un futuro che vedrà altre minacce di questo genere. Per cui anche basta con retorica e melassa. Mai come in questo momento appare irritante. E restiamo uniti, certo, ma a casa propria.