CHI TI MANDA?

Chi ti manda? Coronavirus, puoi dirlo. Tanto lo capiamo anche da soli. Si, perché il bucato che battiamo sulla pietra è già tutto buchi. Noi siamo qui a domandarti chi ti manda, e siamo gli stessi che ultimamente scriviamo stupidaggini come“speriamo nell’asteroide”, oppure“ci dobbiamo estinguere”. Eh, no. Delle due l’una: o la Natura è tanto cattiva, oppure in un estremo istante di generosità ti ha mandato qui. Generosità? Cattiveria? Anche. Per darci il tempo di guardarci dentro e fuori, forse. E per farci rivolgere un po’ di domande a noi stessi. Del tipo “Quando è stata l’ultima volta che ho pianto per lo sguardo di un bambino? Quando è stato che mi sono sentito andare giù insieme a una goccia di pioggia sul finestrino mentre guardavo gli stracci di un clochard? Quando ho chiesto a un amico che innaffia i suoi fiori di farmi la foto di una rosa e inviarmela con l’urgenza della bellezza?”. E niente, un tale Boris Johnson dice ci ammazzerai, signor Coronavirus. E lo farai prima di queste domande. Perché l’economia liberista, sfrenata, capitalista, crucca e assassina deve continuare a produrre, senza fermarsi. Produrre il palo che ti impala, Mr. Boris Johnson. Non sono inglese, potrei dire che non sono affari miei. Ma io sono qui, e non ho niente di mio, lo sai Boris? Nessuno ti ha detto che la vita non è tua? Te lo dico io, Mr.Nullità. Le tue strategie di annientamento portano alle rovine di Sparta. Chi ti manda, Coronavirus? Ora non voglio saperlo più. E non voglio diventare un cavolo di niente. Neppure io so chi mi manda. Siamo pari, in fondo. Ma c’è una cosa che non sai: mentre io scelgo di voler bene a ciò che non è neppure mio, tu non sei un cavolo di niente.