DIFFICILE PRENDERE SUL SERIO SACHA BARON COHEN

DIFFICILE PRENDERE SUL SERIO SACHA BARON COHEN

DIFFICILE PRENDERE SUL SERIO SACHA BARON COHEN (“BORAT”)EPPURE VALE LA PENA DI VEDERLO IN “THE SPY” SU NETFLIX Michele Anselmi per Siae.itÈ un po’ la maledizione dei comici a forti tinte, dal vulcanico istrionismo. Restano così legati ai personaggi che hanno donato loro la popolarità da faticare poi a risultare credibili in altri contesti. Ci riuscì il povero Robin Williams, per dirne uno tra i non molti; ci riesce forse meno Sacha Baron Cohen, benché sia un attore versatile e interessante. Prendete “The Spy”, la serie in sei episodi che l’ex Ali G, l’ex Borat e l’ex Brüno ha interpretato per Netflix. Lo so, è disponibile da qualche mese su quella piattaforma, ma io la sto vedendo in questi giorni di reclusione casalinga.La storia è vera, fortemente drammatica, anche perché la fine è nota, tragicamente nota. La spia in questione si chiama Eli Cohen, nessuna parentela con l’attore: tra il 1962 e il 1965 questo ebreo di origine siriana, benché cresciuto in Egitto, fu reclutato dal Mossad israeliano (era il suo sogno) e riuscì a infiltrarsi, spacciandosi per un facoltoso uomo d’affari, nei più alti ranghi del governo siriano, diventando addirittura viceministro della Difesa. Un eroe per Israele, uno smacco storico per Damasco; e infatti, una volta scoperto con l’aiuto dei sovietici, Cohen, conosciuto in Siria come Kamal Amin Thaabet, fu torturato a lungo e infine impiccato in piazza, il 18 maggio 1965 (il suo corpo fu lasciato appeso alla forca per una settimana).Il lungo film, scritto e diretto da Gideon Raff, partendo dal libro francese “L’espion qui venait d’Israël” di Ben Dan e Yeshayahu Ben Porat, è teso, onesto, realistico, con una buona ricostruzione d’ambiente e qualche belluria inutile (le scritte-didascalia che irrompono in scena).Capelli folti, baffetti ben curati, un atteggiamento signorile, il vero Cohen non nasceva uomo d’azione, il suo addestramento fisico fu all’inizio disastroso; e tuttavia l’uomo era caparbio e intelligente, consapevole dei propri limiti ma deciso a capitalizzare, in una logica sempre più rischiosa, la posizione di influenza raggiunta a Damasco in quei tre anni da batticuore.Il problema, con Sacha Baron Cohen nei panni di Eli Cohen, è che ogni volta che appare sul piccolo schermo ti aspetti che faccia qualcosa di buffonesco, di assurdo o di politicamente scorretto. Naturalmente non succede, e anzi l’attore britannico di origini semite, oggi 48enne, prende molto sul serio la prova: restituisce bene la vulnerabile caparbietà dell’uomo, deciso a superare sé stesso, per mostrare ai suoi capi e alla moglie lontana, sola nell’allevare due figli e all’oscuro di tutto, di essere un vero patriota. Solo il suo reclutatore, tormentato e pessimista, sa che la missione potrebbe diventare suicida (è l’americano Noah Emmerich).Confesso di avere sempre meno voglia di vedere la fine, e non perché “The Spy” sia una brutta serie, anzi è ripiena di citazioni musicali, cinematografiche e letterarie, benché “Il giardiniere tenace” di John Le Carré risalga al 2001, molti anni dopo; dev’essere perché ho visto in rete alcuni immagini in bianco e nero di quell’impiccagione “esemplare”, atroce anche nelle modalità, e un po’ mi manca l’anima.