CORONAVIRUS. L’IMPORTANZA DI GUARDARE CIÒ CHE È SUCCESSO PRIMA ED ALTROVE
Tutta questa storia insegna una banalità, cioè che bisogna guardare a quel che è successo prima altrove, visto che siamo tutti sotto lo stesso cielo.Ad esempio, Francia e Spagna dovevano guardare all’Italia prima, lo hanno fatto tardi perdendo tutto il vantaggio, e queste decisioni scellerate costeranno centinaia di morti. Ora guardiamo alla Cina: un solo infettato ieri a Wuhan. Quindi, se ne può uscire: e questa è la buona notizia. Quella un po’ meno buona è che il primo caso conclamato in Cina è di fine novembre-inizio dicembre. Quindi, con tutte le misure cinesi, per iniziare a uscirne sul serio ci sono voluti tre mesi e mezzo – e non è finita. Da noi il primo caso è del 30 gennaio, quindi spannometricamente viaggiamo in ritardo di due mesi, ammesso e non concesso che le nostre misure risultino altrettanto efficaci di quelle cinesi. Inoltre ci sono altre variabili infinite, anche contraddittorie (ad es. da noi la popolazione è molto più anziana che in Cina; in compenso ci sono altri plus sanitari in Europa) .Quindi quella che vediamo è un’indicazione temporale – ripeto – molto spannometrica, sia chiaro. Ma in linea generale, se loro iniziano a vedere la luce adesso (pur NON rinunciando alla gran parte delle misure restrittive) noi non la vedremo probabilmente prima di metà maggio. Altra cosa: ora guardiamo con attenzione se e quanto peserà in Cina il rimbalzo, il contagio di ritorno. Perché noi abbiamo a fianco paesi che appunto hanno iniziato a muoversi in ritardo, e per noi il rimbalzo sarebbe una mazzata.
