LIMONOV, QUELLA VOLTA A MOSCA
Era così, come mostra la foto, nel 1993, quando lo intervistai a Mosca. Eduard Limonov, all’epoca, aveva appena fondato il Partito nazional-bolscevico (ora fuorilegge), ispirato alle idee eurasiatiste di Aleksandr Dugin, che hanno poi lavorato molto. Si dava un tono da piccolo Lenin, era buffo. Limonov è sempre stato un mattocchio di qualche genio. Soprattutto, ha incarnato un tipo intellettuale caro alla Russia, il teppista maledetto e benedetto, familiare al carcere e gradito ai salotti. Ora è morto. Si può giudicarlo come si vuole. Però sarebbe un peccato farlo solo per la biografia romanzata che gli ha dedicato Emmanuel Carrère. A suo tempo avevo gustato “Il poeta russo preferisce i grandi negri” (1985), diario sarcastico di un soggiorno negli Usa.
