CRONACHE DAL FRONTE (9). OGGI FINISCE LA MIA QUARANTENA

CRONACHE DAL FRONTE (9). OGGI FINISCE LA MIA QUARANTENA

Oggi finisce la mia quarantena, E domani chissà. Mi sento un po’ come un bambino che deve affrontare il suo primo giorno di scuola: so che uscendo di casa per andare al lavoro, domani mi troverò di fronte un mondo nuovo, per molti versi sconosciuto. E non so se mi piacerà, perché le poche notizie che ne ho e che mi arrivano attraverso i racconti degli amici, i giornali e la tv, non sono confortanti. Ho paura, lo ammetto. Ho paura di questo nemico invisibile che si annida ovunque e non c’è verso di riconoscere, Ho paura dei contatti che inevitabilmente avrò, dell’aria che dovrò respirare, dei gesti che mi si chiederà di non fare. Toccarsi la faccia, ad esempio, o gesticolare, far danzare le mani, protendersi verso gli altri per: sono un uomo del Sud, cristo santo, la fisicità è la quintessenza del mio modo di esprimermi, come posso rassegnarmi a fare per chissà quanto tempo il “bacchettone? Per questo ho paura. E temo che questa paura possa in un certo qual modo paralizzarmi, trasformarmi cioè in uno zombi che cammina. A contrasto, poi – ed è un contrasto lancinante oggi – ho voglia di tornare a fare il mio dovere di giornalista, di andare quindi in prima linea a raccontarla questa Apocalisse, perché so che segnerà come il fuoco sulla carne la mia e le vostre vite. In questi giorni ho pensato spesso ai morti,ai tanti morti: nei bollettini della Protezione Civile sono solo un counter impazzito, che gira vorticosamente; dietro però ci sono volti e storie, che meriterebbero da parte nostra una maggiore attenzione. Penso a quei morti e ai funerali che non hanno avuto, ai loro familiari e al loro lutto negato, e ai rituali della vita che sono stati sospesi o sovvertiti. E’ tutto un mondo che è stato pietrificato in un attimo da questo virus, come la lava ha fatto con gli abitanti di Pompei. Ieri sono tornato a sfogliare le prime pagine della magnifica Antologia di Spoon River di Edgard Lee Master. Ve la ricordate? “Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley / Il primo senza carattere, l’altro dal braccio forte, e poi il pagliaccio, l’ubriacone e il guerriero / Tutti, dormono tutti sulla collina / Uno crepato di febbre, l’altro bruciato in miniera, uno ucciso in una rissa, l’altro morto in galera / Tutti, dormono tutti sulla collina”. Penso che un affresco del genere lo meritino anche le vittime di questa terribile pandemia Tutte, nessuna esclusa. E sta a noi trovare il modo di farlo. In modo che la memoria preservi il futuro. P.S. In foto, sono alla periferia di Mosul, in Iraq, e sto uscendo da un tunnel scavato dai miliziani dell’ISIS. Spero sia di buon auspicio. A scattare la foto il mio amico S., a cui va il mio abbraccio più forte per una rapida guarigione.