I BALCONI, L’ITALIA E LE AUTO IN TERZA FILA
Qualcuno è abbastanza vecchio – e milanese – per ricordarsi la grande nevicata del 1985. Nulla in confronto all’emergenza di oggi, ovvio.La cito solo per lo strano fenomeno emotivo-sociale che scatenò.Gente che prima manco si salutava, ad aiutarsi all’improvviso. Vicini odiosi che improvvisamente ti portavano a casa il pane, ti spingevano la macchina e ti chiedevano come stai, va tutto bene, posso fare qualcosa?. Una sorta di straniante “siamo tutti sulla stessa barca, diamoci un mano”. Sciolta la neve, tornammo tutti individualisti e un po’ stronzi come prima. Fu, in sedicesimo, qualcosa di simile a quanto accade adesso, adesso che abbiamo i balconi pieni di gente che canta, e poi gli applausi agli infermieri e ai commessi, le lucine per farsi vedere dal satellite tutti uniti, le mille iniziative di solidarietà, gli abbracci virtuali che si sprecano su WhatsApp. Siamo così:un popolo individualista che all’emergenza sa cambiare e farsi società coesa, tanto repentinamente quanto provvisoriamente. Vale anche per i famosi comportamenti civili. Nella grandissima maggioranza, non ci stiamo affatto comportando da soliti italiani anarchici, caciaroni e stupidi. Anzi,c’è un senso di responsabilità diffuso, oltre ogni aspettativa. Molto, molto maggioritario. Ai supermarket ho visto code perfette, a oltre un metro di distanza, gente che ti chiede scusa se per sbaglio si è infilata nella tua stessa corsia, cose così. L’onda emotiva che determina il rispetto per le regole: curioso, anche questo. E le regole ora si rispettano a volte perfino più severamente della loro lettera. In tempi normali, la cosa più anti-italiana del mondo.Nel paese del “nun se potrebbe ma vabbè”, abbiamo capito che è tempo di “non si può e basta”.Guardate che è uno stravolgimento totale. Di cui siamo tutti o quasi sprovvisti, anche chi lo brandisce per motivi elettorali pur avendo invocato la secessione fino a ieri. Siamo per cultura lontani dall’amor patrio, anzi ci denigriamo a ogni pie’ sospinto, credo che nessun altro popolo al mondo sia così autocritico come il nostro.Invece adesso, orgoglio e amor patrio a gogo.Non ingiustificato, devo dire, visti i Puffi francesi e i due puffoni biondi di Londra e Washington. Eppure fa strano lo stesso, per un popolo che fino ieri si sputava allo specchio. Finirà, ovviamente.Torneremo a parcheggiare in terza fila, a sgasare in faccia ai bambini che attraversano, a prendere la macchina per andare al bar sotto casa, a mandarci affanculo dagli abitacoli e a irridere il Paese in cui viviamo. Sarà bello, perché vorrà dire che questo incubo è passato. Ma sarà anche un peccato, perchéin un Paese più civile, rispettoso, altruista e che non odia se stesso vivremmo meglio tutti, in assenza di epidemie.
