CORONA, IL VIRUS CHE VIENE DALL’ITALIA
Ricevo la foto di copertina da un amico che vive a Friburgo con la didascalia “La Germania si sta preparando all’impatto…” Lo chiamo e mi fa sapere che dopo il discorso di Angela Merkel i tedeschi si sono allarmati, prima guardavano all’Italia come se fosse abitata da pazzi e pur continuando ad assembrarsi come se niente fosse nei parchi, nei ristoranti e nei teatri facevano incetta di pasta e carta igienica perché anche se lontano il pericolo poteva sempre arrivare… in una settimana il prezzo della pasta era triplicato e la carta igienica razionata, ma i matti si trovavano tutti in Italia”. “Dopo il discorso alla nazione della Cancelliera – prosegue – al supermercato la cassiera, sapendo che sono italiano, mi aveva chiesto se fossi stato recentemente in Italia. Risposi di no, ma che presto ci sarei tornato perché in Germania nessuno prendeva precauzioni e quando avrebbe scoperto che il virus era dappertutto il posto più sicuro in Europa sarebbe stato l’Italia dove le precauzioni erano attive da tempo. Le persone in fila dietro di me che prima, come sempre, spingevano ammassandosi in preda ad una fretta atavica, tendevano ora a prendere spazi tra loro e mi guardavano attoniti. La cassiera replicò che non era possibile, il virus era in Italia e loro dovevano solo proteggersi da noi. Crede? Io dico che tra due settimane starete peggio degli italiani, io nel frattempo rientro, poi mi direte, buona giornata.” Il racconto prosegue “Silenzio intorno, le persone si distanziano sgranando gli occhi e scuotono la testa in un misto di disappunto e paura”. E la foto di oggi cosa c’entra? “La foto di oggi – mi risponde – mostra come in tre giorni siano già cambiate le cose, al supermercato di sempre hanno posto delimitazioni sul pavimento per distanziare la fila di un metro e mezzo, questa la distanza stabilita in Germania tra le persone per evitare il contagio, e posto protezioni in plexiglas alle casse in modo che le persone non respirino addosso al personale, che però non indossa alcuna mascherina o guanti. Se guardi bene l’immagine noterai una grande quantità di cibo sul nastro, io avevo solo la sabbia per i gatti che avevo finito, tutte quelle cose appartengono alla persona seminascosta dietro la cassa che aveva già un carrello pieno e ne stava riempiendo un altro, pane, patate cibo a lunga conservazione, tutto l’occorrente per affrontare una lunga reclusione, dato che da domenica anche qui sarà vietato uscire senza giustificazione ed i tedeschi, si sa, sono severi e la polizia non perdona. Arrivato il mio turno la solita cassiera mi guarda con una sorta di sorriso isterico, io scuoto la testa ridendo e non dico nulla, pago con la carta ed esco.” Grande! L’isteria di massa sta arrivando, davvero rientrerai? “Se mi sarà possibile lo farò certamente, rientrerò per chiudermi u po’ in casa mia in attesa che passi tutto, sarà il posto più sicuro al mondo dopo la Cina, tutto il mondo è paese: le cose sono lontane da noi fino a quando non scopriamo che le distanze non sono poi così abissali, allora è il panico.” Ottengo il permesso di pubblicare dichiarazioni e foto in modo anonimo e rifletto su quel “tutto il mondo è paese” che mi ha detto, in fondo anche in Italia abbiamo fatto lo stesso, prima abbiamo incolpato i cinesi, poi il “paziente uno” proveniente, guarda caso, proprio dalla Germania, c’era chi incolpava i migranti e voleva chiudere tutto, poi, scoperto che il virus era probabilmente arrivato su di un volo in prima classe, voleva riaprire tutto, nel frattempo la gente scappava dalle zone rosse alla loro chiusura per scoprire che era tutta una zona rossa ed erano scappati per nulla, chi andava al mare nonostante, il divieto affollando le spiagge, chi in montagna, al punto da dover chiudere gli impianti sciistici ed i sentieri per decreto, ed ancora oggi, chi porta a spasso il cane decine di volte al giorno, va al supermercato anche solo per non sentirsi recluso o fa jogging anche se non lo aveva mai fatto prima, di colpo scopriamo il valore della libertà e di tutte le cose che possedevamo “prima” e non sappiamo come sarà “dopo”. Tutti, come in Germania, a dare la colpa a qualcuno quando la colpa è stata sempre e solo nostra: ci illudiamo che debba venire un “meglio”, che non sappiamo bene cosa e come sia, invidiosi del vicino che ha più di noi, e non ci rendiamo conto che il meglio che abbiamo è la il poter godere della vita stessa e che un giorno dovremo tutti comunque morire. In questa inconsapevolezza trascorriamo il tempo ad accumulare cose e combattere con dei fantomatici “altri”, quando dovremmo pensare a lasciare loro in eredità un mondo migliore affinchè, sia noi oggi che chi verrà dopo di noi, tutti si possa gioirne il più ampiamente possibile.
