VIETARE E LIBERTÀ, AI TEMPI DELLA PANDEMIA, NON E’ PIÙ UN OSSIMORO

VIETARE E LIBERTÀ, AI TEMPI DELLA PANDEMIA, NON E’ PIÙ UN OSSIMORO

La paura la riconosci subito nei silenzi delle persone in fila davanti ai negozi. Si attende il turno senza proferire parola. Fa paura il nemico invisibile. Nella videochat di gruppo che attivo ogni giorno ad una determinata ora cerchiamo di tirarci su, ci raccontiamo le nostre giornate, i nostri pranzi, le nostre cene. Sono racconti di vita intervallati da lunghi silenzi perché ci sentiamo tutti a disagio. Come si fa a sorridere quando abbiamo stampate nelle menti le immagini del corteo dei mezzi militari con le salme che lasciano Bergamo verso altre regioni? O le immagini delle terapie intensive degli ospedali saturi di malati di Coronavirus? Pensiamo ai morti ma dobbiamo pensare anche ai vivi. Seguiamo le notizie, ascoltiamo gli esperti, vorremmo sentire le buone notizie che non arrivano ancora. Si, anch’io sono d’accordo: bisogna vietare le passeggiate e lo sport all’aria aperta. Puoi essere anche solo mentre fai running ma le foto e le immagini dei parchi e delle strade piene di atleti e famigliole arrivano nelle case di tutti e tutti vorrebbero uscire. Abbiamo un sfida davanti a noi: essere un Paese democratico e garantire la salute di tutti. Nel maggio francese si coniò lo slogan vietato vietare. Vietare e libertà, ai tempi della pandemia, non è un più un ossimoro.