A TU PER TU CON ENRICO LUCHERINI

A TU PER TU CON ENRICO LUCHERINI

Posto qui queste righe, nate da una conversazione con Enrico Lucherini. Lucherini è qualcuno che ha conosciuto il cinema nel suo splendore un po’ gaglioffo, nella sua luccicanza folle e sgangherata. A ripensarci oggi, a questo cinema, sembra di sentire i racconti di un altro mondo. Ma un giorno, speriamo, torneremo a vivere storie come queste. Intanto, per chi vuole, le metto a disposizione per leggerle. Oppure, di carta, sono su “La Nazione” di oggi. In questi giorni bui, la prende con filosofia. “Faccio una passeggiata intorno al palazzo, rasente ai muri per non essere fermato; poi torno a casa e lavoro”. L’ufficio è dall’altra parte del pianerottolo. E da lì, Enrico Lucherini ha creato il racconto del cinema italiano. È persino finito nell’Enciclopedia Treccani, alla voce “lucherinata”: “Trovata tipica di Enrico Lucherini, responsabile di un ufficio stampa cinematografico”. Press agent. Un lavoro che, praticamente, ha inventato lui. È lui che ha trasformato attrici sconosciute in scoop da copertina, è lui che ha infiammato – a volte letteralmente – l’interesse per un film. Mescolando intuizioni fulminee e piccole esagerazioni. Un genio della pubblicità. Che ci racconta, qui, sessant’anni di cinema vissuti dentro il cuore della stella. Enrico, però lei aveva iniziato facendo l’attore…“Sì: ma per fortuna ho smesso subito! Non ero così bravo. Però adesso voglio finire in bellezza, torno sul palco. Racconterò la mia vita a teatro, all’Off Off Theatre. Vuoto il sacco”. Perché, intanto, non vuota il sacco qui con noi? Iniziamo dal 1960, dalla Dolce vita…“Le mie prime scrivanie sono stati i tavolini di via Veneto. Dove fino alle due di notte passavano tutti: Luchino Visconti con il suo clan, Francesco Rosi, Patroni Griffi, Raffaele La Capria. E naturalmente Fellini con i suoi…”. Chi le insegnò i trucchi del mestiere?“Le attrici. Un giorno lavoravamo con Sylva Koscina. Sento il boato di un tamponamento: Lei è semisvenuta. Mi precipito, le chiedo: chiamo l’ambulanza? E lei: ma chiama i fotografi, stupido! Non disse stupido, ma un’altra parola che iniziava per s…”. La prima “lucherinata”?“Con Ava Gardner. Prima teatrale di ‘Dopo la caduta’ di Arthur Miller con Monica Vitti: Ava arriva col bicchiere in mano; dopo neanche venti minuti se ne va, ubriaca. All’intervallo i giornalisti mi assediano: ma dov’è andata? Io, imperturbabile: ‘Ava era sconvolta nel vedere la sua carissima amica Monica Vitti che interpretava Marilyn’. L’indomani, tutti i giornali commossi per la grande amicizia fra la Gardner e la Vitti! Ma non si conoscevano neppure! Non potevo mica dire che era ubriaca, ahah…”. Le lucherinate con Sandra Milo.“Nel film ‘Vanina Vanini’ di Roberto Rossellini, Sandra aveva una parrucca lunga fino ai piedi. Le dissi: ‘Tu ora passi vicino a un candelabro, la parrucca ti prende fuoco, tu la tiri via e rimani con la veletta, urlando disperata’. Lei obbedì. Io ovviamente avevo già chiamato i fotografi. Le foto uscirono a tutta pagina ovunque: ‘Sandra Milo rischia la vita sul set’. Un enorme successo pubblicitario. Una foto choc vale più di mille parole”. Poi il film, però, fu fischiato lo stesso.“Sì: e io stesso lo ribattezzai ‘Canina Canini’. Sandra Milo, donna di spirito, ci rise su”. Loren e Lollobrigida: lei con chi stava?“Ero considerato un uomo-Loren. Ed era vero. Sophia sa perfettamente il valore di un’immagine, da quando faceva i fotoromanzi col nome di Sofia Lazzaro. Ed è un’amica leale e una persona splendida. La Lollobrigida? Sapeva andare divinamente sul somarello…”. Un’erede della Loren, oggi?“Monica Bellucci, l’ultima diva”. L’attore meno simpatico?“Gian Maria Volonté. Inavvicinabile. Mentre uno considerato da tutti aggressivo e polemico, Nanni Moretti, l’ho sempre trovato simpaticissimo”. La diva più insopportabile?“Madonna. Alla prima di ‘Evita’ fu un capriccio dopo l’altro. Ribattezzai il film, spostando l’accento sulla prima vocale… Anche Schwarzenegger, per un paio di giorni a Roma, pretese la palestra in camera: ma con il tour di interviste che avevamo, non avrebbe avuto neanche il tempo di togliersi la giacca”. Richieste folli?“Scarlett Johansson, appena scesa in hotel, dopo 15 minuti aveva fatto cambiare 4 suites. Perché il sole doveva sorgere in una certa stanza e tramontare in un’altra… Ma figlia mia, manco riuscirai a starci tre ore, in quella suite!”. I più simpatici?“Fellini, Visconti… Con Mastroianni poi eravamo sempre insieme: mi raccontava le sue storie d’amore: prima con attricette, poi con dive come Catherine Deneuve e Faye Dunaway. Era simpatico anche Pier Paolo Pasolini, che alle sette di sera se ne andava, nessuno sapeva bene dove. O tutti fingevano di non saperlo”. La sua camera al Lido, la 135 dell’Excelsior, sede di mitici incontri stampa. Più famosa della room 237 di “Shining”.“Eh sì. Ci sono passati tutti: persino Paolo Villaggio una notte ha dormito per terra! Era una camera strategica. Potevo origliare i giurati della Mostra di là dalla parete: nel 1965 mi stesi in terra, come un indiano Apache, per sentire. Captai che parlavano di Visconti. Lo chiamai di corsa: hai vinto il Leone d’oro! Lui stava a Murano, a comprare souvenir con Claudia Cardinale e Jean Sorel, e non ci credeva. ‘Ma ti dico che ti danno il premio, corri!’. Alcune ore dopo, riceveva il Leone d’oro”.