QUEL VERDICCHIO CON MURA A SENIGALLIA, UN MESE FA
Com’è strana la vita. Ho sempre sentito parlare di Gianni Mura come di un “maestro” del giornalismo sportivo,e certo tale era. Purtroppo non seguo il ramo e neanche leggo con assiduità “la Repubblica”. Tuttavia, mentre giunge notizia della sua morte proprio da Senigallia, ricordo con piacere misto a turbamento l’incontro del tutto casuale avuto con lui giusto un mesetto fa, credo fosse domenica 23 febbraio, prima della Grande Emergenza. Passeggiavo sulla spiaggia con l’amico pittore Leonardo Cemak, in attesa di andare a pranzo da mia sorella, e Leo mi fa: “Ti va un aperitivo con Gianni Mura?”. Sorpreso, dico subito sì: mi faceva piacere conoscerlo. Il giornalista era a Senigallia da tre settimane per una convalescenza, insieme alla moglie premurosa Paola, ospiti entrambi di Emanuela Audisio, nota firma sportiva del quotidiano e senigalliese come me.Raggiungemmo a piedi la confortevole villetta incastonata tra la ferrovia, i giardinetti e il mare; Mura fu cordiale, gentile, spiritoso, perfino incuriosito all’idea di parlare di cinema col sottoscritto. Aprì una bottiglia di ottimo verdicchio, so che era un fine esperto di vini, e chiacchierammo un po’ di giornali e pensione, cose da fare e da non fare quando invecchi, film da vedere e da non vedere. Il tutto senza distogliere lo sguardo dal televisore, dove davano una gara di sci o qualcosa del genere.Mura si sentiva bene a Senigallia, quasi a casa sua, sembrava essersi ripreso splendidamente da una brutta pleurite. Leonardo lo invitò a pranzo per il martedì successivo nella sua casa di Ostra Vetere. Subito dopo, disse Mura, la coppia sarebbe ripartita per Milano. Invece Mura è rimasto lì, la Lombardia nel frattempo non era più raccomandabile per la sua salute; e proprio all’ospedale di Senigallia, ora sotto pressione da settimane a causa del coronavirus, è morto stamattina dopo un infarto che l’aveva colto per strada due giorni fa.Mi dispiace davvero. In quella mezz’ora passata insieme ebbi la sensazione di avere di fronte un uomo e un collega di vaglia, un conversatore arguto, un commensale piacevole. Adesso mi vado a leggere qualcosa di suo, per rimediare alla lacuna.
