ISRAELE. IL GOVERNO SI FARA’? DIPENDE DAL VIRUS

ISRAELE.  IL GOVERNO SI FARA’? DIPENDE DAL VIRUS

Situazione surreale in Israele. Da un lato l’emergenza virus sta facendo registrare quasi un migliaio di caso ed il primo decesso, dall’altro la formazione di un governo di unità nazionale, l’unico possibile visti i risultati elettorali del 2 marzo, è ancora in alto mare. Paradossalmente l’emergenza sanitaria sarebbe l’occasione ideale per permettere sia a Natanyahu che a Gantz di fare qualche passo indietro rispetto alle roboanti dichiarazioni proclamate durante la campagna elettorale. Netanyahu definì allora l’ex capo di Stato Maggiore un “traditore” pronto ad allearsi con la lista araba unita pur di silurarlo, dall’altro Gantz affermò Urbi et Orbi che non avrebbe mai fatto parte di un governo presieduto da un politico incriminato di reati quali frode, corruzione e abuso di potere. Ma si sa, la politica è l’arte dell’impossibile e tutto ciò che è umanamente immaginabile potrebbe anche diventare fattibile. La quadratura del cerchio consisterebbe in un governo a rotazione, in Israele è già successo  nel 1984, allora Shimon Peres prima e Itzhak Shamir  poi ressero le redini del paese, ognuno per due anni. L’accordo di allora si rivelò un successo e pose fine ad una crisi economica che nel 1985 portò l’inflazione israeliana al 425%. Quali sono dunque i principali ostacoli che in questo momento impediscono un accordo del genere, auspicato da gran parte degli israeliani? Primo, nessuno si fida più di Netanyahu. Bibi ha dimostrato innumerevoli volte di essere capace di rimangiarsi la parola data e di uscirne sempre elegantemente. Secondo, all’interno del partito di Gantz potrebbe formarsi una grossa spaccatura riducendo così in maniera sostanziale l’influenza politica dell’ex generale. Terzo, un governo con 70-80 deputati alle spalle vuol dire meno dicasteri da spartirsi e questo è un fattore di cui entrambi i leader politici dovranno tenerne conto. Almeno sulla carta Netanyahu è responsabile del Ministero della Salute dal 2015, e quindi tutte le possibili ripercussioni negative sulla situazione della sanità israeliana sono sotto la sua responsabilità. Anche qui ci sono stati molti tagli e le conseguenze sono venute inesorabilmente alla superficie. Dividere con qualcun altro la gestione della pandemia è un suo interesse primario. Gantz cerca di giocare la partita su due fronti, da un lato intavolare delle trattative per un governo paritetico e dall’altro approfittare della maggioranza anti Bibi per conquistare incarichi chiave nel nuovo parlamento, come il Presidente della Knesset per esempio. L’attuale costellazione politica permetterebbe di varare una legge che impedisse a chi si trova sotto processo di ricoprire la carica di Primo ministro, un casus belli di prim’ordine per Netanyahu e i suoi sostenitori. Nel 1939 il governo di Sua Maestà Britannica promulgò un “Libro bianco” che di fatto limitò enormemente l’emigrazione ebraica nella Palestina mandataria controllata per l’appunto dagli inglesi. La risposta di Ben Gurion fu una frase che è entrata di diritto nel Pantheon delle citazioni politiche israeliane: “Aiuteremo gli inglesi nella lotta contro il nazismo come se non ci fosse il Libro bianco, ma combatteremo il Libro bianco come se non ci fosse la guerra”. Ben Gurion riusci a mantenere il piede in due staffe e fondare 9 anni dopo lo Stato d’Israele. Anche Gantz deve decidere se formare un governo  senza Netanyahu o partecipare ad un governo guidato da Netanyahu. Se riuscirà a risolvere il dilemma senza sporcarsi troppo le mani significa che ha le qualità necessarie per guidare il paese nel difficile periodo di transizione del dopo Netanyahu.