UN SOLO VIRUS PER LE RELIGIONI DELL’UNICO DIO

UN SOLO VIRUS PER LE RELIGIONI DELL’UNICO DIO

Le tre grandi religioni, cristianesimo, islam e ebraismo, prendono decisioni assai simili contro il coronavirus. La pandemia e la paura del contagio non esentano nessuno. Pregate a casa. Per la prima volta le tre grandi religioni, cristianesimo, islam e ebraismo, sono unite contro il coronavirus e prendono decisioni assai simili. La pandemia e la paura del contagio non esentano nessuno. Contrariamente alle regole usuali, in Israele il telefonino dovrà restare accesso durante shabbat: a ordinarlo è stato il rabbino Yitzhak Yosef, alla guida della comunità sefardita d’Israele, stabilendo un’eccezione a causa dell’emergenza coronavirus nello Stato ebraico. La decisione è stata presa per permettere al ministero della salute di contattare le persone che potrebbero essere state esposte al contagio e devono entrare in quarantena. Il rabbino ha anche sostenuto che le sinagoghe negli ospedali dovrebbero essere chiuse perchè non si può mantenere la distanza di sicurezza di due metri tra le persone. Se il Papa ha deciso che tutte le celebrazioni della Settimana Santa in Vaticano, dunque dalla Domenica delle Palme alla Pasqua di Resurrezione, compresa la via crucis del venerdì santo, saranno celebrate senza la presenza fisica dei fedeli per evitare ulteriori contagi da Coronavirus, anche l’islam non è da meno. L’Arabia Saudita, dove è nata la religione del profeta Maometto, ha preso misure radicali. Il regno wahabita, che propaganda una delle versioni più fondamentaliste dell’islam, dal 27 febbraio ha deciso la sospensione dell’Omra, detto anche il “piccolo pellegrinaggio” che i musulmani possono effettuare in ogni momento dell’anno. La televisione saudita ha trasmesso immagini quasi ipnotizzanti della spianata della Kaaba completamente deserta, uno spazio nel cuore della grande moschea della Mecca che solitamente è così affollato che i fedeli sono addossati in maniera quasi parossistica uno all’altro muovendo piccoli passi per sfiorare la pietra nera. Le monarchie del petrolio si sono blindate come non mai, neppure durante la guerra del Golfo del ’91 e quando Saddam Hussein nell’agosto del ’90 aveva invaso il Kuwait si erano viste misure simili di sicurezza. Il pericolo del contagio è stato identificato nei viaggiatori provenienti dall’Iran e nelle comunità sciite che sono spesso a contatto con i cittadini persiani. L’Iran è uno dei principali focolai mondiali del contagio con migliaia di positivi e centinaia di morti. Le autorità hanno mostrato molte esitazioni nell’affrontare l’epidemia: tenere a freno gli iraniani in queste ore è assai difficile perché si va a celebrare il Nowruz, il solstizio di primavera che non è una ricorrenza religiosa ma una festa con cinquemila anni di storia _ estesa all’Iran alle regioni curde della Turchia, dall’Afghanistan, al Tagikistan _ che unisce tradizionalmente gli iraniani per introdurli al nuovo anno. E come fosse il nostro Natale perché riunisce famigliari e amici, si scambiano doni si preparano cibi speciali, si recitano i versi dei grandi poeti persiani. Si fanno i tradizionali fuochi davanti alle abitazioni dove si salta tra le fiammelle per scacciare gli spiriti maligni. Tenere a freno gli iraniani in queste ore è complicatissimo. Ma soprattutto l’Iran sconta due cose: le divisioni tra il governo di Hassan Rohani e le autorità militari i pasdaran, che volevano misure di contenimento più rigide. Sono state chiuse alcune moschee famosissime come quella di Mashad _ dove vanno 12 milioni di pellegrini l’anno _ e quelle di Qom, il Vaticano degli ayatollah. Ma c’è malumore tra l’ala più radicale dei religiosi e quella più pragmatica. Qualcuno invoca che siano i pasdaran a prendere in mano la situazione con misure più rigide: e pensare che sono proprio loro quelli che avevano represso le manifestazioni nei mesi scorsi contro il carovita, avvenute qualche settimana prima che gli americani decidessero di ammazzare il Generale iraniano Qassem Soleimani all’aereoporto di Baghdad. L’Iran sconta soprattutto le sanzioni americane che hanno messo al tappeto l’economia di quello che sarebbe uno dei maggiori produttori di petrolio e di gas del modo: l’Iran ormai più esportare soltanto verso la Cina e i mercati asiatici. Mentre le sanzioni e l’embargo Usa colpiscono duro e rendono difficili, per mancanza di fondi, anche le importazioni di medicinali essenziali. Gli americani, che con Trump hanno stracciato l’accordo sul nucleare del 2015, vedono nella pandemia un’occasione per colpire ancora di più Teheran e hanno appena imposto altre sanzioni all’export di prodotti petrolchimici iraniani. Insomma davanti a Dio e alla pandemia siano tutti uguali ma non troppo.