NEL POST EMERGENZA OCCHIO ALLE MAFIE
Chi non ha ancora oggi nelle orecchie il fastidioso ronzio delle risate post terremoto dell’Aquila? Sì, proprio quelle, mentre la gente era dispersa sotto le macerie e i volontari assieme ai vigili del fuoco cercavano disperatamente segni di vita. La ricostruzione era una ghiotta occasione. Dentro l’emergenza le risate di imprenditori e politici corrotti, come gatti sornioni a leccarsi i baffi in attesa di topi, prede sicure. Molto spesso malaffare ed emergenza hanno camminato a braccetto in Italia, perché laddove l’indifferibilità e l’urgenza imperano, l’illiceità trova nella stragrande maggioranza dei casi, il suo habitat naturale. Vige nel nostro paese un sistema normativo complesso che regolamenta gli appalti, siano essi di opere pubbliche che di servizi, rimaneggiato e ritoccato più volte che, sulla carta rappresenta un baluardo insormontabile contro ogni ingerenza mafiosa. Più volte magistrati impegnati in prima linea, uno fra tutti, Nicola Gratteri, sono riusciti a dimostrare,attraverso indagini certosine che hanno trovato successivo riscontro nella verità processuale, che le mafie seguono il denaro e sono particolarmente sensibili ai fiumi di pecunia che ogni emergenza immette sul mercato. E, spesso, negli affidamenti diretti, previsti nelle somme urgenze si annidano le insidiose lusinghe di Cosa Nostra. Perché si allentano i controlli, si snelliscono, spesso fino ad annullarsi, gli iter burocratici e gli sciacalli senza scrupoli, coadiuvati dai corrotti funzionari o dipendenti , possono avere vita facile e strapotere incontrastato. Ed è più difficile identificare i rei,i collusi, i corruttori, nel mare torbido di quel mondo di mezzo che è ormai contiguo a ogni consorteria mafiosa. Ed ecco che in piena emergenza Coronavirus si sollevano voci autorevoli di tecnici del diritto, di magistrati, di professori universitari per mettere in guardia da un pericolo occulto: l’ingerenza mafiosa nel post pandenia, quando occorrerà rinascere, ricostruire. “Le organizzazioni criminali sono come la Borsa, anticipano sempre le direzioni. La natura dei mercati azionari non è fotografare la crisi, ma prevederla; così, le mafie sentono gli affari prima che le esigenze di mercato si definiscano.” Così ha dichiarato Roberto Saviano dalle pagine di Repubblica, ammonendo i nostri rappresentanti politici a non sottovalutare il potere mafioso. Esso si ciba di silenzio e distrazione e prolifera quando l’attenzione è rivolta altrove. Sanità, edilizia, infrastrutture, beni primari, sono i settori prediletti dalle mafie e non si lasceranno sfuggire, ancora una volta,questa ghiotta occasione per ricercare il profitto. Lo dimostra la storia che ha visto nei decenni, la criminalità schierata a ranghi serrati ad ogni emergenza, a imporre, disciplinare, regolamentare. E questo apparato dentro lo Stato ha un vantaggio rispetto alle nazioni vincolate alle loro legislazioni e confini territoriali. Le mafie sono ovunque , onorando in pieno la denominazione di piovra a confermarne la natura tentacolare. Possono fare delle chiusure, degli impedimenti degli Stati delle vere opportunità per i loro traffici e quanto più le istituzioni sono impegnate a fronteggiare la crisi , tanto più esse divengono pericolose avendo dalla loro parte la forza, l’uso della violenza e il potere finanziario sganciato da ferree regole comunitarie, di cui avvalersi. Oggi più che mai la Politica dovrà operare su due fronti vitali per l’Italia. Il primo è gestire l’emergenza con serietà e autorevolezza, il secondo è non lasciare maglie larghe entro cui può insinuarsi la mafia. Una leggerezza di tal sorta potrebbe devastare il Paese del dopo Coronavirus molto più di quanto stia facendo il flagello odierno.
