CRONACHE DAL FRONTE (13)

CRONACHE DAL FRONTE (13)

Che Dio preservi i tassisti, signori miei, perché nessuno meglio di loro ci può dare il polso della situazione e svelarci, con i loro aneddoti coloriti, gli umori profondi di una città atterrita e in quarantena. Da sempre i tassisti rappresentano per noi cronisti una gallina dalle uova d’ora. E allora onore al merito di AREZZO 36, che ieri mi ha fatto capire quanto siamo con le pezze al culo e quanto ci sia ancora da fare per uscire da questa emergenza, che è sì sanitaria ma anche – nel medio periodo soprattutto – economica. Altro che i 25 miliardi appena stanziati! Quelli sono solo bruscolini. Ma procediamo con ordine. Il taxi, ieri, non l’ho preso per diletto – che nessuno si azzardi – ma per necessità. Ero ospite di una trasmissione televisiva e mi dovevo collegare con lo studio di Saxa Rubra da una postazione che era stata istallata all’esterno, per motivi di sicurezza. All’andata come al ritorno mi è stato dato come al solito un taxi. In genere lo chiamano al momento. E così è stato anche stavolta. Ma ieri è arrivato lo stesso taxi per entrambe le corse: AREZZO 36. Potenza del caso, direte voi. E invece no. E’ che di taxi a Roma ne circola ormai uno sparuto drappello, pare il 60 o forse il 70% in meno rispetto a prima, perché il mercato è crollato. “Al massimo si fanno tre o quattro corse al giorno – mi ha spiegato AREZZO 36 – e molti di noi hanno rinunciato per non dover lavorare in perdita. E’ una tragedia, dottò!” I tassisti romani, si sa, sono loquaci come vecchie comari. E AREZZO 36 non fa eccezione. Meglio lui, però, di quelli che ti sparano a palla le radio locali che tutti i giorni e a tutte le ore parlano a suon di bla-bla sui destini della Roma o della Lazio, o peggio ancora quelli con l’aria da intellettuale de noantri che, dopo aver capito che sei un giornalista, ti vogliono raccontare i segreti del Vaticano o della politica capitolina.AREZZO 36 no, lui – devo dargliene atto – è stato impeccabile. Mi ha spiegato che il 50% delle entrate di un tassista si fanno con i turisti – che sono spariti, ovviamente – e un buon 30% si fanno con le corse business, che si sono azzerate per via della serrata di tante aziende. “Lei, dottò, è l’unico cliente VIP di oggi – mi ha spiegato e il mio petto si è improvvisamente gonfiato, come non mi capitava da prima della quarantena. Il futuro, poi, AREZZO 36 lo vede fosco. Per adesso sta attingendo al suo “tesoretto” personale: “quest’anno dovevo cambiare l’auto, mi sa che lo farò l’anno prossimo. Di più non posso fare. E tra un po’ si prosciugheranno anche le mie riserve”. Né lo rassicura il contributo finanziario stanziato dal governo: “Per il mese di marzo sono 600 euro. E che ci faccio? Come la campo la mia famiglia?”. A quel punto è calato il silenzio. Rotto solo in prossimità della meta: “Comunque, dottò, l’importante è la salute. Vediamo di non ammalarci. Al resto Dio provvederà”. P.S. In foto un tuc-tuc, simbolo della rivolta dei giovani di Piazza Tahrir, a Baghdad, Iraq. Per colpa del virus li abbiamo dimenticati, pensavo ieri. E me ne dolgo.