IL LIBRO DI ANDREA VIANELLO UN INNO DI CORAGGIO E SPERANZA
“Ero diventato di colpo, un giornalista televisivo che non sapeva più parlare”. Andrea Vianello “Ogni parola che sapevo”(Toto Torri) “La mano. Tutto è iniziato dalla mano.E’ sabato, è un mattino di sabato come gli altri, mi sono svegliato tardi, sogni confusi e come ho sempre dimenticati, evaporati, la luce che filtra tra le serrande semichiuse, sono appena rientrato nel letto con il vassoio della colazione, ho lasciato mia moglie in cucina, che ho salutato distrattamente, e il tempo di dirle ”Ho ancora quel mal di testa di ieri, quel cazzo di mal di testa strano che non mi passa”, mi rimetto sotto il piumino sgualcito, getto un biscotto a pezzi nel latte, prendo il cucchiaio con la mano destra per pescarlo e la mano destra…la mano destra? La mano destra non risponde alla chiamata. Non la trovo, è scomparsa. Ma dov’è? La cerco da aualche parte. Di solito è attaccata al mio corpo, non può andarsene in giro da sola. È lì infatti è lì, eccola vicino al cuscino. La mia mano destra. Come c’è finita lì?”La storia drammatica, commovente della inutilità della mano destra ed è da lì che inizia la tragedia dell’uomo Vianello, la tragedia che lo porta per un lungo anno a pensare, a cercare di formulare, di comunicare forse al mondo intero, ma forse no, a sua moglie che le appare come un gigante, un gigante buono, ma è pur sempre un gigante, che lo vuole riportare in vita ed è proprio da quella mano destra che è stata guidata da sempre con saggezza, per eseguire tutti i movimenti del corso della vita di Andrea, all’insegna del talento dell’onestà, del rispetto per il prossimo, dei più deboli, dell’amore a suo padre scomparso e al quale confessa con amore e stima , “vedi papà, ce l’ho fatta, oroprio come volevi tu”. Nel corso di un intero anno ha pensato tanto Andrea, ha costruito, ma con il dolore, la sofferenza di non esprimerlo ai suoi figli, consigliarli, aiutarli, proteggerli, farli sorridere, a sua moglie amatissima e stimata, alla quale voleva dirle solo grazie, ma che grazie amore, un fiore, era il tutto della riconoscenza, precipitato in un buco nero e da quella sua compagna di vita, madre dei suoi figli, che come il gigante buono cercherà e riuscirà a farlo uscire da un anno di fatiche, di dolore, resuscitare, rinascere.Bravo Andrea, bravo mio amico piu giovane, bravo, bravo per la speranza che dai a chi ti legge ,al malato e al fortunato. E’ più di trent’anni che ci conosciamo, ci stimiamo. Una amicizia che non te la scegli, ma che nasce a pelle, in un incontro per caso, la vita è fatta di incontri, in una redazione ingombrante di cose, di persone inutili, sicure di non esserlo. Ebbene da lì, che è partita la nostra amicizia fedele, mai eccessiva, discreta, ci siamo persi, accade nei nostri passaggi di vita, ma ci siamo ritrovati sempre, abbracciati, come ci siamo ritrovati affettuosamente al tuo primo ingresso in Rai, in un concorso di Stato, forse fra i pochi, per talento, onestà, scrittore, direttore di Rai tre per meriti, conduttore, autore di programmi di cultura e di aiuto ad un pubblico, che sempre è stato abbandonato. Ci siamo ritrovati come sempre, la nostra amicizia nacque così, nacque forse da un posto che chiamo anima, ti voglio bene, è sempre stato il nostro saluto finale Andrea. Toto
