IO RESTO A CASA … PER TE E PER ME

IO RESTO A CASA … PER TE E PER ME

Da oltre un mese IO RESTO A CASA è diventato il nostro meme quotidiano.Lo ripetiamo quanto, uno, dieci, cento, mille volte, per allontanare lo spettro del mostro invisibile edare un senso alla nostra reclusione casalinga.Se non usciamo ne usciamo, ripetiamo in una sorta di mantra collettivo. Sperando che la nostra clausura contribuisca in qualche modo a invertire la curva del picco del contagio. A ricordarci come sia di fondamentale importanza restare a casa èMattia, noto alle cronache come ‘il paziente n.1’,ovvero il primo italiano ad essere contagiato dal coronavirus, senza aver avuto contatti diretti con la Cina. Era il 20 febbraio quando il 38enne di Lodi risultò positivo al test.Ricoverato dapprima a Codogno fu poi trasferito al Sacco di Milano in terapia intensiva. Dopo un mese di cure Mattia finalmente è guarito ed è rientrato a casa.‘Ogni malato fa la differenza, ma guarire lui, dal punto di vista umano, in un mese mi ha insegnato che la normalità è un privilegio’, ha detto il primario del Policlinico di malattie infettive San Matteo di Pavia. ‘Ho tenuto duro perché sto per diventare papà.Mentre avevo il tubo in trachea ho pensato che se fossi stato solo avrei mollato’, racconta Mattia, felice ma ancora provato dalla malattia.‘State in casa, raccomanda agli italiani,io sono stato curato, ma ora potrebbe non essere garantito’. Parole dure, nette che non ammettono fraintendimenti. Perché è proprio questa la realtà.Si potrebbe perdere la ‘garanzia’ di essere curati.Potrebbero mancare le strutture idonee così come i macchinari, potrebbero non esserci medici disponibili o terapie giuste. Se poi si è persone a rischio per età e patologie pregresse, ormai lo capisce anche un bambino,il bastardo ha la meglio. Prevenire è meglio che curare,ci hanno insegnato i vecchi saggi.Prevenire, in questo caso equivale a STARE A CASA.Anche a costo di allontanarsi da tutto e da tutti, compresi i nostri cari perché non sappiamo chi sia contagioso o meno.Se non usciamo ne usciamo. Crediamoci. Anche perché non abbiamo alternative