CORONAVIRUS E SOLIDARIETÀ, MA LE FAMIGLIE RESTANO SOLE
In questo immenso ingorgo di vite e di sentimenti, il Covid-19 si insinua nei rapporti e deteriora il mini habitat di qualunque famiglia. Entra nel corpo e si appropria della vita dei propri cari, li allontana e li lascia soli dentro un reparto di terapia intensiva, anelando l’ultimo salute attraverso un tablet o un cellulare. Accanto al letto c’è tutto quel personale sanitario che vive quasi ogni giorno la tragedia dell’addio tra familiari. L’ospedale ha in se uno strano senso di assuefazione per chi vive ogni giorno nei reparti oncologici o di terapia intensiva. Ci si fa il “callo” al dolore della perdita, sai che prima o poi succede, si diventa un’unica famiglia, malgrado tutto, l’essere umano tende a essere solidale nei momenti di grave bisogno. Almeno questo ancora nel nostro paese accade… Ogni giorno c’è il bollettino tragico dei morti che ci ricorda quanto sia aggressivo il virus e quante generazioni ci stanno salutando, così senza poter far nulla, si può solo alleviare il più possibile il loro dolore.Ma ci sono condizioni famliari impreviste e il coronavirus non colpisce solo le persone anziane. Ad Ancona un bimbo di 5 anni è rimasto solo dopo che la mamma e il papà sono stati ricoverati, in gravi condizioni, per il Covid-19. Il piccolo non ha parenti, e ora viene ospitato in una struttura privata per la quarantena ma per il Comune trovare una sistemazione attrezzata non è stato facile. Lo stesso sindaco, Valeria Mancinelli, ha spiegato al Gr2 che i servizi sociali sono ora impegnati a ricostruire la rete di parentele, anche con l’aiuto della scuola. Nel frattempo, il bambino è seguito h24 da tre operatori, tutti muniti di dispositivi di sicurezza, cercando di offrirgli sostegno fisico e psicologico. Ad Arezzo due fratellini, che frequentano le scuole elementari di Montevarchi sono soli in casa in quarantena. Le due figure adulte di riferimento e con cui vivevano, la madre e la nonna, sono state contagiate dal coronavirus: la mamma, operatrice sanitaria, è stata ricoverata nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Arezzo, mentre la nonna ottantenne purtroppo è deceduta giovedì scorso nello stesso nosocomio. Sono storie di drammi familiari che caratterizzano questa pandemia. Anche i due fratellini sono assistiti da una rete di solidarietà che coinvolge tutta la cittadina del Valdarno aretino, con il sindaco Silvia Chiassai nominato tutore. Intorno ai due bambini, il più grande fa da baby papà al più piccolo, è stata stesa una rete di protezione a cui partecipano parenti, amici di famiglia, la parrocchia, il tessuto associativo da sempre vanto di Montevarchi.Nel giardino sotto casa, adeguatamente sanificato, staziona h24 un camper con un volontario a turno, pronto ad accorrere in caso di emergenza. Parla di continuo con i bambini che si affacciano alla finestra, tira fuori una sedia pieghevole e si mette tranquillo ad ascoltare, a suggerire, a dare indicazioni. I fratelli, a loro volta, collaborano con la maturità di due adulti e mantengono costantemente, attraverso le videochiamate, contatti con la mamma ricoverata.Le condizioni della madre sarebbero in miglioramento e la speranza è che possa al più presto tornare dai suoi due bambini. C’è la voglia di tornare alla normalità, dentro c’è quella vocina che ci fa dire ce la faremo, lo diciamo quasi sussurrandolo a noi stessi mentre affrontiamo la nostra fila davanti ad un supermercato, ammutoliti da quello che ci sta capitando.È un virus che ci vuole lontani, che mette a dura prova i nostri sentimenti. Che impedisce gli abbracci, che ci toglie il gusto di guardarci anche in silenzio negli occhi, perchè anche un silenzio ascoltato da vicino ci fa sentire vivi e fa un gran rumore al cuore.
