CORONAVIRUS, BASTA IL RICORDO DI UN “LENTO” PER TORNARE GIOVANI

CORONAVIRUS, BASTA IL RICORDO DI UN “LENTO” PER TORNARE GIOVANI

In questi giorni di isolamento forzato, è inevitabile che la mente vaghi per conto suo. E i ricordi affiorano non richiesti.Dice… pulisco, cucino, lavoro, leggo, scrivo, guardo tv e film, ascolto la radio, cerco di tenermi occupato, cammino per casa ma poi… eccolo il flashback.Le prime feste in casa, le cottarelle, le delusioni e le gioie di un adolescente timido e impacciato come me.Bastava un giradischi, un po’ di pizzette, qualche bibita e soprattutto la musica. Di ogni tipo.Ma soprattutto ballabile.A me, autentico orso ballerino, i balli veloci erano interdetti. Così, mi rifugiavo nei “lenti”, dove ballare era il meno. L’importante era stringere la ragazza (ina), fare quattro passi e metterci affetto.Odiavo quelli che si facevano abbracciare e tenevano le mani lungo il corpo, maledetti snob.Dicevo, si ascoltava di tutto. Così, quando mi capitò per la prima volta di “ballare” un lento, mi toccò questa canzone di un gruppo inglese (un grande successo), i “Ten cc” che anni prima, con il nome di “”Hotlegs”, aveva inciso “Neanderthal man”, credo secondo 45 giri (dopo “In the summertime” dei “Mungo Jerry”), che trovavi in negozio con la fascetta “successo di Alto Gradimento”. Una hit mondiale. Non avevo ancora 14 anni…L’emozione andava a mille. Non so se chi sia molto più giovane di me possa capire. Oggi, da quanto mi è capitato di notare, ragazzi e ragazze ballano per conto proprio, al ritmo di house.Non credo capirebbero la felicità, il cuore che andava a mille all’ora, i film che uno si faceva in testa se la ragazza abbracciava più forte…Comunque era bello. E in discoteca, pochi anni dopo era lo stesso. Ora, cercateli i “lenti”. Sì, in qualche sala “revival” di discoteche più frequentate. Ma quell’atmosfera non c’è più.Restano le canzoni. La mia prima “abbracciata” sotto forma di “lento”.(E tutto il resto).Eccola. Alla faccia del Coronavirus