E DOPO IL CORONAVIRUS? RINCONCILIAMOCI CON IL PIANETA E CON GLI ALTRI

E DOPO IL CORONAVIRUS? RINCONCILIAMOCI CON IL PIANETA E CON GLI ALTRI

Una tempesta, violenta, insidiosa, una guerra invisibile, costata vittime, troppe vittime…Una collettività dimenticata, il senso del rispetto e della fraternità, dimenticato da molto, ma che prepotentemente urla tutta la sua repressa rabbia. Nel mezzo, tante persone, la loro vita, il loro tempo.Tutto stravolto, messo a soqquadro, ribaltato. Tutto da reinterpretare, tutto da iniziare a guardare nuovamente, con occhi differenti per qualcuno, ancora più amorevoli e sensibili per altri. Abbiamo confuso «un mondo migliore» con il progresso sfrenato, lasciando lì, aggrappate su assi di legno gracili ed in balia del mare, ciò che invece andava salvato: l’importanza dei rapporti, degli abbracci, delle piccole cose. Ci siamo autodestinati, con poche ed errate mosse, ad un mondo di solitudine quando apparentemente eravamo circondati da tanta gente, dimenticando che la gente, in effetti è composta da una moltitudine di persone, ognuna con la sua importanza, la sua storia, il suo bagaglio di esperienza da donare. Soli in mezzo a tanta gente, impegnati a rincorrere non sogni ma esigenze di massa preconfezionate, a cui non sottrarsi per non sentirsi inferiori ma che poco hanno a che fare con ciò che siamo in verità.Siamo andati avanti così, pensando di essere nel giusto, pensando che si dovesse agire così, quasi senza sapere perché. Abbiamo seguito un’onda anomala, senza mai voltarci a guardare chi restava indietro e le rare volte in cui ciò è avvenuto, abbiamo risolto tutto con una faciloneria grottesca e senza fondamenta, dando dell’incapace, dell’antico del surclassato a chi invece non riusciva proprio a viverci in un mondo di lustrini artefatti, di relazioni umane che andavano spegnendosi alla velocità di un battito di ciglia. Una guerra invisibile questa che rende aridi i poco inclini all’alteuismo, che fa diventare ancora più stronzi i temerari, quelli sicuri, quelli che non devono chiedere mai. Ci resterà lo smarrimento di giorni in cui tutto il mondo della natura pare vivere, tranne noi. Ci resterà la mancanza degli abbracci che solitamente destiniamo ai nostri cari. Ci resterà quell’appuntamento quotidiano con il bollettino della protezione civile che elenca numeri a cui corrispondono vite spezzate, fermate dal coronavirus, un appuntamento a cui non ci sottraiamo anche se sappiamo farci male, incidere sull’umore già provato, ma che inesorabilmente continuiamo a guardare. Ci resterà il rumore che fa il silenzio in quei centri di vita, quando la vita non li anima più, quando pare di riuscire a sentire il rumore dei pensieri, quando si sopravvive e non si vive più. Ci saranno variazioni nelle nostre condotte di vita in futuro? Ci sarà chi migliorerà e chi invece si chiuderà nuovamente nel suo castello dorato in cui farà entrare solo i devoti sudditi fedeli.Ci sarà chi trasformerà questa catastrofe esistenziale in una operazione di business selvaggio e qualcosa la stiamo gia vedendo nonché vivendo. Ci sarà chi discriminera’, commenterà in modo negativo e polemico qualunque iniziativa intrapresa salvo poi, però, non investire neanche un grammo delle loro preziose energie per dare suggerimenti, per mettersi a disposizione dei più deboli, per regalare anche solo qualche minuto da investire in una conversazione telefonica, dato che le persone non possono interagire, i giorni sono lunghi e il tempo si è fermato. Non dovrebbero esserci scuse da accampare, non dovrebbero mancare le possibilità, invece qualcuno procede nel suo cieco egoismo, ritenendosi più «furbo » del resto del mondo. Anche dai balconi non si canta più, la preoccupazione sale in modo direttamente proporzionale, al il numero dei decessi registrati quotidianamente.È uno spaccato di un’Italia che alterna gesti di generosità riscoperti e sopiti nel tempo, come quello di chiedere al vicino di casa, prima di recarsi a fare la spesa, se gli occorra qualcosa. I condomini pare tornino a profumare di buono, ricordano gli anni dell’infanzia spensierata, quando i vicini di casa rappresentavano quasi il prolungamento della propria famiglia. Intervenivano, senza che gli fosse richiesto, nel momento del bisogno, si adoperavano per accompagnare in auto a scuola, anche il figlio del vicino oltre al loro, si rivolgevano al dirimpettaio quando avevano dimenticato di acquistare qualcosa, sapendo di essere aiutati, con il mutuo accordo silezioso di rendere il favore qualora si fosse creata la necessità.Cosa sia stato a farci rinchiudere tutti dentro le nostre case diventando asettici, freddi, scostanti, non è ancora ben chiaro, oppure è talmente chiaro da fare male all’anima, così tendiamo a non volerlo vedere ed al non riconoscerlo neanche a se stessi. Si sente parlare spesso di ripartenza, di buoni propositi, di diventare migliori, quando questa buriana del coronavirus invertira’ la rotta e deciderà di lasciarci. Così tra illusioni per qualcuno, speranza per altri, cambiamento già avvenuto per altri ancora, ci si barcamena su questa isola di mondo, che ha alzato i tanto richiesti muri da qualcuno, facendoci capire che da soli, senza relazioni interpersonali, senza un gesto di affetto da ricevere o da donare, siamo davvero poca cosa. Ed allora, invece di parlare sololtanto di ciò che si potrebbe fare in futuro, parliamo di cosa si DEVE invece fare.Pochi accorgimenti, semplici, quasi banali, ma in grado di migliorare la salute del mondo oltre che la nostra, nonché ad assicurarci un benessere psicofisico di cui abbiamo bisogno realmente.Partiamo dall’ambiente: smettiamo di usare un packaging inutile, e complicato da smaltire. Poche essenziali scatole, possibilmente riciclabili e meno incarti varipinti, studiati da «egregi» psicologi, al solo fine di attirare la nostra attenzione, portandoci all’acquisto di qualcosa che in effetti non ci serve in quel momento ma di cui, improvvisamente non possiamo fare a meno. Ritorniamo a raccogliere le bottiglie di vetro vuote, come accadeva anni fa. Una volta giunti in negozio, le cassiere le ritiravano rilasciando uno sconto sulla spesa da utilizzare al momento. Questo aiuta il mondo a restare più pulito, nonché a creare posti di lavoro per chi verrà incaricato di ritirarle e di sanificarle, sterilizzandole, prima di farle tornare sul mercato. Smettiamo di lasciare ovunque carte, mozziconi e vuoti vari, pensando che tanto ci sarà chi si occuperà di ripulire, senza vedere i danni che creiamo al mondo.Rispettare il lavoro altrui, il contesto in cui viviamo e le conseguenze della nostra superficialità, sono concetti che non dovrebbero necessitare di continue ripetizioni, dovrebbero essere insite in ognuno di noi. Impariamo a non usare l’auto per ogni banale spostamento: una passeggiata fa bene non solo alla forma fisica ma aiuta a distendere i pensieri e ci fornisce lo spunto per incontrare gli altri e relazionarvi. Meno fretta e più tempo per osservare meglio angoli dei luoghi in cui viviamo di cui spesso non conosciamo neanche l’esistenza. Due chiacchiere e magari anche un caffè consumato con chi non si vedeva da un po’ possono prendere il posto di un saluto frettoloso e donare una connotazione differente all’uscita quasi anonima e svogliata per comperare quelle solite due cose che dimentichiamo.Così facendo creiamo meno traffico, nonché meno inquinamento atmosferico ed acustico, oltre che a farci del bene. Impariamo a riciclare oggetti che possono trasformarsi con pochi gesti in qualcosa di utile, oltre che a particolari complementi d’arredo ed a costo quasi nullo. La rete è piena di tutorial che ci trasformano tutti, in pochi minuti, in abili creativi. Quando dobbiamo liberarci dai rifiuti facciamolo seguendo le regole della differenziata, pochi minuti rendono migliore il mondo ma anche noi ed assicurano un pianeta sicuramente meno nocivo a chi verrà dopo di noi. Se proprio dobbiamo sbarazzarci di carta o di altro e non abbiamo a disposizione un cestino, teniamole in borsa, nello zaino, in tasca quelle carte e liberiamocene non appena ci imbattiamo nel primo cestino a disposizione, in fondo cosa ci costa? Se abbiamo a disposizione un giardino privato che fa parte della nostra abitazione, o anche uno condominiale, ma ancor di più se ci capita di visitare parchi o giardini aperti al pubblico, cerchiamo di farlo nel modo giusto: avendone cura. Pensiamo a quel luogo come se fosse casa nostra, come se ospiti si mettessero a saltare sui divani a cui teniamo tanto, a tirare giù punti luce per vedere l’effetto che fa, oppure a sporcare in terra per farci un piccolo «dispettuccio», come reagiremmo noi? Ecco, un luogo verde è ossigeno, relax, spazio giochi per città sempre più affollate. È un piacevole stop dal continuo correre e va trattato con rispetto dovuto perché se immaginate queste distese di cemento, senza neanche un albero, senza il profumo di qualche fiore, allora vi rendete conto di quanto tutto ciò possa diventare triste. Si chiede solo di comportarci e di considerare questi luoghi come se fossero casa nostra e di trattarli con il dovuto rispetto. In questi giorni mancano terribilmente agli anziani che si ritrovavano sulla panchina con gli altri, ai bambini che non li riempiono con le loro corse e le loro voci, alle mamme che potevano relazionare con le altre mamme.Cerchiamo di non dimenticare mai l’importanza del verde di cui disponiamo, ma anche dei fiumi che spesso attraversano le città in cui viviamo, oppure di quella di canali e del naviglio (per chi vive a Milano o dintorni). Luoghi che spesso diventano sacchi di pattumiera a cielo aperto, in cui gettiamo di tutto, dal mozzicone di sigaretta, alle bici rubate, solo per il gusto di rubare, senza pensare che in questo modo priviamo qualcuno di spostarsi in bicicletta, senza inquinare e utilizzando un servizio offerto dal comune di residenza, proprio quello che critichiamo sempre perché non fa nulla per i cittadini. Quando lo fa, invece di incoraggiarlo, di coadiuvarlo, di aiutarlo, troviamo mille difetti, critichiamo a tutta mancina, restando a guardare, senza mai diventare cittadini attivi, che si rimboccano le maniche. Si sa, è più semplice trovare difetti che evitare di essere persone in difetto. Così trascorrono giorni distruggendo idee, senza comprendere che la loro non realizzazione la paghiamo anche noi, ma paghiamo maggiormente, e con altra moneta, la loro mancanza. È una continua scuola, fatta di piccoli gesti che si ripercuotono sulla vita di tutti e mai come ora, in tempi di pandemia e disorientamento, tutto ciò assume una rilevanza straordinaria. Cambieremo mentalità alla fine di questo incubo che ci isola dagli altri e ci isola anche da noi stessi, togliendoci la serenità, donandoci molto tempo ma privandoci del come investirlo perché se ne è appropriato, ci impedisce di correre, di guardare il mare, incontrare gli altri…Diventeremo migliori davvero, oppure dopo i primi entusiasmi, torneremo ad essere i distratti, sempre di corsa e poco propensi a fare nostri piccoli accorgimenti che però rendono migliore la qualità della nostra vita, se li mettiamo in atto? Molto dipende da noi, il futuro sta davvero nelle nostre mani, nelle nostre future condotte, nell’importanza che decidiamo di dare al messaggio che il coronavirus ci ha prepotentemente urlato: fermatevi!.Un paese che ha la possibilità di utilizzare, di investire, di creare energie alternative, ma che poco investe in questi settori, non si capisce bene perché. Abbiamo il vento con l’energia eolica da convertire, abbiamo il sole ed i pannelli solari ancora poco utilizzati, ma potremmo anche utilizzare il moto perenne del mare, e trasformare quelle onde in qualcosa che oltre ad affascinarci ci consentano di scaldarci magari, senza sporcare nulla.Saremo in grado di capire che disboscare come se non ci fosse un domani per circondarci di cemento a poco serve se poi alla prima pioggia esondano fiumi a cui viene rubato il letto, franano quintali di terreno lasciando dietro solo vittime e paesi isolati, si creano altri innumerevoli difficoltà a cui per scellerata voglia di business non si pensa mai prima di agire? Capiremo che usare i riscaldamenti in modo inappropriato crea ulteriore inquinamento in un aria già di per se irrespirabile? Capiremo che l’avvicinarsi troppo alle città lagunari delle grandi navi da crociera trasformate in «carri bestiame» fa male a causa delle forti vibrazioni che creano e degli scarichi di carburante in quel mare che da quando tutto questo si è fermato è tornato ad avere acque trasparenti? Capiremo che abbiamo rubato spazio agli animali che in questi giorni sono tornati ad abitare le nostre città, basti pensare ai tassi che gironzolano nelle strade, alle lepri che si affacciano per correre nei prati, ai delfini che fanno capolino nei porti , agli uccelli che volano indisturbati?Capiremo l’importanza ed il valore delle piccole cose, a quanto hanno da offrire i piccoli borghi, i paesini che ancora paiono vivere in un tempo che sembra non essere passato, ma in grado di far apprezzare ciò che siamo e quanto sia rilevante il reciproco aiuto per migliorare la vita di tutti noi. Capiremo che qualsiasi azione compiamo si ripercuote inevitabilmente sulla vita di tutti e che se stiamo bene noi facciamo sì che lo stiano anche gli altri? Capiremo che affannarci per rincorrere l’effimero non ci fa valutare nel modo corretto quello che invece, nonostante tutto abbiamo?Capiremo quanto sia importante prenderci cura delle strutture che abbiamo, di chi vi lavora per tutelare la nostra salute, di quanto sia importante aiutare chi resta involontariamente indietro, ma soprattutto che basta davvero un attimo e quello che resta indietro potremmo essere noi?Stiamo assistendo a gesti di grande sacrificio ed umanità da parte di medici, infermieri, ma anche di cittadini, di imprese che si riconvertono producendo mascherine e tute utili al personale sanitario ma anche ad altri cittadini. Abbiamo verificato che lavorare da casa è fattibile, volendo, ed anche questo domani può diventare un modo per non far riversare centinaia di persone sulle strade in auto o ad affollare mezzi di trasporto già sufficientemente affollati. Abbiamo capito che si può studiare da casa, che funziona e non va neanche così male, e questo sistema potrebbe essere adottato almeno per qualche giorno alla settimana, evitando così il crearsi di ingorghi, le sfilate di suv davanti ai cancelli delle scuole, i gap sociali che distanziano e non sfuggono di certo ai bambini, attenti osservatori della realtà. Abbiamo riscoperto il valore della tecnologia, in grado di colmare vuoti e bisogni se usata correttamente e non solo per ostentare selfie sui social. Abbiamo assistito alla generosità di alcuni personaggi dello spettacolo della musica, della cultura, cosa che potrebbe accadere più spesso, perché in molti hanno bisogno di gesti concreti per continuare ad esistere, perché le malattie non sono solo il coronavirus ma purtroppo ve ne sono molte altre.Uno spirito solidale che non dovrebbe mancare mai, che dovrebbe riguardare tutti coloro che hanno la fortuna di avere a disposizione mezzi economici da poter condividere con chi magari è malato e dimenticato. Quanto sarebbe bello se: calciatori, politici, imprenditori, benestanti si unissero in un simbolico abbraccio, stanziando su base volontaria donazioni da poter destinare a strutture che si occupano di malattie, violenza, anziani, diversamente abili, e quanto si potrebbe davvero fare se tutti si dessero da fare..Quanto sarebbe bello se si iniziasse a donare parte dei propri pasti, dei servizi extra di cui ministri e parlamentari godono, mettedoli a disposizione di chi non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena…Un mondo utopico per molti questo, un mondo fattibile, e lo stiamo vedendo, invece per me e per molti come me.Persone che non hanno e non avevano grandi pretese non cambieranno forse molto, dopo questa nefasta parentesi. Al massimo potranno darsi ancora più da fare, potranno rinunciare a qualcosa in più, potranno diventare ancora più empatiche. Assurdo verificare, in alcuni casi, come a fare fatica per fare una rinuncia, sia chi ha molto, al punto da annoiarsi e decidere di buttarla via la vita ricorrendo a sostanze illegali oppure tuffandosi in sport estremi per riuscire a sentirsi ancora vivi. Una lezione da non dimenticare, quella che stamo vivendo, da trasformare in una trasformazione positiva perché il virus non conosce confini, arriva ovunque indipendentemente dal ruolo sociale, dal reddito percepito, dalla nazionalità, dal luogo in cui viviamo…ecco questo dobbiamo imparare dal virus ma nell’accezione positiva, possiamo essere ovunque, per chiunque. La nostra fragilità di questi giorni deve diventare la nostra forza per il domani, perché l’umanità è più forte di qualunque virus!