BUONGIORNO UN CORNO!, MERCOLEDI’ 1, LE ARMI FICCATEVELE NEL …

BUONGIORNO UN CORNO!, MERCOLEDI’ 1, LE ARMI FICCATEVELE NEL …

Le armi della critica? No. Le armi della ragione? Nemmeno. Le armi contro il virus? Nessuna. Le armi vere e proprie, quelle sì, la fiorente industria della morte italiana continua a produrre i suoi strumenti bellici as usual, chi se ne importa dell’emergenza coronavirus, come se niente fosse. Continuano a farlo durante il periodo di lockdown, prime tra le attività considerate essenziali dall’industria. Parliamo di pistole e fucili ma anche degli inutili, quanto costosi molto più di un ospedale, aerei F35. La denuncia di Sbilanciamoci e della Rete italiana per il disarma cadrà nel vuoto naturalmente e troverà l’ostilità degli agitatori di quella cultura assurda per cui a Taranto si producono veleni che ti danno da mangiare oggi anche se portano alla morte di domani, la stessa cultura che imperversa nel mondo occidentale, la cultura simbolo dell’ipocrisia del capitalismo. Ricorderete il decreto Conte del 25 marzo, quello che con grande ritardo, causato dalla pressione degli industriali italiani, stabiliva quali fossero le attività essenziali da tenere aperte. E le minacce di sciopero dei lavoratori. Con il silenzio complice dei media italiani è stato taciuto che mentre la gente muore perché negli anni sono stati tagliati posti letto per far quadrare i bilanci e soprattutto per privilegiare la sanità privata, mentre la gente muore perché nelle strutture pubbliche non ci sono abbastanza unità di rianimazione e i medici devono scegliere chi far morire e chi vivere, le industrie della difesa e dell’aerospazio erano state incluse nel decreto. Va sottolineato che il ministro della Difesa Guerini e quello per lo sviluppo economico Patuanelli, che a parole si erano impegnati a limitare la produzione bellica alle attività indispensabili, non solo non hanno tenuto fede alle loro promesse, ma hanno esplicitamente inviato un messaggio all’associazione che raccoglie i produttori di morte italiani in cui affidano la valutazione su cosa vada ritenuto essenziale e cosa no agli stessi industriali della morte. Se ne sono anche vantati rivendicando di aver garantito e tutelato la centralità per la produzione italiana di questo particolare e ignobile settore produttivo. Una scelta di campo precisa e vergognosa in un momento in cui si dovrebbe privilegiare lo sguardo verso la salvezza di vite umane e non verso gli strumenti per togliere la vita. I sindacati al momento tacciono, tacciono loro, nonostante sia stato palesemente violato l’impegno richiesto dai lavoratori di essere tutelati contro il coronavirus fermando le attività che costringono le persone a stare a contatto stretto le une con le altre. Almeno per dignità dovrebbero dire qualcosa, visto che il governo ha affidato in totale autonomia alle fabbriche di morte la decisione di fare ciò che vogliono, stare aperte oppure no. Vale la pena il sacrificio di migliaia di lavoratori a rischio di contagio dal virus per produrre qualcosa di cui, non soltanto al momento, ma soprattutto al momento potremmo fare assolutamente a meno? Questo settore è strategico rispetto a quale interesse pubblico esattamente? Perché se togliamo i profitti degli industriali che basano la loro ricchezza sullo sterminio delle popolazioni innocenti di strategico non c’è assolutamente niente altro. Il commercio di armi non si ferma davanti a niente e questa ne è l’ennesima dimostrazione, che non stupisce chi da sempre vi si oppone, ma dimostra ancora di più la sua insostenibilità etica in un momento come questo che dovrebbe essere di riflessione proprio sui valori che sono alla base delle noistre società civili. Il governo, fanno notare le associazioni pacifiste e gli osservatori sul fenomeno dell’industria bellica italiana, anziché riconvertire aziende come Leonardo e la Fincantieri per la produzione di apparecchi sanitari, strumenti per la rianimazione e ossigenazione, va adesso cercando in giro per il mondo le apparecchiature che gli servono per gli usi civili anziché produrle direttamente in Italia. Ma davanti ai soldi non ce n’è per nessuno, come stupirsi con 231 aziende che in italia producono armi comuni e 334 aziende legate alla produzione militare? Totale della produzione ed esportazione italiana di materiale bellico 2 miliardi e 500 milioni di euro. Sapete invece quante aziende producono respiratori polmonari? Una. Mentre muoiono migliaia di italiani per il coronavirus lo stabilimento italiano di Cameri continua a produrre allegramente i cacciabombardieri F35, questa è la realtà di un Paese che dovrebbe compiere tutti gli sforzi possibili per salvare le vite dei suoi cittadini. E dei lavoratori che per non perdere il posto stanno in queste fabbriche con l’altissimo rischio di ammalarsi ed essere poi pianti ipocritamente dallo Stato. Perché? Perché altrimenti si perdono le commesse, i lucrosi contratti firmati con stati assassini come l’Arabia Saudita e il Tagikistan, si perdono posti di lavoro. Certo, invece è molto più etico perdere i posti di lavoro di chi contrarrà il coronavirus in fabbrica per far guadagnare gli speculatori della morte. Un ricatto vero e proprio sulla pelle degli operai, un ricatto ancora più incredibile visto che si trattava non di uno stop totale a una produzione che per chi scrive andrebbe fermata e basta, ma i sindacati chiedevano semplicemente una sospensione. Dopo le prime proteste e con la pubblicità impudica della stampa finanziata da Confindustria, le aziende italiane della morte stanno cercando di promuoversi come impegnate nello sforzo per garantire prodotti civili a fianco delle loro mitragliatrici e pistole. Con una mano ti ammazzo con l’altra ti ricucio, tutto lavoro e numeri da mettere sui ricchi fatturati industriali. Che schifo, che vergogna, che inciviltà. In cosa si concretizza questa “riconversione” annunciata, ad esempio, dalla Leonardo, la principale azienda italiana della morte? Due aerei da trasporto, tre elicotteri a sostegno della Protezione Civile e l’utilizzo delle proprie stampanti 3D negli stabilimenti di Grottaglie e La Spezia per produrre valvole per respiratori. Grazie Leonardo, la prossima volta ci ammazziamo da soli, che costa ancora di meno alla collettività. Va ricordato infine che il governo è il maggiore azionista di tutte le principali aziende militari, Leonardo e Fincantieri appunto, ed è quindi assolutamente complice e responsabile di queste scelte. Schifo. Schifo assoluto.