CORONAVIRUS. CALANO I CONTAGI MA CON QUALCHE TAMPONE IN MENO. SE NON BENE, BENINO

CORONAVIRUS. CALANO I CONTAGI MA CON QUALCHE TAMPONE IN MENO. SE NON BENE, BENINO

Marzo finisce e qualcosa si muove sul fronte del coronavirus. Il dati che contano, per capire il futuro dell’epidemia. Tasso di crescita odierno 4,0%. Quello di ieri 4,1%. Nuovi casi odierni 4053. Quelli di ieri 4050. Calma piatta dunque? “Plateau” è il termine tecnico che viene usato. Se preferite “altopiano”. E invece no. Ieri, piuttosto, c’era stato un momento di entusiasmo, seguito da una doccia fredda, per chi osserva i dati senza farsi incantare dal sedicente esperto di turno. Il tasso di crescita si era ridotto di 1 punto e mezzo. I nuovi casi, 1200 in meno rispetto a domenica. Ma c’era un ma. I dati del lunedì erano inferiori perché la domenica si erano referati molti tamponi in meno (in Emilia Romagna meno della metà del giorno precedente). Dati se non falsi, ampiamente suscettibili di una verifica. La verifica oggi c’è stata. Anche se i tamponi sono aumentati il tasso di crescita è rimasto lì dov’era, con una minima riduzione. D’altronde sono dieci giorni che avevamo più o meno raggiunto l’altopiano. Una specie di picco (ma poco appuntito) di casi. Un numero quotidiano che si ripete per qualche tempo e che dovrebbe essere seguito da una discesa sempre più significativa. Giù giù, fino alla fine dell’epidemia. Basti pensare che rispetto agli oltre 6mila casi del 21 marzo eravamo addirittura scesi a meno di 5mila due giorni dopo. Poi però una ripresina fino ai 6mila del 26 marzo e una lenta discesa a quota 5mila domenica. Infine il calo degli ultimi due giorni. Più sensibile, ma meno affidabile a causa dei pochi tamponi, quello di ieri, Minimo, ma a testimoniare che potremmo essere arrivati al punto di svolta quello di oggi. Svanisce così anche un dubbio maligno. Che i pochi tamponi fossero stati eseguiti per tranquillizzare gli italiani o addirittura per giustificare una ripresa delle attività lavorative, a risollevare un’economia al lumicino, ma con forti rischi di rilancio anche per quanto riguarda l’epidemia. Sul Plateau dunque o meglio su un Altopiano. Che sia collocato in Alto non c’è dubbio con un numero di contagi superato solo da quello degli Usa. Ma si direbbe anche che sia un Piano inclinato, verso il basso, verso la discesa. Tendenze abbastanza omogenee, regione per regione. Nessuna regione italiana è oggi al di sopra di una crescita del 5%. Un dato ancor più positivo al sud che al nord, visto che il meridione d’Italia pare avere iniziato a frenare quando i numeri erano ancora relativamente bassi e i rischi di andare a sbattere contro il muro minori. Prendiamo il fiato, ma attenti a non esagerare coi pensieri in positivo. Lo dobbiamo, per rispetto alle migliaia di morti che hanno funestato in questo mese la vita degli italiani. Lo dobbiamo a chi non ha il tempo di respirare in proprio, attaccato ad un tubo che gli consente ancora una sopravvivenza incerta. E a chi in camice e spesso senza mascherina, lotta con loro e per loro. Dobbiamo avere cautela perché qualche area metropolitana, al nord ma anche al sud, potrebbe contenere comuni che non hanno chiuso la partita (nel milanese abbiamo registrato oggi la preoccupazione degli abitanti di Bollate). Dobbiamo avere cautela perché tutte le case protette si possono trasformare in altrettanti luoghi di morte per gli anziani e per chi altro, fragile, vi aveva cercato protezione. Perché un  nuovo focolaio potrebbe aprirsi dove meno te lo aspetti, con tanti saluti ai modelli matematici studiati a tavolino. Guardiamo in faccia la realtà, per modificarla, anche col nostro comportamento quotidiano.