MARIO CERCIELLO REGA. UNA STORIA CHE ANDREBBE TRATTATA CON RISPETTO
La storia del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega assassinato l’altra notte a Roma è allarmante e drammatica. Andrebbe trattata con rispetto. Ma i giornali purtroppo ormai fanno solo paraletteratura di cattivo gusto. Una firma importante di un notissimo quotidiano italiano, oggi, iniziava il suo articolo in questo modo: «Una storiaccia di droga. Alla fine dietro le otto coltellate inferte sul corpo e sul cuore di Mario Cerciello Rega, è scritto l’epilogo dell’ennesimo affare andato storto, cronaca di una notte di ordinaria follia nel grande supermercato dello spaccio chiamato Roma». È tutto fuori luogo. «Storiaccia» fa pagina tronfia da gialletto di provincia. «Dietro le otto coltellate è scritto l’epilogo»? Ma che significa? È scritto l’epilogo? Scritto? E questo è niente. L’ennesimo affare andato storto. Ennesimo in che senso? Ne sono accaduti altri in queste settimane, ne abbiamo letto qualcosa sui giornali? E cosa conosce di questo affare il giornalista, visto che i contorni sono ancora da chiarire? Non è dato sapere. Ma questo è niente. Arriviamo così al patetico “cronaca di una notte di ordinaria follia”. E certo. Figuriamoci, se non si usava l’ordinaria follia. Nell’immaginario giornalistico la follia è sempre ordinaria e ordinarie anche le tonnellate di luoghi comuni. Ma fa tanto scrittore. E come non bastasse la frase cruciale: «nel grande supermercato dello spaccio chiamato Roma». L’affresco apocalittico. In sole quattro righe ci sono una quantità di luoghi comuni che rendono tutto stentoreo e davvero inopportuno davanti a questo dramma.
