CORONAVIRUS, QUANDO LA GERMANIA DA’ I NUMERI

CORONAVIRUS, QUANDO LA GERMANIA DA’ I NUMERI

Coronavirus in Germania. Da Berlino si mostra con un certo orgoglio una situazione dalla quale risulta che il rapporto tra morti e contagiati è nettamente più basso che altrove. Teniamo presente che in Italia è ben oltre il 10%. Nel resto del mondo oscilla tra valori intorno al 3% e al 5%. Ci potrà essere qualche eccezione che ci sfugge, ma è certo che i numeri che ci vengono forniti da Berlino superano qualsiasi immaginazione. Fino a qualche giorno fa si parlava di 3 morti ogni mille contagiati. Oggi, di fronte allo stupore incredulo del pianeta terra, si è saliti fino a riconoscere che il rapporto sia pari all’1%. Qualcuno ha avuto l’ardire di sospettare che qualche conto non tornasse, ma da parte dei tedeschi e di qualche corrispondente nostrano molto rispettoso del paese che lo ospita, i dubbiosi sono stati etichettati come propagatori di bufale. Vediamo di fare un poco di conti. Partiamo dal numero dei tamponi effettuati. Effettivamente in Germania sono stati parecchio attivi e si sa che più tamponi fai, più contagiati trovi. E, mano a mano che il numero dei contagiati identificati aumenta, diminuisce il rapporto tra morti e contagiati. Bene, qualcosa di vero c’è, ma non spiega tutto. Andiamo oltre. Diciamo allora che le strutture ospedaliere sono dotate di reparti di terapia intensiva e idonei all’isolamento in misura quadrupla rispetto agli altri paesi europei. Sacrosanto. Vuoi vedere che il discorso comincia  funzionare? Per finire da Berlino ci fanno sapere che, avendo di fronte l’esempio italiano, hanno avuto il tempo di razionalizzare l’intervento nel migliore dei modi. E anche questo può essere vero. Però,  c’è ancora qualche conto che non torna. Come mai i tedeschi sono stati così bravi in fase terapeutica e in fase di prevenzione ne hanno invece azzeccate poche? Tanto è vero che hanno molti più casi di contagiati della Francia? E poi come si spiega che l’Olanda, che ha la quinta parte dei contagiati tedeschi registri più morti della Germania? Va beh, la solita storia dei tamponi che spiega qualcosa ma non proprio tutto, visto che, d’altro canto, i francesi sono stati i primi ad adottare la terapia a base di clorochina. Arriviamo così al punto che da Berlino non viene spiegato. Ma proprio per niente che è niente. In Germania l’età media dei deceduti è di 45 anni. Nel resto del mondo la media è di 60 anni. Di ben oltre, solitamente, per i paesi della vecchia Europa, di cui la Germania fa parte. Questo nessuno lo spiega. Proviamo a dare una mano noi. Forse in Italia l’età media dei decessi degli anziani aumenta perché ci sono maggiori coabitazioni tra differenti generazioni mentre gli anziani tedeschi vivono più isolati. La solitudine deprime, ma in questi casi può aiutare. D’accordo, ma questo sposterà lo zero virgola.  Poi non è che in altri paesi, con età media dei decessi ben superiore a quella tedesca, ci siano sempre le stesse condizioni coabitative che in Italia. E allora? Una risposta proviamo a darla noi. Però attenti che è, quanto meno, una risposta ragionata e se ci date dei bufalari ci incavoliamo sul serio. Avete presente quel discorso che si è fatto anche da noi sugli anziani defunti per “cause pregresse”. Indicava che, in molti casi, non si sapeva a quale causa implicare il decesso. Se al covid o a una situazione di salute già gravemente compromessa cui il covid avrebbe sì e no dato una spintarella. A un certo punto si è scoperto che il dubbio poteva sussistere in qualche caso, ma non era il caso di esagerare. Facciamo un esempio. Se è vero che i più vulnerabili al covid sono i cardiopatici, è altrettanto vero che quei cardiopatici senza covid potrebbero vivere ancora benissimo e a lungo per chissà quanto tempo. Sfortuna vuole però che, assai spesso, la terapia anticovid sia incompatibile con la terapia contro la cardiopatia, per cui, grazie al covid e solamente a lui, si è condannati a una morte che senza di esso non si sarebbe verificata. Torniamo dunque alla Germania e ai numeri che ci offre. I casi sono due. O gli esperti teutonici hanno rifilato nella categoria “malattie pregresse” (extracoronavirus) una buona parte dei malati di covid, compresi quelli che soffrivano di poco più di un’unghia incarnita. Oppure ci troviamo di fronte a un popolo glorioso che ha eroicamente salvato dal covid, non si sa come, la propria popolazione anziana. Lasciando peraltro crepare i pochi giovani colpiti dalla malattia (come sarebbe dimostrato dalla grottesca età media dei defunti). Permetteteci di ritenere la prima ipotesi, magari approssimativa, ma più attendibile della seconda. Magari con l’esempio dell’unghia incarnita ci siamo andati giù sul pesante e ce ne scusiamo, ma la domanda resta. Credete proprio che dalle nostre parti siamo disposti a crederle tutte?