LA COLLETTA

Raccontino della notte. Da quando è iniziata la guerra all’invisibile bastardo, associazioni di categoria, imprenditori, cittadini si sono messi una mano al cuore, l’altra nel portafoglio per fare donazioni agli ospedali di Cremona e Crema. Si chiamano entrambi ‘Maggiore’, entrambi al collasso. I più, le offerte le fanno attraverso l’onlus #unitiperlaprovinciadicremona: dal donatore anonimo che ha versato un milione di euro al signor Rossi che ne ha dati 50 di euro. Gente generosa, i cremonesi. Ma tra le mille donazioni, una mi ha colpito: la colletta dei detenuti nel nostro carcere, Cà del Ferro, due grandi padiglioni non lontani dall’ospedale. Hanno racimolato più di 1300 euro, i detenuti. «È stato un gesto bellissimo, spontaneo», mi ha detto la direttrice Rossella Padula. L’8 marzo scorso, domenica, nelle carceri d’Italia è scoppiata la rivolta. É successo anche qui, a Cà del Ferro, nelle due sezioni del vecchio padiglione: prima una, poi l’altra, cento reclusi hanno dato fuoco ai materassi e spaccato tutto. Nella guerra in atto all’invisibile bastardo, protestavano per lo stop ai colloqui con i familiari, ma anche per il timore di venire contagiati da chi, per lavoro, vi entra dall’esterno, lì dove nelle celle, quel sacrosanto metro di distanza non puoi mica rispettarlo. Per sedare animi e rivolta, a Cà del Ferro è accaduto un piccolo miracolo. La direttrice Padula ha invitato Angelo Pan, il primario di Malattie Infettive, una delle trincee del nostro ospedale, perché ai detenuti spiegasse il Coronavirus, perché li consigliasse: «Lavatevi spesso le mani, non toccate le maniglie, se avete sintomi, chiamate i medici del carcere e poi comunque ci siamo anche noi» e così via. E li rassicurasse. Pan, un Angelo di nome e di fatto, in carcere c’è andato. E si è pure scusato del poco tempo che poteva dedicare: «Devo tornare nel mio reparto, dove la situazione è drammatica». La faccio breve. Al termine, Pan ha ricevuto una standing ovation dai detenuti. Che pochi giorni dopo, hanno avuto l’idea della colletta, perché «hanno capito quanto si sta facendo fuori». Hanno chiesto il permesso alla direttrice. E lei non ci ha pensato un attimo, l’okay lo ha dato subito. La notizia della visita del primario infettivologo in carcere e della colletta dei detenuti, è volata a Roma. Dove il ministero della Giustizia guidato da Alfonso Bonafede, ha preso Angelo Pan come ‘testimonial’. Da anni, per mestiere ogni tanto mi capita di entrare a Cà del Ferro. La prima direttrice che mi ha aperto le porte è stata Ornella Bellezza, poi Maria Gabriella Lusi, ora Rossella Padula. E vi confesso che ciascuna visita mi ha lasciato il segno. Quando mi è stato possibile, ho scambiato due parole con i detenuti: ladri, ladruncoli, rapinatori, piccoli spacciatori. Sia chiaro: io non li giustifico, a maggior ragione se sono assassini, violentatori, o corrotti certificati dalla Cassazione, secondo il principio sancito dalla Carta Costituzionale, ovvero che si è presuntivamente innocenti sino al terzo grado di giudizio. Io non giustifico. Piuttosto, cerco di capire. Non tutti nella vita sono fortunati. C’è chi è cresciuto in strada ed allora, o diventi sbirro o delinquente. Ho incontrato volti, ho incrociato occhi e raccolto storie di una umanità emarginata. Sì, emarginata, perché per quanto lavoro la direttrice Padula stia facendo e prima di lei, Ornella Bellezza e Maria Gabriella Lusi, è difficile spezzare quel legame di diffidenza della città verso chi è dietro le sbarre. Eppure, io da Cà del Ferro ogni volta sono uscita più arricchita nell’animo. Ladri, ladruncoli, rapinatori, piccoli spacciatori mi hanno sempre insegnato qualche cosa. L’umanità emarginata un insegnamento me lo ha dato anche stavolta, in questa guerra disumana, con la colletta di 1300 euro o poco più. Scusate il disturbo.Nb. Da domani i miei raccontini della notte saranno pubblicati in una rubrica sul quotidiano La Provincia. Ringrazio il direttore Marco Bencivenga e i miei colleghi. Speriamo che la Minnie non si arrabbi!