ANTISOVRANISMO E SOVRANISMO, UNA VICENDA ITALIANA
Al principio fu l’antisovranismo. Una scelta verso cui spingevano, concordemente, vincoli internazionali, scelte pressochè unanimi delle forze politiche e istintivo consenso popolare.L’italia fascista aveva perso la guerra nel 1943 rispetto al mondo. Ma l’Italia antifascista aveva sconfitto, militarmente e politicamente, prima il fascismo, poi la monarchia, nel 1945 e nel 1946.Un mito fasullo, secondo tanti critici successivi. Mica tanto. Perchè consentì all’Italia di evitare quei processi collettivi, tipo Norimberga, cui era inizialmente destinata. Come di essere oggetto di feroci progetti di rivalsa dai tanti paesi, oggetto dell’attenzione amorevole del duce: dalla Grecia fino all’Unione sovietica, dalla Jugoslavia all’Albania, dalla Libia sino all’Etiopia. “Italiani brava gente”, così pensavamo di essere stati e così ci consentirono di pensare. Fino ad arrivare ad un trattato di pace che non suscitò nel paese quel trauma complessivo che molti temevano.Complessivamente le cose ci andarono di lusso. Anche perchè il corrispettivo che eravamo chiamati a pagare- leggi la rinuncia a praticare e anche concepire una politica in termini “nazionali”- eravamo più che disposti a pagarlo. E, aggiungo, giustamente.Così abbiamo avuto la Nato e il rapporto speciale con gli Stati uniti e poi l’Europa, con la sua liberalizzazione degli scambi e con fiumi di soldi per le nostre aree depresse.Il tutto, attenzione, gestito con il minimo impegno e, come dire, un pò ai margini. Atlantici sì; ma in una versione difensiva e geograficamente limitata. Europeisti sì; ma mai veramente europei, i primi nell’assumere impegni a scatola chiusa, gli ultimi ( o i penultimi) nel rispettarli. Per converso, liberi di praticare una nostra politica mediterranea e mediorientali; ma senza gridarlo sui tetti e senza rompere tabù. Per inciso, Craxi fu l’unico a romperlo, un punto di fatto e di diritto, nella questione palestinese e nella rivendicazione aperta di una politica “nazionale”; al momento opportuno, gliela vrebbero fatta pagare.Una linea che, in tutti quegli anni, avrebbe goduto di un ampio, seppur tacito, consenso popolare. Non solo per i benefici che arrecava; ma anche perchè il nostro popolo non possiede nessuno degli attributi negativi ma anche positivi ( fiducia nello stato e nelle istituzioni collettive) legati al nazionalismo, oltre ad essere esterofilo per natura. In questo, per inciso, siamo lontani anni luce dalla Francia ( come dimostrato in un episodio recente: quando durante gli Internazionali di Tennis a Roland Garros, il pubblico ha intonato, dico intonato, la Marsigliese perchè l’unico tennista francese rimasto in gara aveva vinto due games prima di perdere per tre set a zero; il becero pubblico del Foro italico avrebbe al massimo mandato in quel posto il suo avversario).Se ci siamo soffermati così a lungo sull’antisovranismo della prima repubblica è per sottolineare che non ha nulla che fare, anzi è esattamente opposto a qulllo della seconda. Quello nasceva in opposizione al fascismo e dopo la guerra di Liberazione; questo nasce dal combinato disposto di Maastricht e di Tangentopoli e in feroce contrapposizione a tutta l’eredità della prima repubblica. Quello si fondava sul consenso dei partiti antifascisti; questo si basa sul consenso tra gli ex comunisti e il partito di Repubblica, leggi di qualcuno con sè stesso. Quello era assolutorio e liberatorio; questo è ferocemente penitenziale per il nostro paese e per il suo popolo, chiamato ad un esercizio di sacrificio permanente in omaggio alla dea Europa, trasformata da lontana benefattrice in maestra feroce di vita. Quello godeva, nel concreto, di ampi margini di interpretazione; questo li esclude in linea di principi.Quello limitava la sua sovranità, assieme a tutti gli altri paesi, all’interno di un progetto dai contenuti precisi e consentiti;i questo rinuncia preventivamente a difenderla all’interno di un sistema di stati sovrani in cui esistono paesi che sono molto più sovrani di altri dai contenuti precisi e consentiti; questo versa incenso Quello non ledeva in alcun modo la sovranità italiana; questo la comprime sempre di più e con il consenso attivo della sua classe dirigente. E, infine, quello poteva contare su di un ampio seppur tacito, consesno popolare; questo invece rifiuta, in linea di principio, considera il suffragio universale un’anomalia, un pericoloso intralcio; al punto di considerare ogni manifestazione di dissesno, individuale o collettivo un reato politico anche se non ancora penalmente perseguibile.In tale consenso, chi scrive non può non dichiararsi, toto corde, non dico sovranista ma sicuramente antianti sovranista. Sperando che altri, individualmente o, meglio, collettivamente, seguano il suo esempio…
