FAKE NEWS. E ALLORA FACCIAMO PRIMO MINISTRO VANNA MARCHI
Mi sveglio, do una scorsa alle notizie, rileggo qualcosa circa la questione di Salvini-Papa, dopo essere stato generale di tutte le armi, e mi chiedo: non sarebbe meglio che un uomo di stato si metta attorno uno staff di competenti piuttosto che di propagandisti? Scienziati, medici, inventori, grandi economisti, uomini di genio, piuttosto che moltiplicatori di realtà virtuali, piuttosto che sondaggisti, piuttosto che stampatori di cartelloni, piuttosto che amici giornalisti? Io capisco l’allarme, vedi la Meloni, circa una normativa che possa punire i fabbricatori di fake news, ovvero – diciamolo all’italiana – di balle. E capisco perfettamente che nella grande massoneria degli scarsi e dei mediocri – la più grande in assoluto – vedere profilarsi all’orizzonte un taglio delle pipeline delle stronzate sia avvertito come un pericolo mortale. Gridano di attentato alla libertà. Ma allora metto giù la solita domanda semplice: in base a cosa oriento io le mie scelte, anche politiche? Risposta: in base alle informazioni da cui sono raggiunto. Dunque, se le informazioni sono sbagliate anche il mio comportamento si orienta in modo errato. Possiamo quindi definire libertà quella di diffondere menzogne? Se così fosse facciamo primo ministro Vanna Marchi
