IL CASO SACCUCCI E L’OMICIDIO DI PISTOLESI
Erano gli anni ’70, precisamente era il 28 maggio 1976, nel corso della campagna elettorale per le elezioni politiche, Sandro Saccucci un politico del MSI-DN si trovò al centro di un comizio a Sezze (LT) che venne duramente contestato e si scatenarono disordini che culminarono nell’uccisione di Luigi Di Rosa, un giovane militante comunista e nel ferimento del militante di Lotta Continua, Antonio Spirito.–L’esito elettorale vide comunque rieletto deputato Saccucci, ma dopo solo tre settimane il 27 luglio 1976, la Camera ne autorizzò l’arresto.Saccucci si sottrasse al carcere espatriando in Inghilterra per poi recarsi in Francia e successivamente in Spagna, per poi stabilirsi definitivamente in Sud America, ma il 21 febbraio 1985 grazie ad un mandato di cattura internazionale venne arrestato in Argentina.Durante la latitanza fu riconosciuto colpevole e condannato in contumacia, per i fatti di Sezze, a 12 anni di reclusione, che poi in appello gli vennero ridotti ad otto.Il 26 giugno dello stesso anno in Cassazione fu accolta l’istanza presentata dai suoi avvocati, rappresentati da Carlo Taormina. La Corte di Cassazione, annullò definitivamente la condanna a Saccucci per il reato contestato di concorso in omicidio, poichè venne “accettato” che a causa dei disordini di un gruppo di extraparlamentari, il comizio venne concluso prima.Nel corso di questi tafferugli, venne accerchiato l’oratore, che per tutta risposta estrasse una pistola…Dopo di che Sandro Saccucci lasciò Sezze, ma dalle auto in fuga fermate ai confini della città partirono dei colpi d’arma da fuoco e Luigi Di Rosa, morì per le ferite riportate. Antonio Spirito rimase invece ferito ad una gamba.La Corte di Cassazione accolse le tesi dell’avvocato Taormina che riteneva il comportamento di Saccucci non integrato in concorso morale in omicidio, come ritenuto invece dai giudici di merito ed annullò senza rinvio la sentenza di condanna, assolvendo Saccucci perché il fatto a lui attribuito non sussiste.–Saccucci venne invece prosciolto dalle accuse sul Golpe Borghese, insieme a tutti gli altri imputati.Divenuto tenente dei paracadutisti e segretario dell’associazione nazionale paracadutisti d’Italia, Sandro Saccucci fu tra i primi aderenti a Ordine Nuovo.Nel 1971 fu arrestato con l’accusa di aver preso parte al tentato Golpe Borghese e scontò 11 mesi di carcere.Rientrò poi nel MSI e venne eletto alla Camera dopo le elezioni politiche del 1972.I fatti contestati riguardavano il tentato colpo di Stato in Italia nella notte tra il 7 e l’8 dicembre del 1970 organizzato da Junio Valerio Borghese, sotto la sigla Fronte Nazionale, in stretto rapporto con Avanguardia Nazionale.Borghese annullò l’azione del Golpe, mentre questa era in esecuzione, i motivi di ciò non furono mai chiariti.–Oggi Sandro Saccucci vive a Córdoba, in Argentina, e torna in Italia per brevissimi periodi.Il quotidiano “Liberazione”, indicò Saccucci come agente al soldo del dittatore cileno Augusto Pinochet sulla base delle accuse di un ex membro dei movimenti neo-fascisti Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo, Vincenzo Vinciguerra, in carcere dal 1979 all’ergastolo, per l’uccisione di tre carabinieri nella strage di Peteano del 1972.Saccucci ha comunque sempre respinto le accuse.–DOPO SEZZE SI INNESCO’ LA VENDETTAI fatti di Sezze, come era ovvio ipotizzare, produssero degli strascichi e quello che riguarda Angelo Pistolesi è uno degli episodi cruenti che contraddistinsero gli “anni di piombo”.Angelo Pistolesi, militante del Movimento Sociale Italiano, venne ucciso da un killer professionista il 28 dicembre del 1977 perché aveva partecipato al comizio di Sandro Saccucci a Sezze Romano in cui rimase ucciso Luigi De Rosa.Aveva 31 anni, abitava al quartiere romano “Portuense”, impiegato all’Enel, sposato con due figli ed era missino, ma non era proprio quel che si potesse definire un “nemico del proletariato”, anche perché egli stesso ne faceva parte. Quella mattina Angelo esce di casa come ogni mattina intorno alle 8, per andare a lavorare, ad aspettarlo, in via Statella 7, a metà strada fra la via Gianicolense e la via Magliana, c’è un killer a volto scoperto un professionista e forse più di uno, questo non si saprà mai. Vengono esplosi tre colpi che lo colpiscono in pieno petto. L’omicidio viene rivendicato da un gruppo denominato: “Nuovi Partigiani”.Alcuni hanno scritto: “Angelo Pistolesi è morto senza alcuna ragione”. Come se ci fosse una ragione giusta per morire… Le vendette anelate, che devono per forza individuare la vittima da giustiziare, sono con molta evidenza quelle peggiori, sono messe in atto all’indirizzo di chi si trova in stato di vulnerabilità e Pistolesi, isolato dal partito lo era divenuto, la sua colpa fu quella di essere presente, nel momento e nel luogo sbagliato.Il suo assassino non è mai stato individuato, come in tanti altri omicidi dove nonsi sono individuati i responsabili.Senza partigianerie da una parte o dall’altra, si può concludere pensando che i tanti morti ammazzati, avevano tutti una cosa che li accomunava, la passione politica.–Pistolesi era fra i fedelissimi di Saccucci e di conseguenza faceva parte del tour elettorale nella provincia di Latina che seppure era contraddistinta da un largo consenso per il MSI, in Sezze trovava invece una vera enclave comunista, tant’è che alle elezioni precedenti il PCI si affermò con un pesante 54% di voti favorevoli.Saccucci e Pistolesi, arrivarono a Sezze il giorno del comizio, insieme ad altri “camerati” convenuti lì per fare da contrasto alle prevedibili reazioni dei “compagni”.Il comizio inizia e la tensione è già molto alta, ci sono bastoni, si vede qualche pistola… Saccucci, parla imperterrito noncurante delle provocazioni che ovviamente arrivano dalla piazza, usa parole che senza saperlo, faranno la Storia della fine del secolo scorso: “Noi siamo il partito delle mani pulite”.A questo punto la piazza scatena la reazione e tra urla, insulti, sputi, minacce, l’aria si fa pesante. L’oratore allora compie il gesto che scatenerà gli eventi: spara un colpo in aria e grida: “non volete sentirmi con le buone? Mi sentirete comunque”. E’ il caos, i camerati sono in minoranza, capiscono di averla fatta grossa, Saccucci e gli altri scappano in macchina, Angelo Pistolesi non ha la pistola, è disarmato, non ha neppure un bastone. Intanto le automobili arrivano alle porte della cittadina, nella zona chiamata “ferro di cavallo”, inizia una fitta sassaiola contro le macchine dei missini e una grossa pietra sfonda un parabrezza. Dalle auto, partono due colpi, uno dalla macchina di Saccucci, che colpisce alla gamba Antonio Spirito, militante di Lotta Continua, ma altri colpi, raggiungono al torace Luigi Di Rosa che morirà dissanguato prima di arrivare in ospedale.La fuga dei missini non dura molto. Appena fuori Latina, la Polizia blocca alcune macchine.Portati in Questura vengono interrogatori e sottoposti alla prova del guanto di paraffina (per evidenziare se ci sono tracce di polvere da sparo sulla mano). Tre dei fermati vengono rilasciati subito poiché dalla prova non risulta abbiano sparato. Tra questi c’è Pistolesi, ma non basterà a salvarlo…Nonostante i responsabili della sparatoria non parlino, le indagini vanno avanti.Il segretario generale del Movimento Sociale, Giorgio Almirante, è costretto a punire tutti, di conseguenza espelle da ogni incarico i partecipanti al comizio di Sezze.–Saccucci era scappato all’estero ma sul suolo italiano restavano i militanti, dichiarati non colpevoli, ma che a Sezze c’erano e su Pistolesi, noto come braccio destro di Saccucci venne decretata una condanna a morte dalle frange estremiste della sinistra extra-parlamentare. Una vendetta consumata forse ai danni di una persona che non aveva responsabilità così grandi, ma che aveva scelto di cavalcare la lotta politica.–Nessuno può più aggiungere parole sulle vicende di Saccucci e degli (Altri) che incrociarono la sua vita, poiché questo ex militare ed ex politico, ha affrontato i tre gradi di Giudizio con l’esito noto, ma alcune considerazioni su quegli anni si possono fare e tra le tante che verrebbero alla mente, c’è quella di maggiore evidenza e cioè sul clima politico che esisteva e sulla opportunità di andare a parlare in comizio con in tasca una pistola…Erano gli anni della lotta dura e senza quartiere e i politici, in certe occasioni, parevano vivere lo “scontro” come fosse una vera e propria guerra. L’accaloramento politico ed i dibattiti erano piuttosto sanguigni e non era proprio raro che ci “scappasse il morto”. Insomma la tensione era alta, molto di più di come lo sia oggi, che tutto sommato, si osservano politici alla ricerca di accordi in qualunque modo pur di conservare o conquistare un posto a Palazzo.Un crimine è sempre e comunque da condannare, qualunque siano i motivi che spingano un individuo a commetterlo e la Politica che dovrebbe essere la proiezione dell’espressione popolare (nel senso puro del termine) ha l’obbligo di sforzarsi perché non si trasmetta alla gente un comportamento estremo dai risvolti negativi per evitare qualunque atto emulativo.
