LA RICETTA TOZZI: IL FUTURO DEI FILM È SEMPRE PIÙ IN STREAMING

LA RICETTA TOZZI: IL FUTURO DEI FILM È SEMPRE PIÙ IN STREAMING

LA RICETTA TOZZI: IL FUTURO DEI FILM È SEMPRE PIÙ IN STREAMINGSALA PER EVENTI, KOLOSSAL E AUTORI (MA LUI FA SOLO SERIE TV) Conosco Riccardo Tozzi da una vita,lo stimo, mi piace quando parla in pubblico, è forse l’unico produttore che sa scrivere un articolo senza bisogno di rimetterci le mani una volta arrivato in redazione. Di sicuro ha saputo diversificare la sua attività con Cattleya, ma leggendo l’intervista che pubblico qui di seguito si capisce al volo che, avendo egli smesso di fare film per le sale da un pezzo, sia d’autore sia pop, non gli importa un tubo del cinema al cinema. Infatti ormai fa tutt’altro, con notevole successo, teorizzandolo pure. D’altro canto, sin dai tempi dei suoi film da festival, inclusi quelli di Cristina Comencini, uno dei quali fischiatissimo a Venezia, Tozzi intuì con un certo anticipo che non c’era più trippa per gatti.—-Francesco Rigatelli per “La Stampa”La sua casa di produzione Cattleya prepara la serie per Fox Crime sul delitto del Circeo, “Romulus” per Sky e “Summertime” ispirata a “Tre metri sopra il cielo” su Netflix. Intanto, dopo i successi di “ZeroZeroZero”, “Suburra” e “Gomorra”, Riccardo Tozzi, 72 anni, si interroga sul futuro del cinema in sala.– Quando immagina il ritorno al cinema?«L’effetto del coronavirus sulle sale potrebbe essere molto lungo, anche oltre fine anno. Chi stava facendo un film per il 2021 adesso ha paura».– Il mondo del cinema è fermo?«Ora non si può girare, ma da luglio si spera di ripartire. Chi aveva in mente un grande progetto ben finanziato andrà avanti, ma molti altri non ce la faranno. Ci sono parecchi dubbi sulla tenuta dei film per l’anno prossimo».– Lei è stato per anni presidente dell’Anica, cioè la Confindustria cinema, come si può rimediare?«I proprietari delle sale vanno aiutati subito perché sono fermi e perdono l’incasso di mesi, mentre per i produttori si può fare un discorso più articolato. I grandi film mantengono una catena del valore, perché possono andare subito in streaming a pagamento e poco dopo in tv guadagnando più di una volta, anche se perdono dai cinema il 25 per cento dei ricavi totali; i piccoli hanno meno mercato tv, ma in sala avrebbero guadagnato meno, rimettendoci il 5 per cento. Questa situazione paradossalmente fa più male ai film popolari, perché un quarto di ricavi in meno significa finire in perdita».– Come funziona lo streaming?«Si manda subito il film su una piattaforma a pagamento. Ormai ce ne sono tante: Netflix, Amazon, Sky, Chili, Tim Vision, senza dimenticare Rai e Mediaset. La Universal Pictures lo sta sperimentando adesso».– È il colpo di grazia alle sale?«La crisi attuale accelera un trend già in atto. La sala funziona ancora per il film evento, il kolossal o la pellicola d’autore: per fare un esempio, “Pinocchio” di Garrone, ma il resto trova migliore spazio altrove. Anche un’opera da Oscar come “Roma” di Alfonso Cuarón in streaming è stato un evento».– Non trova che l’offerta su piattaforma sia frammentata?«È un problema di comunicazione. Le serie sono molto ben annunciate e si sa dove trovarle, mentre per i film c’è ancora un po’ di confusione. Questa crisi può essere l’occasione per migliorare».– Che equilibrio si troverà tra serie e film?«Le prime diventano più importanti e marcano un divario, ma la nuova serialità è sempre più simile al cinema, soprattutto in Italia. Senza falsa modestia penso a “ZeroZeroZero” di Stefano Sollima dal libro di Roberto Saviano. Ma anche “L’amica geniale” di Saverio Costanzo dai libri di Elena Ferrante: raramente la Rai è arrivata a simili livelli di qualità con ascolti così alti».– E le migliori serie estere?«”La fantastica signora Maisel” e “Fleabag”, entrambe su donne anticonformiste su Amazon».– Un regista promettente?«Per fortuna sono tanti, uno su tutti Roberto De Paolis, autore di “Cuoripuri”».– E un attore o attrice che ha notato?«Gaia Girace di “L’amica geniale”: un esordio sfolgorante».