L’UOVO DI PASQUA. RACCONTINO DELLA NOTTE

L’UOVO DI PASQUA. RACCONTINO DELLA NOTTE

L’uovo di Pasqua.Raccontino della notte. Che cosa troveremo nell’uovo di Pasqua? «Le mascherine!», ho pensato. Lo confesso, pensiero banale. Ma a mia discolpa,il cancan che si è scatenato sulle mascherine, appunto: Regione Lombardia le sta distribuendo in queste ore, giorni, nelle nostre città, nei nostri paesi. Giornata tecnologicamente complicata. La mattina si disconnette l’iPad. Mi sale subito il nervoso. Chiamo il Pit, il nipote tecnologico, mezzo cremonese, milanese. «Zia, prendi il telefonino, vai su Router Wi-Fi, adesso fai così e poi così». E il nervoso lievita. Gioco la carta del cortese marito informatico di una cara amica avvocato. «Ripristinato». A fine mattinata, tiro un sospiro di sollievo. Nel primo pomeriggio, mi metto al computer nella sala da pranzo- redazione. Il pc si disconnette una, due, tre volte. Non riesco a farlo ripartire. Il nervoso torna, risale. L’amata Minnie fiuta l’aria, mi sta alla larga. Chiamo il cortese informatico del giornale. Ci pensa lui. Che cosa troveremo nell’uovo di Pasqua? Io un regalo me lo sono immaginato: l’aiuto al prossimo. Mi sono detta: «Che cosa posso fare io che non sono un medico né un infermiera né una operatrice sanitaria?». Mi sovvengono i carabinieri che, giù a Bologna, hanno raccolto la telefonata di una bambina di 12 anni: «Abbiamo fame, il mio papà non lavora più». E loro, i carabinieri, sono corsi a regalare il pasto. E, poi, c’è il bimbo di 11 anni: ora che l’invisibile bastardo lo tiene lontano dai banchi di scuola e le lezioni si fanno on-line, il bambino non aveva il computer. I carabinieri (di Vescovato) hanno contattato un negoziane et voilà, al bimbo hanno portato il pc in regalo. E mi sovvengono gli agenti di polizia che in una casa famiglia di Cremona, hanno portato ai bimbi da mangiare. E potrei continuare con i volontari che consegnano la spesa e i farmaci ai nostri, amati, nonni soli. Gli esempi sono mille e più. Ecco, ora vorrei essere una carabiniera, una poliziotta, una volontaria. Vorrei essere il minuscolo ingranaggio di quella grandiosa macchina di aiuti. Vorrei essere, non raccontare. Da Milano mi chiama l’amata sorella Adelina. Parliamo di varie cose, poi il discorso va sui senza-tetto. «Poverini, rischiano di morire tutti». Da Monza, mi chiama la cara amica Maci. «Cecca, sono alla finestra, c’è un barbone. Ma poveretti i senza-tetto». Mi sovviene quell’uomo con una lunga barba incolta e giallastra che lo scorso anno, per due notti, si sistemò sotto casa mia. Una mattina, mi avvicinai. Volevo rendermi utile e poi, magari, raccontare la sua storia. Dormiva, non lo disturbai. Non l’ho più visto. Ogni tanto penso a quell’uomo. «Chissà dove sarà?». In tv vedo un servizio sugli aiuti ai senza-tetto, giù a Roma. Con i volontari che distribuiscono un sacchetto con il pasto: un’arancia, un panino… «Che sia finito lì?». Mi tornano in mente le parole di Papa Francesco rivolte ai giovani, la Domenica delle Palme: «Fatevi prossimo a chi soffre, troverete la felicità». Ecco, io vorrei che domenica, rompendo l’uovo di Pasqua, tutti noi trovassimo quella felicità. Scusate il disturbo.