INQUINAMENTO: DAL BLOCCO DEL TRAFFICO AL RITARDO DELLE STRATEGIE INTERNAZIONALI

INQUINAMENTO: DAL BLOCCO DEL TRAFFICO AL RITARDO DELLE STRATEGIE INTERNAZIONALI

Sempre di più le grandi città ricorrono al blocco del traffico per tutelare i cittadini dall’inquinamento, le polveri sottili sono spesso sopra i limiti consentiti. I divieti della scorsa settimana però hanno creato molte polemiche proprio a causa dell’ecotassa, annunciata come emendamento alla manovra.Il Norditalia è quello che vive con più facilità l’interruzione del traffico. I cittadini di Milano, Bologna, Venezia, la scorsa settimana hanno dovuto rinunciare ad usare propria auto. Il divieto anche per i diesel di vecchia generazione. Anche Torino doveva effettuare lo stop alla circolazione, ma a causa del contemporaneo sciopero degli autotrasportatori si è cercato di evitare il rischio della paralisi della città. Le misure temporanee di primo livello erano scattate dopo sei giorni in cui si superava i limiti di Pm10 e vedeva sei province della Lombardia coinvolte, tutte le città con oltre 30mila abitanti, Milano, Pavia, Lodi, Cremona, Mantova e la provincia di Monza e Brianza. Nella circolare che vietava la circolazione delle auto, l’invito si espandeva anche per altri municipi che, autonomamente, potevano scegliere di bloccare il traffico.Per la Lombardia il divieto era per i veicoli da Euro0 fino a Euro4 in un orario che comprendeva tutta la giornata, dalle 8,30 ALLE 18,30 con l’accorgimento che le auto in sosta avrebbero dovuto spegnere i motori. Anche per i riscaldamenti in casa la temperatura era fissata a 19° gradi. In più vigeva il divieto di spandere liquami zootecnici sui campi agricoli ed era stato proibito l’accenzione di fuochi all’aperto. Una situazione che è stata protratta fino a lunedì scorso.Per le province di Brescia e Bergamo nessuno stop, quindi, limite rientrato nella norma. Anche per l’Emilia Romagna si è verificato l’analogo divieto. In più lo smog ha causato problemi respiratori a molti cittadini della regione.Il bollettino Arpae aveva confermato il divieto di circolazione ai veicoli diesel Euro 4, per Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Forlì-Cesena. Il Livello delle polveri sottili aveva superato ben oltre quello consentito di 50 microgrammi per metro cubo.Le misure dell’emergenza erano già partite il 30 novembre e poi prorogate fino a lunedì.In più le province di Bologna, Ferrara (con il Comune di Cento) Ravenna, Rimini. Il clima più ventilato non sarà sufficiente a far rientrare in tempi brevi il problema, lo stop era fino a lunedì. Il Veneto ha vissuto la stessa condizione e la regione era preda della morsa dello smog. il blocco del traffico è stato indetto anche nella città di Padova che ha raggiunto il livello arancione. Viene attuato il blocco dei diesel fino a Euro 4 (lo stop non era valido per quelli commerciali), nella città sono registrati 70 mila veicoli. Due settimane fa nella città è stato raggiunto il livello più alto: 74 microgrammi per metro cubo. Il Ponte dell’Immacolata ha visto protagonista il traffico ridotto e l’amministrazione ha offerto parcheggi gratis ai margini della città per incentivare l’uso dei mezzi pubblici. Il divieto rischia di prorogarsi per tutte le feste natalizie, dal 17 dicembre al 4 gennaio. Si aspetta il bollettino meteo che prevede nei prossimi giorni pioggia. Stop alle macchine anche a Venezia, Vicenza e Rovigo. La provincia di Torino ha registrato da ottobre 2017 a marzo 2018, 115 giorni di sforamento dei limiti degli inquinanti, il blocco dei diesel fino a Euro 4 era stato sospeso per il ponte dell’immacolata a causa dello sciopero del trasporto pubblico locale. Erano rimaste però attive le limitazioni previste con il livello arancio, I Comuni interessati sono Torino, Beinasco, Borgaro Torinese, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Nichelino, Orbassano, Rivoli, San Mauro Torinese, Settimo Torinese. La denuncia di Legambiente è sconfortante: “in vista del Natale, quando si assisterà a intensi spostamenti in auto, la situazione potrebbe peggiorare”. Secondo uno studio dell’Ausl Bologna un bambino che nasce oggi nel comune emiliano e che vi trascorrerà il resto della vita vivrà sei mesi in meno rispetto alla media. Il monito dell’esperto: “L’inquinamento presenta sempre il conto”.Il problema inquinamento interessa tutto il pianeta, un allarme lanciato dal presidente dell’Istituto superiore di Sanità Walter Ricciardi indica il tempo che abbiamo per salvare il pianeta dai cambiamenti climatici e dagli effetti devastanti che questi avranno sulla salute dell’uomo e dei territori, il tempo di due generazione, ovvero 20 anni. Un monito che deve far riflettere perchè il rischio che si corre è che tra 20 anni tutto sarà troppo tardi e aggiunge: “Già oggi le morti in Europa legate ai cambiamenti climatici sono migliaia l’anno, ma saranno milioni nel prossimo futuro se non si agisce subito”. Ricciardi è intervenuto nel giorno in cui prende il via in Polonia la Conferenza internazionale sul clima Cop24: “Si corre il serio rischio che i nostri nipoti non possano più stare all’aria aperta per gran parte dell’anno a causa dell’aumento delle temperature: il pericolo concreto è che le ondate di calore, che dal 2003 a oggi hanno fatto 70mila morti, possano passare da periodi limitati dell’anno a oltre 200 giorni l’anno in alcune parti del mondo”. Ricciardi ha avvertito: “i danni sulla salute dai cambiamenti climatici sono sono visibili all’istante ma sono devastanti. Quasi un altro Olocausto che avviene lentamente. L’organizzazione mondiale della sanità parla di 7 milioni di morti legate ai cambiamenti climatici ed in Italia ben il 12% dei ricoveri pediatrici in ospedale sono connessi all’inquinamento”. Sul nesso tra cambiamenti climatici e salute è stato fatto il punto il 3 dicembre a Roma all’Istituto superiore di sanità, dove è ancora in corso un meeting di massimi esperti internazionali in materia, in occasione del primo simposio scientifico dedicato appunto a “Salute e cambiamento del clima”. L’intendimento spiega Ricciardi è: “fornire ai politici e alle istituzioni dati certi e scientifici relativi all’impatto sulla salute, perché prendano delle decisioni rapide, dopo che anche all’ultimo G20 non si è arrivati ad un documento finale netto”. Le sorti del pianeta dipendono da mezzo grado. Se riusciremo a considerare il pianeta come un malato riusciremo a debellare questo morbo dei combustibili fossili, a riuscire a limitare le emissioni di carbonio e combattere i gas serra, a puntare sulle rinnovabili ed a diminuire drasticamente l’inquinamento legato a industria e agricoltura, forse quel mezzo grado in più sarà scongiurato. Le decisioni e le strategie su come riuscirci e quale strada è necessaria percorrere per contenere il riscaldamento globale, sono discusse fino a domani nel Cop24, l’appuntamento delle Nazioni Unite che raduna a Katowice i leader e gli esperti di tutto il mondo per discutere di cambiamento climatico. Il punto centrale è cosa fare e come riuscire a farlo velocemente per rispettare gli accordi di Parigi presi nel 2015, in cui oltre 184 paesi del mondo si sono impegnati a ridurre le emissioni. Il problema, ha ricordato poche settimane fa un report dell’Ipcc redatto da oltre 100 scienziati ed esperti internazionali, è che non c’è più tempo. Nonostante Donald Trump continui a rimanere scettico sugli effetti del global warming, come lo contraddice un altro report della stessa Casa Bianca, “il cambiamento climatico è in atto”. La congettura è che oggi la temperatura globale ha già toccato quota +1° rispetto all’era pre industriale. Se continueremo a emettere gas serra ai ritmi attuali già entro il 2040 raggiungeremo +1,5°, oltre il 2050 si teme +2° e nel 2100 si potrebbe arrivare persino a +3°. La chiave delle analisi di tutti gli scienziati del mondo è osservare cosa accadrà, se non riuscissimo a limitare le emissioni, quando la temperatura passerà dal + 1,5 verso il quale ci stiamo avviando al +2. Gli scenari dicono che anche solo mezzo grado può stravolgere il Pianeta: tanto da far sì che le estati senza ghiaccio nell’artico saranno 10 volte più probabili. Il 37% della popolazione globale correrà il rischio di forti ondate di calore ogni cinque anni. 411 milioni di persone in più saranno esposte a gravi siccità, molte specie animali scompariranno, così come le barriere coralline, il livello del mare, con le sicure catastrofi per gli abitanti delle coste, salirà di 56 cm. Esempi costituiti da dati, ma semplificando le cose si potrebbe parlare di divari sempre più allargati fra i popoli ricchi e quelli poveri, di aumento di mortalità, di carenza di cibo, impennate dei prezzi e via dicendo. Il tutto per mezzo grado. Il segretario generale delle Nazioni Unite ha invitato i Paesi a trovare dei compromessi per affrontare il riscaldamento globale, di fronte al timore che la Cop24 in corso a Katowice, in Polonia, si concluda senza un accordo sostanziale.Nel suo secondo drammatico appello alla conferenza nel giro di 10 giorni, Antonio Guterres ha detto ai ministri e ai diplomatici di quasi 200 Paesi che dovrebbero considerare il destino delle future generazioni. Antonio Guterres fa un appello proprio nel momento in cui la conferenza, che è durata 2 settimane, si sposta dalla fase tecnica a quella politica, “E’ ora di raggiungere dei compromessi politici. Questo significa sacrifici individuali, ma che porteranno benefici a livello collettivo”.Anche gli ambientalisti mettono allerta è infondono la paura di un fallimento della conferenza, inoltre accusano i Leader e le Nazioni più autorevoli, puntano il dito anche verso l’Unione europea, accusandola di non spingere a favore di un accordo. L’associazione ambientalista ieri alle 11 aveva organizzato un Flash mob a piazza della Madonna di Loreto a Roma, tra i Fori Imperiali e Piazza Venezia. Consegnate al vicepremier Di Maio 35mila firme per chiedere lo stop ai sussidi per i fossili e il 100% di rinnovabili e contribuire così alla lotta ai cambiamenti climaticiUn regalo di Natale al Governo, un ‘pensiero’ che l’associazione ambientalista ha recapitato all’esecutivo alla vigilia della chiusura della Cop24.Una consegna simbolica da parte del Babbo Natale di Legambiente per spingere il governo ad assumere obiettivi ambiziosi per combattere il surriscaldamento del pianeta e tramutare in realtà gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi. Durante il presidio informativo cittadini e turisti sono stati invitati a firmare la petizione#NoOilindirizzata al ministro Di Maio per dire basta alle estrazioni e ai continui sussidi che vengono erogati alle infrastrutture, alla ricerca e alla produzione di energia da fonti fossili. Katiuscia Eroe, Responsabile Energia di Legambiente ha dichiarato: “La Cop24 è una tappa importante del viaggio intrapreso nel dicembre 2015 per vincere la crisi climatica. A Parigi il mondo si è messo in marcia verso un futuro rinnovabile e libero da fossili. Così come evidenziato nel recente rapporto del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC), i prossimi 12 anni saranno cruciali per affrontare la sfida imposta dai cambiamenti climatici e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C. Invertire la rotta è possibile sia dal punto di vista tecnologico che economico: è però indispensabile un maggiore impegno da parte dei paesi più ricchi, a partire dall’Italia, con obiettivi di riduzione delle emissioni molto più ambiziosi di quelli sottoscritti tre anni fa. Il Governo tra pochi giorni dovrà presentare alla Commissione europea il Piano Energia-Clima, si tratta di un’occasione unica per un futuro 100% rinnovabile, puntando su efficienza e innovazione, ed eliminando una volta per tutte i sussidi alle fonti fossili”.