INTERVISTA AL DOTT. ENNIO VOLPE, PARTITO DAL SUD A 68 ANNI, PER CURARE I MALATI COVID DEL CENTRO-NORD
Come si svolge la “giornata tipo” di un medico che opera in prima linea contro il virus?“Ho due colleghi di Bari che sono entrati direttamente a operare nella Sala Covid che hanno inaugurato appena tre giorni fa, qui nella città di Macerata e dove io avevo chiesto anche di andarci, però per motivi organizzativi interni è stato scelto per me il territorio. Mi hanno munito di una 600 e con questa parto la mattina dalla Domus dove ci ospitano a Macerata e mi reco presso le RSA. Il mio ruolo è di supporto ai colleghi medici che stanno all’interno di queste strutture.Oggi ho iniziato alle 8.00 di mattina, giorno di Pasqua ed ho finito alle 12,30. Sono tornato alla Domus dove ho pranzato insieme ad altri colleghi, con i quali ci confortiamo e domani riprendo la mia macchinetta e ricomincio con le mie visite mediche”.C’è qualche paziente la cui storia o il cui percorso l’ha toccata particolarmente?“Non c’è un solo paziente che non sia affetto da covid che non mi tocchi l’animo a prescindere dall’età. Vedere, quando, entro nel reparto dagli occhi di questi anziani la speranza e scorgere un sorriso che ti viene trasmesso dalle pupille, mi aiuta nella professione.Posso dire che questa mattina mi sono affacciato nella stanza di un RSA e l’assistenza è fantastica. Ci sono infermieri pronti a tutto, personale sanitario eccellente con cui ho da subito collaborato pienamente. L’esperienza che ho è tanta anche in queste strutture”.Può dare un consiglio a chi in questo momento sta in casa?“Per le persone che sono a casa rivolgo un invito a rimanere ancora a casa e per combattere la solitudine usare tutti i mezzi che abbiamo a disposizione tipo whatsapp, la televisione, i libri e sentire telefonicamente parenti e amici, proprio per non cadere nella depressione. Se possibile non guardare sempre le brutte notizie. Non farsi prendere da quell’ansia di apprendere ogni notizia perché si può cadere in un circuito che può portarci a deprimerci. Quindi, un po di televisione va bene. Ma soprattutto bisogna avere fede, grande speranza e per chi è cattolico e Cristiano come me, pregare come faccio io tutte le mattine e mezzogiorno, perché so benissimo dove sto andando e cosa rischio. Nel terremoto di Abruzzo sapevamo come affrontare le situazioni di emergenza nelle tende da campo, qui adesso si va incontro a un virus cattivo, ma cattivo, cattivo, di cui purtroppo la prevenzione per adesso è l’arma più importante che abbiamo per combatterlo”.
