CI SONO PREMESSE E NUMERI NELL’EMERGENZA PER UN CAUTO PASSAGGIO ALLA FASE 2

Cgil, Cisl e Uil (compresa anche Fiom- Federazione impiegati-operai metallurgici), in vista dell’allentamento delle restrizioni relative al lockdown – e dunque passaggio alla cosiddetta ‘fase due’, con la conseguente ripresa graduale dell’attività produttiva – hanno puntualizzato al Presidente del Consiglio che la priorità assoluta resta la salute e sicurezza di tutti i lavoratori. Ma anche dei pensionati, non mancano di precisare i sindacati, considerato che molti di loro sono stati vittime dell’assenza di controlli e sicurezza nelle case di riposo, dove sono state riscontrate lacune gravissime nel versante sanitario. Responsabilità sulle quali i sindacati non intendono sorvolare, auspicando anzi opportune indagini da parte della Magistratura. In allerta sull’imminente passaggio alla Fase 2 dell’emergenza Covid-19, ci sono tutte le Autorità sanitarie preposte ai controlli e alla supervisione delle misure finalizzate alla tutela dei cittadini e dei lavoratori. Non si riparte senza il protocollo che dovrà essere approvato dal virologo dott. Roberto Burioni, affinché le industrie riprendano i cicli dell’attività produttiva in condizioni di sicurezza. Saranno in primis opportunamente sanificati gli ambienti di lavoro, e rese nel contempo obbligatorie le mascherine. Sono del resto le garanzie richieste dalle tre Confederazioni sindacali, le quali vogliono che il lavoro riparta all’interno dello schema presentato dal premier Conte alle parti sociali, affinché ai lavoratori sia garantito un ambiente controllato dalle autorità sanitarie. L’esecutivo ha confermato che le misure restrittive proseguiranno, poiché anche secondo il parere dell’OMS, non ci sono ancora le condizioni per ritenere che il calo dei contagi sia tale da suggerire eccessive concessioni. Nonostante si stia prendendo atto che c’è la tendenza chiara verso la costante diminuzione dei contagi, si tratta di una fase molto delicata, il numero dei positivi è ancora alto, e pertanto occorre la massima cautela. Ci sarà, secondo le dichiarazioni del premier, qualche ‘aggiustamento delle scelte’, con la riapertura delle attività essenziali e indispensabili, ma non ci si deve attendere, per ovvie ragioni, che si spalanchino tutti i cancelli delle fabbriche. Sarà una ripresa graduale, prudente, così come la situazione sanitaria richiede. Spiegano i sindacati in un comunicato congiunto: “Cgil, Cisl e Uil nel prendere atto di questo orientamento hanno sottolineato l’importanza di continuare a dare piena attuazione al protocollo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro già sottoscritto e al contempo di dare uniformità, evitando le forzature che si sono registrate in alcuni territori, alle decisioni prefettizie in merito alle autocertificazioni delle imprese, coinvolgendo le organizzazioni sindacali più rappresentative.” Le tre confederazioni nel contempo hanno anche sottolineato la necessità di un’intesa su un processo di ripresa condiviso per quel che concerne i primi passi da compiere dopo la crisi, affinché le azioni siano basate sulla cooperazione per fare fronte alle misure organizzative e di sicurezza nei luoghi di lavoro. Importante l’attenzione sui presidi di sicurezza, secondo i sindacati, nonché tutti gli interventi rivolti alla prevenzione, l’assistenza di carattere sociale ed economica, al fine di assicurare il progressivo abbandono dell’emergenza. Sulla base di queste considerazioni, il Governo ha deciso di costituire un pool o task force di esperti affiancati dalle parti sociali, che collaboreranno con il comitato tecnico-scientifico. Le confederazioni sindacali insistono sul fattore sicurezza dei lavoratori, il primo valore in assoluto da tutelare, e non solo nel corso della ‘fase due’, ma anche nelle successive che gradualmente riporteranno il ciclo della produzione alle fasi precedenti l’emergenza sanitaria. Si è concluso con un accordo l’incontro tra Fca e sindacati metalmeccanici, circa le misure da adottare nel corso della fase due. Si è stabilito che sarà obbligatorio l’uso della mascherina per tutto il personale dipendente, si procederà al rilevamento della temperatura all’ingresso in azienda (misure già in vigore peraltro in quelle che hanno avuto l’autorizzazione a restare in attività). Dovrà essere mantenuta la distanza di almeno un metro, e disposte le altre misure di prevenzione, quali sanificazione degli ambienti, distanza nelle mense e negli spogliatoi, ricorso allo smart working e formazione personale. Intanto Confindustria è in allarme, soprattutto al Nord, dove si teme che un prolungamento del lockdown possa portare ulteriori danni alle imprese, in diversi casi anche pregiudicare la ripresa della produzione. I dati del resto danno loro ragione, in quanto a febbraio, secondo i dati Istat, la produzione ha registrato un calo pari all’1,2%, dodicesimo calo consecutivo su base tendenziale. Confindustria fa notare che se febbraio si è chiuso con questi risultati, gli effetti relativi al lockdown di marzo saranno di gran lunga peggiori: le conseguenze per le imprese saranno devastanti. Per evitare ulteriori danni Vincenzo Boccia fa pressing sul Governo affinché si passi quanto prima alla parziale ripresa dell’attività produttiva. Il ministro della Salute Speranza però invita tutti alla cautela: “siamo ancora in stato di emergenza, c’è necessità di cautela e gradualità per non rendere vani i sacrifici compiuti fino a qui”. Gli fa eco l’Oms, tramite Ranieri Guerra, membro del Comitato tecnico-scientifico che affianca l’esecutivo: “L’Oms sta definendo le linee guida che dovranno seguire gli Stati membri allorché si verificheranno le condizioni per la prima uscita dall’emergenza. Saranno richieste garanzie sulla riduzione dei numeri relativi ai contagi e requisiti minimi da seguire, prima di procedere alla Fase 2, comuque la capacità d’identificare nel giro di 24/36 ore i casi sospetti con criteri diagnostici sicuri.”