BANCA ETRURIA: INDAGINE SU BOSCHI PADRE, BUFERA SUL PM DI AREZZO

BANCA ETRURIA: INDAGINE SU BOSCHI PADRE, BUFERA SUL PM DI AREZZO

Più che una bufera è un vero tornado quello che si sta abbattendo nuovamente sulla famiglia Boschie che ha fatto perdere la proverbiale calma alla sottosegretaria alla presidenza del Consiglio dei Ministri che ora minaccia querele a destra e a manca perché “qualcuno usa questa vicenda da due anni per attaccare me e il PD”, si difende l’ex ministra. Ciò che ha fatto riaccendere i riflettori sulla sua famiglia èil nuovo filone d’indagini sul crac di Banca Etruria che vede tra i presunti indagati suo padre Pier Vittorio,all’epoca vicepresidente e i componenti del CdA in carica dal 2011 al 2014. L’indagine riguarda la vendita di obbligazioni considerate rischiose per quei clienti che non avrebbero avuto il giusto profilo per acquisirle:falso in prospetto e ricorso abusivo al credito, le ipotesi di reato avanzate dalla Procura di Arezzo. Una vicenda alquanto intricata quella di Banca Etruria, i cui risparmiatori, insieme a quelli di Marche, Chieti e Ferrara (140mila complessivamente), le quattro banche poi fallite, hanno perso in totale 430milioni di euro.Le responsabilità?Palleggiate a più riprese dai diretti responsabili, amministratori, politici, governo italiano. Ma anche Unione Europea, Banca Italia e Consob che non hanno effettuato i dovuti controlli e gli interventi necessari. Un groviglio di accuse e scaricabarile ora nuovamente agli atti dell’indagineper definire doveri e responsabilità ma anche per evitare disastri futuri.Un bubbone che ha portato il governo nel novembre 2015 a emanare un decretoper salvaguardare i risparmiatori “truffati”e i posti di lavoro dei dipendenti che, in caso di fallimento, sarebbero andati persi.Un bubbone che non è mai rientrato e che ha lasciato molti strascichi,la perdita di fiducia nel sistema bancario da parte dei risparmiatori è il più rilevante. Perché in casi del genere a rimetterci è sempre il risparmiatore. Qualunque sia la toppa che viene messa a disastro fatto. Tornando ai giorni nostri, occorre soffermarci allaCommissione d’Inchiesta su Banca Etruria e sul ruolo di Vigilanza.Le dichiarazioni rilasciate dal procuratore Roberto Rossi solo qualche giorno fa, stanno suscitando un vero vespaio fatto di accuse e di botte e risposte al vetriolo, via social.Secondo diversi politici, Rossi avrebbe “omesso” il nome di Pier Luigi Boschi né avrebbe spiegato la sua posizione di indagato. Una testimonianza, la sua, che aveva fatto esultare Renzi ed il PD “che da questa vicenda esce a testa alta”, aveva commentato l’ex premier a Radio Capital “il problema non era il PD, non c’era alcun pasticcio e siamo davvero stanchi di prendere fango”.Insomma per Renzi, tutta la vicenda Boschi altro non sarebbe stato che “un gigantesco alibi per non parlare di chi ha avuto problemi seri. La Boschi ha riferito in Parlamento, ora deciderà lei come difendersi legalmente con le querele. Il procuratore di Arezzo ha spiegato che non c’è nessun profilo penale per il padre di Boschi.” Tutto questo solo pochi giorni orsono. Che, alla luce del nuovo filone d’inchiesta, è già superato. E quelle dichiarazioni rese si stanno rivelando un vero boomerang per il Pm.Sommerso dalle polemiche Roberto Rossi,secondo quanto anticipa il sito di Repubblica,ha inviato una missiva a Pier Ferdinando Casini,presidente della Commissione d’Inchiesta sul sistema bancario e finanziario per precisare di non aver affatto omesso alcunché sulla posizione del padre della Boschi ma di essersi limitato esclusivamente a rispondere in merito alla domande che gli sono state rivolte. Domande attinenti ai fatti e non alle persone “iscritte nel registro degli indagati”.Nessuna reticenza, dunque, secondo il Pm. A pensarla diversamente i dem e il M5S che chiedono una nuova audizione per Rossi,convinti più mai che parte della verità sia stata volutamente omessa. “Mi sembra che la lettera chiarisca”, ha commentato ieri sera Casini.Ma la polemica non cessa. Anzi divampa a suon di tweet tra la sottosegretaria e alcuni esponenti pentastellati che chiedono le sue dimissioni per i fin troppo evidenti conflitti di interessi. Una partita tutt’altro che chiusa che a quanto pare si combatterà anche per via legale. “Ho firmato il mandato per l’azione civile di risarcimento danni nei confronti del dottor Ferruccio de Bortoli. A breve procederò anche nei confronti di altri giornalisti”, minaccia su Fb la sottosegretaria.Non si fa attendere la risposta di de Bortoli: “Mi aspettavo l’annunciata querela per diffamazione che non è mai arrivata. Dopo quasi sette mesi apprendo che l’onorevole Boschi mi farà causa per danni. Grazie”. Insomma, su questa vicenda ne vedremo ancora delle belle.Chissà invece se vedremo mai la verità