A PROPOSITO DI MES, DI EUROBOND E DI CHI CREDE DI AVER CAPITO TUTTO
SINTESI: beato chi, di fronte a una situazione mai vista, ha già capito tutto dopo mezzo comunicato in croce e prima dei giornali del mattino; beato chi pensa che Eurobond significhi soldi gratis; beato chi spera che stampando soldi non ci sia altra conseguenza che la ricchezza per tutti. Di essi non è il Regno dei Cieli, ma senz’altro una giornata più serena. Essendo una persona dalle forti opinioni, quando non ho certezze invidio molto chi riesce comunque ad averne, fosse anche una qualsiasi. Tipo sull’Eurogruppo. C’è chi è convinto che il governo italiano abbia accettato il Mes. Da quello che ho capito, tuttavia, sono i soldi del Mes, e non le sue “condizionalità” (-> tagli forzati), ad essere messi in campo; non a caso, vista l’assenza sostanziale di regole, quei soldi potranno essere utilizzati solo e soltanto per le spese sanitarie o altre voci ad esse riconducibili, per un massimo del 2% del Pil – per l’Italia, 36 miliardi. Il grosso della cifra dovrebbe venire dalla Bei, e lì la questione mi pare al più un legittimo dubbio sull’esistenza reale di questi soldi (vi ricordate il fantomatico “piano Juncker”? Più o meno era lo stesso meccanismo). C’è chi è convinto che l’unica risposta siano gli Eurobond, e pensa che questi rappresentino la Camelot della politica, ossia soldi altrui da spendere – senza conseguenze – come meglio crede. Eurobond significa mutualizzazione del debito, ma significa anche cedere al soggetto che li emette il controllo su come si spendano quei soldi, e molto probabilmente anche su come rientrare di quel debito. Ossia, proprio come durante la rivoluzione americana, l’emissione di un debito “federale” servirebbe a finanziare una spesa altrettanto federale, e un’imposizione fiscale conseguente. Le rivoluzioni e le unioni non si sono mai fatte senza guerre o stravolgimenti, e forse per chi è un euroentusiasta questa crisi potrebbe essere lo shock necessario agli “Stati Uniti d’Europa”. Ora, è vero che anche nell’Italia esistente la solidarietà è passata di moda, ma raramente ho visto partner più recalcitranti dei Paesi nordeuropei. E Washington all’orizzonte ne vedo pochini. C’è chi crede che la soluzione – sia a livello micro, con i mutui “garantiti” presso le banche, sia macro con la Bce – sia il debito. E dimentica o finge di dimenticare che i debiti esigono pagamento, prima o poi, e che un’azienda che non può lavorare (né, in alcuni settori, potrà farlo ancora a lungo) non sarà in grado di restituire prestiti e mutui. Quindi boh, non sarei così sicuro. Certo, si potrebbe monetizzare il debito, come fanno altri Paesi, ma al momento non mi pare una cosa all’ordine del giorno. L’acquisto da parte della Bce – esattamente come quando garantiscono “flessibilità” – significa al più la libertà di indebitarsi ulteriormente. Come qualsiasi massaia potrebbe spiegare, “nessuno te regala niente”. C’è chi, infine, e questi invidio più di tutti, crede che sia tutto facilissimo: basta uscire dall’euro e dall’Ue, stampando soldi a nastro: i soldi sono una convenzione, dunque basta stamparne altri. Certo: chi non comprerebbe un titolo di Stato di un Paese paralizzato da un’epidemia, che esce da un’unione monetaria per mancanza di risorse, e che impiegherà quel denaro prevalentemente per sussidi? Mi pare un affarone, senza parlare dell’effetto devastante sul risparmio. Insomma, già credere al valore taumaturgico dell’uscita dall’euro è oro, in tempi di disillusione come questi; aggiungiamoci che si finge di non capire l’impatto di un’uscita sull’onda di una catastrofe economica e sociale: i soldi valgono finché la gente crede che valgano, e non credo che in un momento simile la fiducia sia particolarmente alta. Insomma, è un bel casino e non invidio chi si è trovato a doverla gestire. Però invidio tanto tutti questi sopra
