A PROPOSITO DI MES, MELONI E SALVINI

A PROPOSITO DI MES,  MELONI E SALVINI

In  una dichiarazione del 9 agosto dello scorso anno in cui il capo della Lega, reso spavaldo dai sondaggi, dagli adulatori di cui ama circondarsi e dai troppi mojito, chiese con brutale chiarezza “i pieni poteri” in modo da poter fare quello che gli pareva, “fino in fondo, senza rallentamenti e senza palle al piede”. Ora, nell’estate 2019 l’Italia non stava attraversando una tragica emergenza, né nazionale né planetaria: come mai oggi, che quella emergenza c’è, invece di lavorare per il bene del paese o almeno di non ostacolare chi lo sta facendo, Salvini piagnucola in mondovisione e sulle spalle di Mattarella per via del necessario decisionismo del governo, peraltro dopo aver lodato il colpo di mano di Orban? Semplice: a Salvini non importa nulla dell’Italia e in fondo neanche del Nord: gli importa solo il potere, il suo, per il quale è disposto a qualsiasi capriola e bassezza. Non è che il fine giustifichi i mezzi: è che per lui non ci sono fini al di là del mezzo, ossia lui stesso. Come dice nell’intervista: “Non sono nato per scaldare le poltrone”, da intendersi come quella (peraltro scaldata pochissimo) di parlamentare. Nell’agosto dello scorso anno si è persuaso di potercela fare e non mollerà fino a che non verrà costretto a scappare con la coda fra le gambe.Del resto si tratta del modus operandi della Lega, che già nel 1994 tradì il primo governo Berlusconi perché convinta di poterne prendere il posto. Punita alle successive elezioni, tornò buona buona a obbedire al padrone. E infatti nel 2011 faceva parte del governo che negoziò con l’UE il MES e lo approvò, prima al vertice di capi di stato e di governo dell’11 marzo, poi alla riunione formale del consiglio europeo il 25 marzo, quindi nel consiglio dei ministri del 3 agosto. Incidentalmente, di quel governo faceva parte anche AN, precedente incarnazione di FdI, e Giorgia Meloni era uno dei ministri (Salvini no ma era parlamentare europeo ed è vero che non votò a favore ma neppure contro: pilatescamente si diede assente). Va aggiunto che tutto avvenne nel totale disinteresse degli italiani, che a quell’altezza erano ancora a larghissima maggioranza infatuati dell’UE e dell’euro, per non dire dell’assordante silenzio della stampa e degli economisti, complici o distratti, inclusi quasi tutti quelli che oggi si stanno riciclando come sovranisti o antieuropeisti, il che sarebbe positivo se non facessero finta di esserlo sempre stati.