ENRICO VANZINA PARLA DI SE SU QN

ENRICO VANZINA PARLA DI SE SU QN

Ieri Enrico Vanzina mi ha aperto, virtualmente, la sua porta. Ha condiviso con me, e con i lettori di QN, alcuni suoi pensieri. Raggiungo Enrico Vanzina al telefono. E’ solo, nell’ufficio della casa di produzione dove ha scritto tanti film vacanzieri, natalizi: pieni di equivoci, di gag, di sorrisi pronti ad affiorare. Sapori di mare e vacanze di Natale; fotografie di un’Italia glamour o supercoatta, champagne e cipria, sci e ombrelloni, gonne, giarrettiere: qualche volta, sotto il vestito niente, qualche volta una pericolosa sorpresa… Un ritratto degli italiani raccontati con humour, cinismo e – alla fine – una certa simpatia. Ma adesso è difficile trovare le energie, gli spunti, la luce per un guizzo di humour. “Sono preoccupato, come tutti, per questa cosa inaspettata e ingovernabile che ci ha investito”, dice. “Ho il senso di uno smarrimento totale. E io, che in fondo ho passato la vita a riflettere, non ho soluzioni su nulla, non arrivo a elaborare contributi intelligenti a questa tragedia”. Riuscirebbe a trovare qualcosa che strappi un sorriso, in tutto questo?“Per riuscirci, ci vorrebbe un fuoriclasse immenso come Roberto Benigni: solo lui è riuscito a creare situazioni comiche raccontando l’Olocausto, con un capolavoro come ‘La vita è bella’. O ci vorrebbe Ernst Lubitsch, che fu capace di far ridere a crepapelle su Hitler, in ‘Vogliamo vivere!’, girato nel 1941, quando era Hitler il virus che infestava il mondo”. Ha colto qualche situazione grottesca, in questi giorni?“L’ho proprio vista. Di fronte a casa mia una coppia ha avuto anni liti terrificanti: una vera ‘Guerra dei Roses’. Alla fine, con i figli ormai grandi, si sono separati. Ma ora il virus ha riunito di nuovo, e per forza, tutta la famiglia. In una casa piccola, dove la coppia deve dormire nello stesso letto. Con lui che dal letto magari chiama la nuova fidanzata, e lei che a un metro di distanza fa lo stesso… Ci sono centinaia di storie come questa. Sarebbe bello raccontare l’amore al tempo del coronavirus, quando tutto sarà finito”. Anche il Neorealismo, il momento più alto del nostro cinema, raccontò la tragedia della guerra appena finita.“Sì, e ci dette un prestigio internazionale immenso. Ma la gente, anche allora, preferiva ridere con Totò”. Totò che era diretto da suo padre Steno. Cosa penserebbe adesso, suo padre, di tutto questo?“Lo immagino seduto a un caffè nell’aldilà, insieme a Ennio Flaiano, Leo Longanesi, Enzo Biagi e Indro Montanelli: loro sì che saprebbero fare un bel resoconto di questi tempi. Soprattutto Flaiano saprebbe raccontare il tragico e il buffo di questi giorni che stanno tirando fuori le caratteristiche degli italiani”. Buone o cattive?“Ci sono personaggi che stanno venendo fuori come maschere da commedia dell’arte: il mio amico Carlo Verdone vorrebbe assolutamente De Luca, il governatore della Campania, per un film!”. Chi sente più spesso?“Carlo Verdone tutti i giorni; Marco Risi, Marco Tullio Giordana, Vincenzo Salemme e il mio amico Roberto Gervaso”. Oggi è Pasqua. Le capita di pregare?“Sì: quando non c’è nessuno, vado nella chiesa di San Lorenzo in Lucina e prego. Stare lì, a tu per tu col crocifisso di Guido Reni, è un’emozione difficile da raccontare”. Cambierà qualcosa, nella società, dopo?“Abbiamo preso uno schiaffo enorme. Forse capiremo quanto è importante scambiarci due parole. Abbiamo pensato di poter vivere tutti tuffati nei nostri smartphone, ma abbiamo capito che la vita vera ci manca”. Gli italiani secondo lei come si sono comportati?“Ci siamo trovati questa cosa addosso quasi per primi, abbiamo dovuto arrangiarci. E alla fine, pur nella disorganizzazione, ci siamo arrangiati abbastanza bene, per l’entità della botta che ha investito la sanità”. Che cosa pensa della sanità pubblica italiana?“Ne penso tutto il bene possibile. Ho viaggiato molto, e so che cosa significa essere curato solo se hai una assicurazione: la sanità italiana invece è un esempio straordinario. E anche nella ricerca, ogni volta che c’è un gruppo di lavoro di eccellenza, nel mondo, c’è un ricercatore italiano dentro. Siamo un popolo straordinario”. Che cosa fa in questi giorni?“Sto scrivendo molto. Ho finito un nuovo libro, e fra poco uscirà su Netflix, prodotta insieme a Lucky Red, una commedia che ho scritto, e che si chiama ‘Sotto il sole di Riccione’, con le musiche di Tommaso Paradiso. La noia non la conosco: suono il pianoforte, e mando qualche video ai miei amici. Ho una chat con loro, iniziata per parlare di calcio, e divenuta il nostro cenacolo virtuale sulla vita, la filosofia, le paure e le speranze”. La gita fuori porta di Pasquetta era un rito collettivo da non celebrare, stavolta.“Ma certo che no: fra l’altro, serviva a riunire le famiglie; ma più riunite di così… Certo, andare su una spiaggia, un prato, una montagna manca a tutti. Ma dobbiamo tenere duro”. Cambierà qualcosa, nella società, dopo?“Abbiamo preso uno schiaffo enorme. Forse capiremo quanto è importante scambiarci due parole. Abbiamo pensato di poter vivere tutti tuffati nei nostri smartphone, ma abbiamo capito che la vita vera ci manca”.