CORONAVIRUS, POVERI E ROM A CACCIA DI TESORI

CORONAVIRUS, POVERI E ROM A CACCIA DI TESORI

Coronavirus o no, la zingara (o rom, se preferite) di zona non smette il suo “lavoro”. Guanti e fazzolettone in testa, si fa tutti i cassonetti della mia strada.Sono le due del pomeriggio, nessuno la vede. Tranne me che, tornando a casa dopo i 10 minuti d’aria, l’ho ripresa di spalle e non le ho detto una parola.La donna non cerca solo da mangiare. Spesso nella spazzatura si trovano piccoli tesori che la gente butta via senza pensare, considerandoli “roba vecchia”. Libri, dischi in vinile, soprammobili, di tutto. D’altronde si sa che, in natura, nulla si crea nulla si distrugge e tutto si trasforma. E si rivende, gli acquirenti non mancano.Per dire, molti anni fa un clochard che conoscevo, Ivan il bulgaro, tirò fuori da un cassonetto un’antologia di scrittori e poeti latini. Edizione del 1750. Un gioiello.Chiese a me quanto potesse ricavarci, io non lo sapevo. Finì che diede il libro ad un negozio di antichità in via Acaia (oggi non c’è più) per 250 euro.Giorni dopo venni a sapere che il libro era stato rivenduto a 10 volte tanto.