CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA 34)

Più passa il tempo e più il balletto dei numeri mi dà il mal di pancia. Forse sono io che faccio fatica a capire, ma ho l’impressione sempre più netta che la raccolta, l’analisi e l’interpretazione dei dati che tutti i giorni, alle ore 18, finiscono nel Bollettino della Protezione Civile siano troppo lacunose e, quindi, ingannevoli. Il che vuol dire che nelle strategie messe in atto per il contenimento della pandemia da Covid-19 nel nostro Paese rischiano di prevalere ragioni e interessi che non discendono da una esatta fotografia della situazione, ma solo da ipotesi, congetture e forse anche da forzature di cui rischiamo di doverci pentire. E’ un po’ la storia del pollo di Trilussa: se io mangio un pollo intero e tu invece crepi di fame, le statistiche diranno che abbiamo mangiato mezzo pollo a testa. Un altro paradosso me lo raccontò un mio professore di statistica economica all’università: è facile stabilire una correlazione fra i dati sulla migrazione delle cicogne e quelli sulle nascite dei bambini in un determinato posto; ma questo non ci autorizza a dire che siano le cicogne a portare i bambini. Insomma i dati vanno maneggiati con cura. E soprattutto servono molti dati per individuare dei trend corretti e formulare poi delle ipotesi. Nella nostra situazione, invece, c’è una sostanziale opacità dei dati a disposizione, che non ci aiuta a capire. Tre sono sostanzialmente i dati che ci vengono sciorinati dalla Protezione Civile tutti i giorni: il numero dei morti, il numero dei contagiati e il numero dei ricoverati nei reparti di terapia intensiva. Il trend di questi dati dipende però da diverse variabili e non tutte ci vengono esplicitate. Ad esempio: ieri 15 aprile ci sono stati 2667 contagiati in più rispetto al giorno prima, con un incremento del 1,6%. E’ ovviamente un dato importante, ma se non si sa come e dove questa gente si è contagiata – negli ospedali, a casa, in giro per strada? – le indicazioni che può darci rispetto alla strategia di contenimento del virus restano scarse, troppo scarse. Se sapessimo che questa gente si è contagiata a casa vorrebbe dire che nelle quattro mura domestiche c’è qualcosa che non va, il che dovrebbe portarci ad approntare delle strutture apposite – come in Cina, come in Corea – dove parcheggiare i contagiati con sintomi lievi e i positivi asintomatici, in modo da bloccarne le possibilità di contagio. Altre considerazioni dovremmo fare invece se i nuovi contagi avvenissero negli ospedali oppure per strada. Mi pare logico, no? “Basterebbe separare i sani dai malati”, mi dice l’amico Daniele Raineri – che tutte le mattine, sulla sua pagina Facebook, prova a ragionarci sul serio sui dati – ed aiuterebbe in questo un questionario da far compilare ai contagiati. In tal modo si capirebbe come circola il virus e dove”. Viene fatto? Francamente non lo so. Altra questione. Sempre dai dati di ieri, disaggregati, si evince che in Basilicata e in Umbria c’è stato solo un contagiato in più rispetto al giorno prima, mentre in Piemonte ce ne sono stati 539 (+3%) e in Lombardia 827 (+1,3%). Se questi trend fossero confermati, mi chiedo, che senso ha parlare di fase 2 in tutta Italia a partire dal 4 maggio? Non avrebbe più senso parlare di fase 2 regione per regione – e magari provincia per provincia – in modo da non penalizzare le aree che hanno un basso o bassissimo tasso di contagio e proteggere invece, tenere chiuse cioè, le aree che hanno ancora ahimè un tasso elevato di crescita? “Quel che è certo è che la Lombardia di oggi sembra Chernobyil” – mi dice Daniele – mentre ci sono regioni che potrebbero passare alla fase 2 anche domani”. Mi pare invece che la discussione su quando ripartire proceda più per settori produttivi che per aree geografiche. E ormai le ragioni economiche sembrano avere lo stesso peso di quelle sanitarie, il che non mi sembra rincuorante. Potrei continuare ma mi fermo. Non ho affatto l’intenzione di contestare la rappresentazione statistica che ci viene data dalle nostre autorità. Non ho le competenze e non sono nemmeno un “complottista”. Mi chiedo però se la situazione sia sotto controllo, veramente, e se non ci siano dei buchi neri su cui servirebbe approfondire l’analisi, in modo da procedere con opportuni miglioramenti. So che diversi Istituti di Ricerca stanno lavorando e vedo che hanno già prodotto degli studi interessanti, di cui magari vi parlerò nei prossimi giorni. Speriamo vada tutto bene.P.S. Apro i giornali di oggi e trovo una caterva di articoli sui dati che ci vengono dati nel Bollettino delle ore 18. Che non ci direbbero tutto, che non sarebbero attendibili e che non sono omogenei. Ce n’è per tutti i gusti. A riprova che il problema esiste ecome.N.B. In foto il pollo di trilussa